"Tesoro sei sveglia?"Sollevai le palpebre ancora intorpidita dal sonno per focalizzarmi a poco a poco sugli occhi dolci che, affianco a me, mi stavano fissando con insistenza.
"Ehi?"
Allungai a tentoni una mano sul comodino per dare una sbirciata, con gli occhi ancora semichiusi, all'ora sul mio cellulare.
"Cami, sono le sei e mezza del mattino," mugolai posando nuovamente il telefono e tornando ad affondare la testa nel cuscino. Sentii il letto ballare sotto ai movimenti della mia amica, che si fece più vicina tornando a sistemarsi in quella che aveva tutta l'aria di essere una posizione di assalto.
"Non riesco a dormire in realtà."
Sbuffai scostandomi i capelli dal volto. "Come mai sei qui, esattamente?"
"Per darti una svegliata, è ovvio!"
Le rivolsi un'occhiata a metà tra la confusione e la furia assassina, alla quale rispose tirandomi un pizzicotto sul braccio.
"Ahi!"
"Hai una vaga idea di quanto sei stata musona negli ultimi due giorni? Direi che è ora di fare qualcosa."
"Sono le sei Cami!"
"È un ottimo momento per parlare!" puntualizzò.
Sospirai rassegnata e mi girai su un fianco, andando ad incrociare il suo sguardo attraverso la penombra della stanza, non ancora rischiarata dalla luce leggera del mattino.
"Stavo pensando che sono innamorata. Ignazio è stupendo! E sono convinta più che mai che l'amore è quel sentimento che riesce a far felice chiunque."
Abbassai lo sguardo, per mascherare il piccolo tuffo al cuore che mi aveva colto alla sprovvista, accorgendomi solo in quell'istante che le mie dita avevano nervosamente preso a torturare le estremità di una ciocca di capelli abbandonata sul cuscino.
Camilla tornò ad osservarmi con un punta di curiosità. "Era così anche per te con Maurizio?"
Un'altra stretta al petto accompagnò la marea di emozioni che quella domanda immediatamente provocò.
Niente era perfetto, con Maurizio, né lo era mai stato. Non il tempismo, non le parole, non ciò che mi legava a lui, qualsiasi cosa fosse. Era un casino inestricabile, del quale iniziavo a pensare che non sarei mai riuscita a venirne a capo. Ma, nonostante quello, mai mi aveva sfiorato il pensiero che potesse mancare qualcosa.
Avevo passato le ultime due notti ad ignorare con costanza ogni contatto con lui, solo per poi leggere, uno dopo l'altro, i messaggi che mi mandava su Whatsapp.
Cazzo, quanto ero patetica.
Scossi con forza la testa per riscuotermi da quei pensieri prima che avessero il tempo di sopraffarmi completamente.
"Dobbiamo per forza parlare di Mauri?"
"Certo che dobbiamo," replicò Camilla sgranando lo sguardo come se avessi appena pronunciato l'assurdità dell'anno. "Perché sei innamorata di lui, e lui ti ha ferita. Parlarne fa bene. Parlarne è d'obbligo."
"Non sono innamorata lui," reagii sulla difensiva calcando le parole con più forza del necessario, cosa che mi attirò da parte di Camilla un'occhiata colma di indulgenza e compassione.
"Sì, che lo sei."
"Non lo sono," rimarcai. Almeno su una cosa, però, Camilla aveva ragione. Non potevo rimanere immobile per sempre. Scalciai via le coperte, e con slancio mi alzai in piedi. "Non lo sono, e quindi non ho bisogno di parlarne. Ho chiuso. Anche se lo vedo tutti i giorni sto andando avanti." mi indicai con l'indice affinché afferrasse meglio quel concetto, "sono io che vado avanti."
Tirai le tende per lasciare entrare il resto della luce pallida del mattino, afferrai una canotta ed un paio di leggins dall'armadio ed andai a rinchiudermi in bagno, lasciando Camilla confusa e perplessa sopra al mio letto.
"Cosa stai facendo?" la sentii gridarmi dall'altra stanza.
"Vado a correre," replicai di rimando, mentre mi preparavo in fretta e furia e fissavo i capelli in una veloce coda alta.
"Adesso?!"
Uscii dal bagno e gettai sul letto la palla arrotolata del mio pigiama.
"Mi hai svegliato alle sei del mattino, cosa ti aspetti che faccia? Non ho manco il turno al bar di mattina" ribattei scrollando le spalle e accendendo l'iPod che mi infilai in tasca. "Ritorno fra circa un'ora!" le gridai dall'ingresso.
Rapidamente, chiusi la porta alle mie spalle, ma non abbastanza in fretta da non udire Camilla urlarmi dietro.
"Un giorno dovrai smettere di scappare!"
/ /
A distrarmi dal guardare lo schermo del pc, ci pensò il rumore della porta di ingresso che si apriva e chiudeva, seguito da delle leggere risate ed un lieve scalpiccio di passi che entravano in casa.
Abbassai lo schermo ed uscii, socchiudendomi la porta di camera alle spalle, per fare capolino sul soggiorno, dove trovai Camilla, tre enormi buste stracolme, e Ignazio.
"Debbi!" esclamò Camilla, allargandosi in un sorriso ed indicando con un ampio gesto della mano la mercanzia che aveva appena portato con sé.
"Avete svaligiato il supermercato?"
Trattenni a malapena una risatina e, approfittando del momento in cui Camilla aveva tuffato la testa in una delle buste, mi rivolsi a Ignazio in tono complice, "Ti ha coinvolto lei in tutto questo?"
Ignazio sorrise leggermente. "Non ho avuto molta scelta, gli altri sono in studio e io oggi non avevo lavoro da fare."
"Ehi, ti sei offerto volontario," specificò Camilla riemergendo da uno dei sacchetti. "Questi stuzzichini sono ottimi per stasera. Sarà una festa fantastica. E poi-"
"Aspetta, Cami," la interruppi al suono della parola ʿfestaʾ, buttata là all'interno della frase in totale naturalezza. "Di cosa stai parlando?"
Camilla si voltò ad osservarmi come se le avessi appena domandato la cosa più ovvia del mondo.
"Ti sei forse dimenticata che è il compleanno di Manuel?"
Mi portai una mano sulla fronte, Mi era completamente uscito di testa.
"Cazzo, sì!" Dissi colpevole.
"Quindi, mi aiutate a preparare tutto, o no?"
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