Moira mi tirò giù dal letto alle otto e, per la seconda volta in due giorni, mi toccò preparare le valigie. Sfortunatamente, mentre l'ultima volta avevo preparato un bagaglio che constava dello stretto necessario per un viaggio di un paio di giorni, questa volta, purtroppo, avrei dovuto fare le cose in grande: in vista del mio trasferimento, tre valigie di medie dimensioni e uno zainetto erano aperti sul mio letto, in attesa che li colmassi.
Spalancai le ante dell'armadio e fissai con aria sconsolata le infinite pile di maglioni, magliette, felpe, jeans, camicie e gonne, e mi domandai per l'ennesima volta come avessi fatto in poco meno di diciotto anni di vita a collezionare una tale quantità di vestiti. Sbuffai e, dopo essermi legata i capelli in una crocchia disordinata e aver messo le cuffiette nelle orecchie, mi misi al lavoro.
Non appena cominciò l'undicesima canzone della mia playlist mi ritrovai seduta sopra la valigia, cercando di combattere contro la cerniera e perdendo miseramente lo scontro.
«Merda!» esclamai, facendo dondolare la testa a ritmo di musica.
Qualcuno mi picchiettò un dito sulla spalla, ed io mi voltai alla velocità della luce, strappandomi le cuffie dalle orecchie e domandando: «Sì?».
«Non ti conviene trasferire il maglione blu nella valigia rossa?» mi domandò Keira, rivolgendomi un'occhiata che mi fece intendere chiaramente quanto mi ritenesse stupida.
«È una questione di principio» borbottai, «Qui dentro ci devono stare queste cose, punto».
Mia sorella alzò gli occhi al cielo, ma disse: «Tu sta' seduta lì, io provo a chiuderla».
Raggiante, feci come lei mi aveva detto e, dopo tre infelici tentativi, finalmente riuscimmo nel nostro intento.
«Vedi che, se ti impegni, riesci anche ad essermi utile?» le dissi con un ghigno, beccandomi un'affettuosa spallata.
«Dammi qua, faccio io» mi disse poi, prendendomi di mano altri vestiti e disponendoli metodicamente nella valigia rossa.
Una volta che ebbe finito, osservò la decina di capi ancora appesi nel mio armadio e domandò: «E quelli?».
«Quelli restano qui per la prossima volta in cui verrò a trovarvi» spiegai, per poi aggiungere: «Prendili come una dichiarazione di affetto: te li sto praticamente regalando fino al mio ritorno».
«Come sei magnanima, questa mattina» mi rimbeccò lei, per poi avvolgermi di slancio le braccia attorno al collo.
«Le mie bambine!» intervenne in quel momento mia madre, catapultandosi nella mia camera e unendosi all'abbraccio.
«Okay, se non volete vedermi piangere proprio adesso vi conviene porre immediatamente fine a tutti questi sentimentalismi» borbottai, tirando su col naso.
Moira mi strinse la mano e sussurrò: «Oh, tesoro mio...».
«È tutto okay, davvero. Rían ti ha comunicato l'orario della partenza?» domandai, sia perché mi interessava la risposta sia perché avrei momentaneamente allontanato l'attenzione dal mio stato d'animo.
«Ha detto che sarebbe meglio partire verso le tre e mezza, così arriverete appena in tempo per la cena... ci vogliono all'incirca quattro ore per arrivare nel villaggio dei Daoine Sidhe» mi spiegò, accarezzandomi i capelli.
Annuii, facendomi forza: «Sono pronta... almeno credo».
Un'ora dopo, tutte le mie cianfrusaglie erano inscatolate e pronte al trasloco, sicuramente più di quanto lo fossi io. Per pranzo, papà decise di invitare tutti i parenti, così mi dovetti sorbire due ore di chiacchiere e di raccomandazioni inutili, prima che mamma decidesse di mandare tutti a casa per darmi il tempo di finire i preparativi.
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Stirpe Di Strega
FantastikRowan O'Brien ha quasi diciotto anni, vive in Irlanda ed è una strega. O meglio, lo sarebbe se fosse in grado di eseguire il Rito d'Iniziazione del suo clan. In qualità di figlia del capo clan, sa di suscitare l'attenzione dell'intera congrega, ma...