Qualche mese dopo
"Fai il bravo" risi divertita, mentre trionfante tiravo finalmente fuori dall'armadio la maglietta color porpora che stavo cercando.
"Sono sempre bravo" rispose Mauri automaticamente, lasciandomi un po' stupita per la mancanza di impertinenza che mi sarei aspettata da lui in quel commento, "a che ora hai il volo?"
Controllai l'orologio sul polso e mi diressi nuovamente verso il letto per mettere nel trolley anche l'ultimo indumento che avevo tra le mani e chiudere finalmente la valigia, finalmente ferie!
"Ho il volo per Cagliari tra un'ora. Ci sarà la mia amica a prendermi all'aeroporto. Mauri era completamente assente.
"Ehi ..." proseguii esitante, senza sapere bene se il distacco che mi sembrava di avvertire fosse reale o solo frutto della mia immaginazione, "È tutto apposto?""Sì, senti ... devo andare in studio," tagliò corto, "Ci sentiamo dopo."
Mauri mi diede un bacio veloce e uscii dalla stanza e presumo da casa, rimasi perplessa qualche secondo, e controllai per l'ultima volta di aver messo nel trolley tutto il necessario.
Presi in mano il biglietto aereo, realizzando in quel momento che stavo davvero per tornare a casa, dopo più di un anno dall'ultima volta che ci avevo messo piede. Quando mia madre lo aveva proposto, invitandomi a trascorrere qualche giorno insieme a lei, e la mia famiglia, inizialmente avevo reagito in modo piuttosto scettico: in qualche modo, il pensiero dei ricordi che quella casa riusciva a far riaffiorare era sufficiente a farmi desistere dal proposito. Finché, qualche giorno prima, parlandone con Mauri non avevo avuto l'improvviso impulso di buttare là l'idea che avrebbe potuto unirsi anche lui e, da lì, era stato un attimo prima di ritrovarmi a preparare la valigia per il volo che mi avrebbe riportato a casa.
"Ti serve una mano?"
Distolsi lo sguardo per spostarlo su Camilla, apparsa in quel momento sulla soglia di camera mia.
"No, credo di aver finito, grazie."
Camilla accennò un sorriso di rimando e quindi mosse qualche passo, fino ad arrivare a sedersi sul letto con le mani appoggiate all'indietro sulla coperta.
"Sei sicura che sia una buona idea?" mi domandò senza tanti giri di parole.
"Beh, non posso evitare quella casa per sempre, no?" mi strinsi nelle spalle, infilando il biglietto nella borsa, "E poi, mi manca la mia famiglia, le mie vecchie amicizie e i miei animali."
"Non era a quello che mi riferivo." Camilla scosse la testa senza distogliere lo sguardo dal mio. "Intendo il fatto che ci sia anche Maurizio."
Presi un lungo sospiro e non riuscii a trattenere una smorfia di fronte al suo commento.
Era strano pensare a come, in poco tempo e per delle tali sciocchezze, le cose avessero iniziato a cambiare tra me e lei. Prima di allora, non avevo mai considerato veramente l'idea che il fatto di frequentare Maurizio potesse davvero essere in grado di far andare in crisi il nostro rapporto.
Eppure, anche se non in modo manifesto, sembrava esattamente ciò che stava succedendo.
"Adesso non ho tempo per questo" troncai la discussione sul nascere, tirando il trolley giù dal letto.
"Bene!" Camilla si batté le mani sulle ginocchia e si alzò con uno scatto offeso, "Scusami se mi preoccupo per te, e se non riesco a stare zitta a guardare mentre tu ripetutamente continui ad ignorare-"
"Ad ignorare cosa, esattamente?" la interruppi con una punta di fastidio, "Il tuo improvviso cambio di opinione nei suoi confronti?"
"Non è improvviso" replicò incrociando le braccia.
"No, hai ragione. Guarda caso Maurizio cerca di comportarsi bene e a te sembra strano, e continui a ripetermi che lui mi nasconde qualcosa."
"E non ti sei mai chiesta perché? Non hai pensato che, forse, c'è una ragione?"
Mi scostai i capelli dal volto, esausta all'idea di stare di nuovo per affrontare un discorso che finiva per saltare fuori ogni volta che il nome di Maurizio usciva nelle nostre conversazioni.
"Ascolta" proseguii in tono calmo "Non ho mai avuto una buona impressione su Maurizio e non te ne ho mai fatto mistero. Ma stiamo insieme e lui si comporta bene, perciò non ho intenzione di andar male le cose per le tue impressioni errate."
Camilla scosse la testa, ed allargò le braccia in un gesto quasi sconsolato "Puoi davvero dire di conoscerlo?"
"Conosco abbastanza" replicai decisa.
"Ne sei sicura?" proseguì lei venendomi incontro, e nel suo sguardo, misto allo sfiancamento per le crepe che quelle discussioni che si stavano creando tra di noi, notai anche una certa preoccupazione, "Ti ha mai parlato di Laura, la ragazza con cui è stato prima di Greta? Della ragazza che ha praticamente ucciso, lasciando che altri se ne prendessero la colpa?"
Aggrottai le sopracciglia e la guardai senza veramente capire, sicura di non aver davvero compreso quel che stava insinuando.
"Di cosa stai parlando?"
Camilla allargò lo sguardo in un'espressione mortificata e mosse un altro passo verso di me, mentre io istintivamente mi ritrassi continuando ad osservarla disorientata.
"Mi dispiace, Debbi, so che forse non dovevo dirtelo, ma non potevo non-"
"Cami" la interruppi, cercando di non dare credito all'incrinatura che attraversò la mia voce e al nodo che aveva iniziato a chiudermi la gola. Ripetei la domanda, sillabando lentamente ogni singola parola, "Di che cazzo stai parlando?"
Camilla si portò entrambe le mani a coprire la bocca e per alcuni lunghi secondi sembrò incerta se proseguire o meno. Avevo la mente vuota, ed incredula, quando infine si decise a proseguire con voce esitante.
"È stata la sua storia più importante. Erano ad una festa, quando è andata in overdose, e Maurizio se ne è andato lasciandola lì. Aveva già avuto altri casini in passato, non di questo tipo, e si vede che non voleva rimanere coinvolto. Non lo so, solo ..." Camilla troncò la frase di fronte alla mia espressione smarrita. Proseguì prendendo fiato con un sospiro, "So solo che i suoi amici sono quelli che sono finiti in mezzo alla bufera, mentre Maurizio non si è mai preso alcuna responsabilità, e non sono mai riusciti a collegarlo alla cosa. Lo so che non vuoi crederci, ma puoi controllare, ci sono degli articoli ..."
"Stai mentendo" proruppi infine, ritrovando la voce. Alzai una mano nella sua direzione, bloccando sul nascere qualsiasi altra cosa avesse intenzione di raccontarmi.
"Mi dispiace, Debbi," continuò con aria affranta - "A differenza sua, ho pensato che tu avessi il diritto di sapere."