A noi

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POV Maurizio

"Sul serio? Tutto qua?"

Gettai a Debora un'occhiata scettica, di fronte a quel locale ad angolo sulla strada che sembrava quasi sbucato fuori da un episodio di qualche film vecchio.

"Non è così male dai" replicò.

"E va bene," concessi, alzando le mani in segno di resa, "Ma dimmi che non hanno solo succhi di frutta."

Rispose al mio sorrisetto canzonatorio con un'alzata d'occhi verso il cielo, prima di aprire la porta e farsi strada all'interno del locale che, dovetti ammettere, non era poi così male. Aveva una di quelle atmosfere semplici e informali da pub di città non prive di fascino.

Seguii Debora fino al bancone, dove ci sedemmo su degli alti sgabelli, aspettando che una ragazzina con la faccia tonda e la voce acuta venisse a servirci.

"Direi..." Debora si voltò verso di me con aria di sfida, tamburellando le dita sul bancone, e per un attimo avrei giurato che sarebbe davvero stata capace di ordinare del succo, "... Prosecco. Che dici?"

"Grazie" confermai tirando le labbra in un sorriso sarcastico, prima di specificare rivolgendomi alla cameriera, "Buono, possibilmente."

"Allora a cosa brindiamo?" le chiesi, dopo che la ragazza ci ebbe portato due bicchierini ed una bottiglia di prosecco dolce che Debora la invitò a lasciare lì.

"A noi?" propose, sollevando il bicchiere nella mia direzione.

"A noi."

Bevve tutto d'un sorso e riportò il bicchiere a sbattere contro il bancone, con il corpo scosso da un leggero brivido ed una buffa, quanto adorabile, smorfia mezza disgustata.

Presi in mano la bottiglia e versai altro liquido.

Mi rivolse un leggero mezzo sorriso, si portò il bicchiere alle labbra e lo buttò giù in un solo fiato, mentre io ancora una volta rimanevo a guardarla, perso in ben altri generi di pensieri.

E poi, mi invitò a continuare a versare da bere.

"Ok, non pensavo che mi sarei mai ritrovato a dirlo, ma ...." iniziai, mentre lo sguardo confuso di Debora seguiva il gesto con cui le toglievo di mano l'ennesimo bicchiere, un secondo prima che potesse mandare giù anche quello, "Penso che sia abbastanza."
"Cosa? No!"

Ignorai la sua protesta e bevvi al posto suo.

"Dovrei essere un bravo ragazzo stasera, ricordi?"

La sua espressione si addolcì in una più divertita, quindi scese dallo sgabello per avvicinarsi e posarmi le mani sulle ginocchia.

"Non mi hai neanche fatto ballare."

"Vuoi ballare?" domandai perplesso gettando una veloce occhiata al resto del locale, nel quale, oltre noi, la sola presenza umana era costituita dalla stessa ragazzina dietro al bancone e da alcuni avventori intenti a chiacchierare rumorosamente davanti allo schermo che trasmetteva qualche partita di calcio. L'ultimo posto, insomma, in grado di far venire a qualcuno voglia di ballare.

"Lo voglio."

Mi afferrò una mano e tentò di trascinarmi con sé, ma rimasi fermo. Proprio mentre stava per rivolgermi un broncio contrariato, la tirai con slancio verso di me, facendole fare una mezza piroetta che la fece finire dritta nella mia stretta, con la schiena premuta contro il mio petto ed il mio braccio a circondarle la vita.

"Attenta a quello che desideri," le sussurrai giocosamente avvicinando le labbra al suo orecchio, e suscitandole un sorriso.

Accese uno stereo che era lì vicino, e in quel momento stavano trasmettendo la musica non c'è di Coez, mi passò le braccia intorno al collo, avevo già dimenticato qualsiasi cosa potesse esserci intorno. Il locale semi-deserto, i momenti finali della partita in sottofondo, o gli sguardi curiosi degli avventori che iniziavano ad andarsene ... Aiutato forse anche dalla considerevole metà bottiglia che ci eravamo bevuti, nella mia visuale rimase solo lei, il lieve sorriso sulle sue labbra, la morbida consistenza dei suoi capelli contro la mia guancia, il calore del suo corpo sotto alle mie mani.

"Te la cavi anche nel ballo!"

"Non ti ci abituare. Sai che non sono il tipo" replicai sottovoce ironicamente.

Debora strinse le mani contro la mia nuca e posò la fronte contro la mia, mentre i suoi fianchi aderivano ai miei muovendosi ad un ritmo lento che non aveva più niente a che vedere con la musica, quanto piuttosto con una dolce tortura che finì per farmi perdere anche l'ultimo contatto con la realtà. Non riuscii a farne a meno. Mandai completamente a puttane il fatto di essere gli unici a ballare e probabilmente anche l'attrazione della serata, ed iniziai a sfiorarla ovunque con le labbra. Sullo zigomo, sulla bocca, sul profilo del mento, scendendo infine lungo il collo per lasciare lievi baci sulla sua gola, mentre l'unico mio pensiero che continuava ad avere un senso era quello di portarla contro il primo tavolo, lasciare che avvolgesse le gambe intorno al mio torace, e ...

"Debbi?..."

Riemersi di colpo dalle mie fantasie.

Un tizio moro con la faccia che sembrava appena riemerso direttamente dalle cucine era in piedi poco distante da noi, e continuava a guardare la ragazza tra le mie braccia con un'espressione intontita.

"Matteo?"

Debora lasciò cadere le braccia dalle mie spalle, ed impiegò qualche secondo per mettere a fuoco la situazione, qualunque essa fosse, che sembrava averla presa del tutto alla sprovvista.

"Io ... non pensavo che tu lavorassi  qua!"

"Solo durante le vacanze, per arrotondare. Non mi aspettavo ...  cosa ci fai qua?"

Matteo-il-cameriere continuava a spostare lo sguardo alternativamente su Debora e poi su di me. Soprattutto su di me.

"Sono venuta a trovare mamma e mia sorella."

"No, lo so, voglio dire Guenda me lo ha detto ..." incespicò nelle sue parole, prima di riuscire a portare a termine la frase.

Con questo qua, sembrava volesse aggiungere. Beh, del resto immagino che ballare in modo sconcio con uno sconosciuto non sia certo il modo in cui ti aspetti di vedere qualcuno.

"Ah." Debora tentennò senza sapere cosa dire e tornò a guardarmi, in difficoltà, "Beh, io ... stavo ..."

Intervenni nella discussione passandole prontamente una mano attorno al fianco e mettendo su un sorriso tutto a beneficio della nuova conoscenza.

L'alba || Salmo  (COMPLETATA) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora