Ti va di venire con me?

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Non appena tornai a casa, però, mi dovetti ricredere: Rían mi attendeva in salotto con due spade di legno e un intero set di protezioni per il corpo.

«Ti prego, non dirmi che oggi faremo quello che sto pensando» mi lamentai, lasciando cadere a terra lo zaino e sbuffando, sconsolata.

Rían ghignò e, alzandosi, mi porse due ginocchiere: «Faremo esattamente quello che stai pensando. Abbiamo bisogno di Guerrieri e, visto quanto è forte la tua magia, sarebbe un vero spreco scartarti solo perché non sei in grado di combattere» mi disse.

Sgranai gli occhi: «Fai sul serio? Vuoi che diventi un Guerriero?» sbottai, incredula.

«Perché no?» ribatté lui, allacciando con maestria le protezioni ai miei gomiti.

«Non sono una persona molto atletica, non te ne sei accorto?» borbottai, fissando con aria stralunata la spada che ancora avevo in mano.

«Dai, usciamo» mi incitò Rían, pungolandomi la schiena con il legno spigoloso.

Sospirai e mi avviai verso la porta, ormai rassegnata.

«Comunque, com'è andato il primo giorno di scuola?» mi domandò poco dopo, guidandomi nel giardino sul retro della casa di Daghain.

«Peggio di quanto mi aspettassi. Fa proprio schifo essere la nuova arrivata» ammisi, sbuffando sconsolata nel rendermi conto che avrei dovuto passare i successivi sei mesi in quella gabbia di matti.

«Vediamo se riesci a mettere a segno qualche punto» mi disse Rían, punzecchiandomi con la sua arma e mettendosi in posizione di difesa.

Sbuffai: «Non credo di aver mai cercato di colpire qualcuno con una spada di legno» borbottai, cercando però di bilanciare il peso dell'oggetto e di capire come attaccare la mia Strega Guida senza finire con il culo a terra in tempo record.

«Segui il tuo istinto. Sei una Daoine Sidhe, combattere è nel tuo DNA... Sei frustrata perché la scuola fa schifo? Sfogati» mi incitò, divaricando le gambe e facendomi cenno di attaccarlo.

«Okay» dissi, lanciandomi poi in avanti e facendo scontrare la mia spada contro quella di Rían. Il colpo mi fece tremare le braccia, e il legno mi sfuggì dalle mani, rimbalzando a terra.

La mia Strega Guida scoppiò a ridere di gusto, ma si chinò a raccogliere la mia spada e me la porse, dandomi un buffetto sulla guancia.

«Forza, riprovaci» mi incitò, ed io feci come mi aveva detto... per un centinaio di volte. Alla fine riuscii a capire come tenere l'arma, e i miei movimenti cominciarono a diventare più fluidi.

«Colpiscimi, Rowan!» mi esortò Rían, ed io borbottai: «Mi hai detto di sfogarmi, no? Questo...» colpii con forza la spada del ragazzo, «...è per quella rompi coglioni della bidella».

«Quest'altro... per Simone» ringhiai, con le braccia che dolevano nel tentativo di non cedere sotto la forza dei muscoli di Rían.

«E questo è per Martin Benson» borbottai ancora, mettendo in quel colpo più forza che nei precedenti. Rían mi rivolse un ghigno: «Hai già fatto strage di ragazzi?» mi domandò, facendo roteare il bastone con abile maestria e parando il mio affondo con facilità.

«No!» esclamai, arrossendo, «Io non ho mai fatto strage di ragazzi» ammisi, cercando di colpirlo ma non riuscendo nemmeno ad avvicinare la mia spada alla sua pelle.

«Tieni più divaricate le gambe, così riuscirai ad avere più stabilità e una presa più sicura sull'arma» mi ordinò Rían e, dopo che io ebbi messo in pratica il suo consiglio, continuò: «Mai? Nessuno scheletro di un ex fidanzato nell'armadio?».

Stirpe Di StregaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora