Io sono qui

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Sette anni dopo.

Nel pieno dei miei 26 anni ho capito che la vita è un continuo susseguirsi di eventi, è come se fossimo su una giostra che gira, non sappiamo cosa potrebbe accaderci fino a quando quella stessa giostra non si ferma. Ecco, la mia giostra era completamente bloccata , anzi forse ero io completamente bloccata. Era passato già un anno  da quel giorno, ma per me è come se fosse ieri. Ricordo ogni brutto dettaglio,  le urla mie e di mamma, l'ambulanza che stava arrivando,  la speranza, e il mio papà che non ce l'ha fatta. Mi sono lasciata Milano alle spalle per un anno, ma ora sono di nuovo qui. Da quel giorno mi sono praticamente isolata; non vedo Camilla dal giorno del funerale, dopodiché non ho più risposto a una sua chiamata o un suo messaggio, sono ritornata a Milano solo per riprendere in mano la mia vita: lo faccio per me, per la mia famiglia, ma sopratutto per te.. papà. Mi passai le mani tra i capelli frustata, ma all'improvviso il suono insistente del campanello di casa richiamò la mia attenzione. Titubante mi alzai dal divano, e con passo lento mi avvicinai verso la porta, chi poteva essere? Nell'ultimo periodo avevo rifiutato qualsiasi contatto, non perché non volessi bene alle mie amiche o altro, ma semplicemente perché volevo stare sola. "Se non apri sta porta te la sfondo, giuro." sorrisi lievemente, quel accento sardo che avrei riconosciuto tra mille. Camilla. Aprii di scatto la porta, le feci segno di entrare, con sé aveva un grosso bustone nero, non so cosa contenesse. Dopo che lo ebbe appoggiato sul pavimento si sedette sul divano, era molto incazzata, e non le potevo dare torto.

"Ma che fine hai fatto?! Non rispondi alle chiamate, ai messaggi, non apri la porta, non ti fai più vedere, mi hai fatta preoccupare! Ci tengo a te, Debbi."

Disse quelle parole tutte d'un fiato, e mi fecero piacere. Mi sedetti accanto a lei, scoppiai a piangere, per la prima volta in questo periodo ho riso veramente. Lei in risposta mi abbraccia forte.

"Ci sono io ora. Io sono qui." Disse sciogliendosi dal nostro abbraccio.

Ed è proprio questo di cui ho bisogno, di persone che mi facciano ridere, quando nulla sembra andar nel verso giusto.

"Mi sei mancata." Dissi con gli occhi lucidi. Si crea silenzio, e il mio sguardo cade sul posacenere ormai pieno che mi ero dimenticata di svuotare. La casa era un casino, ed io altrettanto, l'avevo capito ancora di più dagli sguardi compassionevoli di Camilla. "Tesoro è arrivato il momento di ricominciare." Mi disse sicura, "Non è così semplice farlo." Risposi amareggiata.

"Lo so, non è affatto semplice, ma tuo padre non vorrebbe questo, e tu lo sai. Non puoi continuare a stare rinchiusa a casa senza voler vedere nessuno." La vedo alzarsi e avviarsi velocemente verso camera mia portandosi quel bustone con sé. Rimasi lì impalata, sentivo un casino allucinante, e preoccupata andai in camera. La scena che mi si presenta davanti mi fece morire dal ridere, Camilla era intenta a farmi la valigia. Incrociai le braccia mentre mi appoggio sullo stipite della porta "Toglimi una curiosità, cosa staresti facendo?"'chiesi sarcasticamente, lei si fermò. "La valigia, non vedi?" Rispose con noncuranza continuando a fare quello che stava facendo. "Capitan ovvio questo l'avevo visto anche io." Scoppiai a ridere e mi avvicinai, la sua risata forte si unì alla mia "Mi è sicuramente sfuggito un particolare mi sa." Camilla chiude la valigia strofinandosi i palmi delle mani, si siede sul mio letto e mi fa segno di sedermi accanto a lei, e così faccio. "Allora, la valigia te l'ho fatta, mancano solamente tutti i trucchi e robe così che aggiungerai tu. Entro stasera ti voglio a casa mia, e lasci immediatamente questo appartamento." disse convinta alzandosi dal letto, scoppio a ridere, divertita più che mai, se era così sicura di riuscire a convincermi si sbagliava di grosso. "Tu stai fuori." Risi soltanto io, ma capisco dalla sua espressione seria che ciò che aveva appena detto non era uno dei suoi soliti scherzi, perciò torno seria. "Tu sei pazza, non se ne parla", le dissi uscendo dalla mia camera, e lei mi segue "Allora non hai capito, TU.OGGI.A.CASA.MIA e stop." Dice scandendo bene le parole, "Ah, dimenticavo," la vedo scavare dentro le tasche dei suoi jeans, toglie fuori un volantino e me lo da. Lo leggo svogliatamente, l'unica parola che leggo è: SALMO

"Ho già dato sette anni fa, non penso sia cambiato qualcosa.. perciò buon divertimento." Glielo riconsegno, e con indifferenza mi sdraio sul divano, afferro il telecomando e accendo la Tv. Inizio a guardare un qualsiasi programma che stavano trasmettendo. Camilla, testarda più che mai mi lascia il volantino sul tavolino dell'ingresso, e si incammina verso la porta, appoggia la mano sulla maniglia e si volta "alle 22:00 ti passo a prendere. Mi raccomando. Non puoi immaginare quanto è diventato forte Salmo!" Disse con tono convincente. Sposto lo sguardo dalla TV per guardarla in faccia "Ci penserò." Sposto nuovamente lo sguardo e sento la porta chiudersi, segno che Camilla era andata. Mi alzo e prendo tra le mani il volantino, questa volta lo guardo con interesse, e convinta dall'insistenza di Camilla pensai che forse era ora di ricominciare a vivere. 

•CIAO RAGAZZE! OK, HO VOLUTO FARE UN SALTO TEMPORALE ENORME, MA HO DECISO COSÌ. LA STORIA INIZIERÀ NEL VERO SENSO DELLA PAROLA DA ADESSO! VI RICORDO CHE CI SONO MOMENTI TRATTI DALLA MIA VITA MENTRE ALTRI COMPLETAMENTE INVENTATI. SPERO VI STIA PIACENDO :)

DEBBI.

L'alba || Salmo  (COMPLETATA) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora