Cena

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"Sono quasi le dieci e ancora non siamo arrivati." Dissi infastidita.

"A quest'ora avremmo finito di cenare da un pezzo, se tu non avessi tardato così."

"Beh, non è colpa mia se è saltata la corrente a causa del temporale!"

Come se tutto ciò non fosse abbastanza, adesso dovevo anche prendermi le colpe per eventi atmosferici fuori dal mio controllo. Non importava che, nonostante quello che imperversava fuori, fossi riuscita lo stesso a mettere su un vestito carino e a presentarmi con una sola, ragionevolissima ora di ritardo.

Arrogante come sempre, osservai tra me e me mentre affondavo la mia mano dentro la borsetta in cerca del pacchetto di sigarette.

Non feci in tempo ad accenderla che Mauri parcheggiò.

"Arrivati" sorrise entusiasta verso di me. Scendemmo dall'auto e Mauri iniziò ad avvicinarsi verso l'entrata del ristorante.

"Mauri ma hai prenotato? Perché non vedo nessuno".
"Porca puttana al giorno di riposo!" Vidi Mauri incazzarsi mentre leggeva il foglio attaccato alla porta.

"Informarsi no eh!" esclamai.

"Eppure ero sicuro" puntualizzò.

La serata non sarebbe potuta andare in modo peggiore neanche volendolo fare apposta. Solo che, improvvisamente, invece di sconfortarmi, quel pensiero mi procurò un involontario leggero sorriso divertito, che nel giro di pochi istanti si trasformò in una vera e propria risata.

"Scusami" ridacchiai non troppo convinta, di fronte al suo sguardo incazzato.

Mauri iniziò a guardare un punto ditro le mie spalle, mi girai e seguii il suo sguardo andando ad osservare un grosso camion che vendeva bibite e panini caldi. Sui nostri visi stavano iniziando a picchiettare ritmicamente alcune gocce di pioggia, poco prima che Maurizio mi rivolgesse un mezzo sorriso e mi indicasse quel camioncino con un cenno della testa, "Piano B. Panino unto e bisunto."

/ /

Ci precipitammo fuori dalla macchina con una breve corsa, per raggiungere colui che ci avrebbe finalmente sfamato. La pioggia stava aumentando e cercai invano di ravvivarmi i capelli scompigliati. In un attimo sentii un avvolgente sensazione di calore data dal giubbotto di Mauri che si era tolto per metterlo sulle mie spalle.

"Grazie" sorrisi imbarazzata, lui di rimando mi stampò un bacio sulla guancia e mi strinse a sé.

Alcuni tavolini in legno con delle panche dello stesso materiale erano posizionati sotto un piccolo gazebo bianco, Mauri prese posto e io feci altrettanto, ma davanti a lui.

Una signora bassa e robusta con un vestito a fiori si avvicinò a noi, e ci lasciò quelli che sembravano essere due menù.

Iniziammo a leggerli con attenzione, ma Mauri spezzò il silenzio, "Sta piovendo, e voi ragazze trovate questa cosa estremamente bella perciò non farai tanto caso al posto in cui ceneremo, vero?"

"Hai per caso paura che ti prenda per il classico tipo che non vuole spendere per una ragazza?"
"Non esattamente. Avevo paura che azzannassi me per la fame che avevi. E non mi sarebbe dispiaciuto!" Iniziò a ridacchiare per quella sua battuta, "non ti smentisci mai!" Scoppiai a ridere e lo colpii con il menù.

"Quindi.. Questa cena, e questa sera ... È per cercare di convincermi che sei cambiato? È di questo che si tratta?"

"Non sono sicuro che le persone possano cambiare" sorrise amaramente. Con un rapido movimento, i suoi occhi trovarono i miei "Non si tratta di stare qui a venderti qualche cazzata sulla persona migliore che non sono, se è questo che pensi. Si tratta di te, e del fatto che mi fai pensare, e sentire, cose che ... non pensavo di poter sentire."

Come finì di pronunciare quelle parole, per alcuni lunghissimi secondi mi sembrò di essere impossibilitata a muovermi. Rimasi lì, con le labbra socchiuse ma senza che ne uscisse alcun suono, incapace di distogliere lo sguardo dal suo o di dare un senso al turbamento che mi provocava l'idea che potesse davvero provare qualcosa per me.

Non ne avevo davvero intenzione. Avevo solo bisogno di respirare.

Così, all'improvviso, mi alzai di scatto e mi precipitai verso la macchina, alla ricerca di un briciolo di quell'aria che sembrava sempre venire meno in sua presenza.

Mi bastò mettere piede fuori dal gazebo e ritrovarmi sotto la fredda e consistente pioggia di fine aprile per ritornare quasi del tutto in me. Cosa stavo facendo? Scappare in quel modo era il comportamento di una ragazzina.

Ma, forse, era esattamente quello che ero. Una ragazzina troppo codarda da non sapere neanche decidere se tutto ciò fosse la cosa di cui avevo più paura, o quella che invece volevo con tutta me stessa.

"Debbi ..."

Mi voltai in direzione della voce di Maurizio, stringendomi d'istinto il suo giubbotto che ancora avvolgeva le mie spalle, nel vano tentativo di riscaldarmi. Alcuni clienti che aspettavano i loro panini ci osservavano incuriositi.

Mauri mosse qualche passo fino ad arrivare a soli pochi centimetri da me, ed averlo così vicino mentre la pioggia gli inzuppava i capelli e il maglione non mi aiutava nel mio proposito di elaborare un qualsiasi ragionamento sensato.

"Pensi che io sia pazza" lo anticipai con un sospiro. Perché, beh, pazza era esattamente come dovevo sembrargli, mentre me ne stavo infreddolita ed indecisa mentre ero appoggiata alla portiera della sua macchina "E molto probabilmente hai ragione, perché tutto questo ... noi due ... pensare che possa funzionare ... è da pazzi. Guardaci. Come due stupidi, sotto la pioggia. La gente starà pensando che siamo pazzi" conclusi scuotendo la testa con decisione, dopo avergli indicato a turno lui, me stessa, il camioncino, i passanti indifferenti, il mondo intero.

"Debora ..."

"Non capisci" lo interruppi, esasperata, prima che potesse aggiungere altro e dimostrarmi ancora una volta che, forse, il vero problema era che invece capiva fin troppo bene "Tu sei chiaramente incasinato. Io sono confusa. Ed intendo ... seriamente confusa. Sono così con-"

L'istante successivo, la bocca di Maurizio inaspettatamente premuta sulla mia fu abbastanza da farmi scordare cosa volessi dire o quale punto intendessi provare. Mi sorpresi della mia stessa mancanza di resistenza, e della facilità con cui finii con l'abbandonarmi stretta contro di lui, mentre la sua lingua mi schiudeva le labbra trascinandomi nel disordine di un bacio intenso e profondo.

Si separò appena da me, senza però lasciarmi andare dalla sua presa. Mentre le sue dita giocherellavano con i capelli bagnati sulla mia nuca mandandomi brividi lungo la spina dorsale.

Vidi solo l'ombra appena accennata di un suo sorriso, mentre mi bisbigliava, "Allora immagino che non ci sia altra alternativa che stare insieme."

L'alba || Salmo  (COMPLETATA) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora