Seguimi

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Quando raggiunsi gli altri in sala, ad accogliermi fu un delizioso aroma di pollo arrosto e patate.

"Che fame!" dissi andando incontro a mamma, indicando il pasto che spiccava in bella vista al centro della tavola.

"Dai siediti che iniziamo" replicò amorevole. E così feci.

"Allora Maurizio, com'è essere famosi?"

"Mamma, dagli tregua" la implorai imbarazzata di fronte al terzo grado a cui stava sottoponendo Maurizio.
"Sto solo cercando di conoscerci meglio" si difese lei, mettendo su la sua migliore faccia da schiaffi, e guadagnandosi tutta la mia occhiataccia.

"Non c'è problema" rispose tranquillo Maurizio. Io mi abbandonai rassegnata contro lo schienale della sedia, mentre lui posava i gomiti sulla tavola e si sporgeva verso mamma con aria complice "Direi che non mi posso lamentare passo dopo passo sono riuscito ad arrivare dove volevo."

"Oh certo, immagino" sorrise lei, evidentemente già conquistata dall'entusiasmo nella voce di Maurizio.

"E sei pagato bene?" domandò mia sorella, tra un boccone di pollo e l'altro. La fulminai immediatamente con lo sguardo, mimandogli con le labbra qualcosa come "finiscila!" e beccandosi in risposta una smorfia menefreghista.

"Il tanto giusto," rispose Mauri gentilmente. So che non ama essere riempito di domande, ma so anche che comprende la curiosità da parte della mia famiglia.

In quel momento sotto al tavolo, la mano di Mauri inaspettatamente afferrò la mia, cogliendomi di sorpresa. Alzai gli occhi nei suoi, mentre le sue dita mi accarezzavano piano la pelle, e di nuovo vi scorsi quello sguardo, mischiato ad un conflitto che non riuscii a definire.

Mi soffermai sulla sedia vuota in cui ci sarebbe dovuto essere papà gli occhi iniziarono a pizzicare, così per distrarmi mi alzai e andai in cucina dritta a lavare le stoviglie.

"Debbi ..." mi chiamò Maurizio alle mie spalle.

"Cosa?" domandai, mentre  sistemavo.

"Cosa stai facendo?" mi chiese spaesato.

"Pulisco, così do una mano a Mamma."

"Ehi, non ..." Maurizio si bloccò nel mezzo della frase. Mosse altri passi verso di me, ed io lo superai tornando verso il lavandino, mentre proseguiva in tono deciso, "Cazzo, fermati."

Lo ignorai, aprii il getto dell'acqua ed iniziai ad insaponare i piatti.

"Fermati," ripeté, mentre da dietro le mie spalle, allungava un braccio per chiudere la manopola, e quindi mi invitava a voltarmi nella sua direzione. Lo assecondai sbuffando spazientita.

"Sei agitata," osservò, scrutandomi attentamente.

"Sto bene," replicai in tono calmo, "Devo solo finire"

"Ehi," mi acciuffò per un polso, impedendomi di girarmi un'altra volta, e mi prese il volto tra le mani. "Va bene. Va bene se sei agitata. Non c'è niente di male."

"Ma non lo sono," ribattei con un sorriso, domandandomi come  facesse a non capirlo, "Non sono agitata. Non c'è niente per cui essere agitata. Ok, mio papà sarebbe dovuto essere qui con noi,  ma io lo so che non sarà più così" cercai di spiegare. Era talmente logico. Fuggii dalla sua presa quando una ciocca di capelli mi finì davanti agli occhi, ed io cercai di scansarla con il polso per evitare di toccarla con le dita ancora insaponate. Ma quella tornò al suo posto più testarda di prima, suscitandomi un moto di stizza.

"Voglio dire ..." afferrai uno straccio lì vicino per asciugarmi le mani, chiedendomi perché mai adesso avessero iniziato a tremare, "Sai, ci ho messo un anno per riprendermi completamente, ma basta un ricordo per farmi crollare."

Mi fermai di colpo senza sapere quando, esattamente, avessi finito per alzare così tanto il mio tono, o in quale momento mi fossi ritrovata con gli occhi pieni di lacrime.

Maurizio era rimasto lì senza dire una parola, e non c'era compassione nel suo sguardo. C'era una silenziosa comprensione, e forse fu quello ciò che infine mi fece cedere al singhiozzo che cercai di soffocare portandomi una mano a coprirmi la bocca.

Oltre la sua spalla, notai mia madre, in piedi, osservarmi con le braccia strette intorno al petto e l'espressione turbata.

"È di questo che si tratta?" mi chiese avanzando cautamente di qualche passo, "amore mio, è sempre con noi, anche se non lo possiamo vedere."

"Lo so," risposi, passandomi una mano sulla guancia, cercando di riprendere il controllo della mia voce, e facendo del mio meglio per rivolgerle un sorriso che la rassicurasse del fatto che non fossi completamente pazza. "Ovvio che lo so. È solo che ... Ho bisogno di un momento, ok? Ho solo bisogno di un momento. Scusatemi."

Superai entrambi per dirigermi verso l'uscita, intenzionata a fare due passi, o andare a bere, o qualsiasi cosa che in quel momento potesse portarmi lontano da lì, senza dare troppo peso al cenno di assenso che intravidi tra Mamma e Maurizio  con la coda dell'occhio.

Una volta uscita fuori, mentre finivo di infilarmi la giacca, la porta dietro di me si aprì di nuovo, lasciando uscire Maurizio che si posizionò accanto a me.

"Quindi, dove andiamo?" mi domandò con lo stesso tono con cui si poteva discutere di quale ristorante scegliere in una sera qualsiasi.

Lo osservai con un'espressione tra l'incredulo e il sospettoso. "Hai intenzione di seguirmi?"

"Hai intenzione di impedirmelo?" replicò lui con naturalezza.

Rimasi per un attimo a corto di parole, sorpresa e forse un po' stordita dall'intensa, e piacevole, sensazione di fiducia e calore trasmessa dal suo sguardo fermo nel mio.

"Va bene," mormorai infine. "Seguimi."

L'alba || Salmo  (COMPLETATA) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora