Chapter 1

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•Una bugia lunga 17 anni•

14 October 2017

Eva's pov

-No, non è possibile..non è possibile- esordisco, mentre sono seduta sulla sedia dell'ufficio adozioni.

-Signorina Eva..- afferma la segretaria, prima di essere interrotta di nuovo dalla mia voce.

-Non..cerchi di convincermi, la prego- le chiedo, mettendomi le mani in testa e poggiando i gomiti sulla scrivania.

-Perché deve essere così testarda mh? Molti vorrebbero essere al suo posto in questo momento, lo sa vero?- mi domanda incrociando le braccia.

-Che lo prendessero, il mio posto-

-Qual è il problema?- domanda sospirando. -Perché sinceramente non lo capisco-

-Il problema è che ho appena scoperto di non essere orfana, ma di essere stata abbandonata quando ero ancora in fasce- affermo a labbra quasi serrate, per trattenere la rabbia mescolata allo sgomento che sto provando in questo momento.

-Io lo so che..- prova a prendere parola, ma la interrompo dopo qualche secondo.

-Ha idea di quanto ci abbia messo ad accettare che non avrei mai conosciuto chi mi ha messo al mondo? Beh, glielo dico io..diciassette anni! E adesso lei mi viene a dire che in realtà i miei sono ancora vivi e che dovrò lasciare l'istituto per andare a vivere con loro? No, non lo farò mai- affermo convinta.

-Ok, adesso ascoltami- prende parola la segretaria. -Sei sempre stata una bambina curiosa e ciò ti ha spinto fin da piccola a chiedere spesso dei tuoi genitori-

-E allora? Cosa c'entra questo?-

-Ci..è sempre risultato più semplice farti credere che i tuoi genitori fossero morti, che non avresti mai avuto l'occasione di rivederli..-

-Quindi..mi sta dicendo che voi sapevate fin da subito che i miei non erano morti..- affermo, fissando un punto nel vuoto. -Perché? Perché mentirmi?-

-Perché fa male ad una bambina piccola sentirsi dire che non può stare con i suoi genitori perché questi l'hanno abbandonata..e perché se avessi avuto anche una minima speranza di conoscerli avresti provato a scappare dall'istituto, cosa che non ci potevamo permettere-

-Cioè sono stata presa in giro per tutto questo tempo?!- domando incredula.

-In parte..- afferma.

-Si spieghi meglio, la prego-

-Io..non so se posso..-

-Si che può- affermo convinta. -Ho il diritto di sapere, si tratta della mia vita..e poi, se non ho capito male, tra poco sarò mandata via da questo istituto..quindi inizi a parlare-

-Va bene, ti racconterò come sono andate le cose, ma devi ascoltarmi fino alla fine- dice prendendo coraggio. -Tua madre è morta davvero. Crediamo che sia passata a miglior vita poco dopo averi dato alla luce, questo significa che..-

-Che è stato mio padre a portarmi qua- affermo. -Senza moglie non si sarà sentito in grado di badare ad una figlia, così ha avuto la bella idea di buttarmi in un orfanotrofio..bel vigliacco-

-Ti avevo chiesto di ascoltarmi fino alla fine..-

-Va bene- sospiro. -Anche se sto solo dicendo le cose come stanno-

-Aspetta, fammi finire- afferma.

-Sono tutta orecchie-

-Dopo la morte di tua madre, tuo padre ti ha tenuta con lui per qualche mese..tre per essere precisi, infatti sei arrivata in questo istituto che avevi circa quattro mesi-

-E con ciò?-

-Con ciò voglio dire che tuo padre in qualche modo ha provato a tenerti, che non ha subito mollato la presa-

-Caspita, accudire per tre mesi la propria figlia per poi abbandonarla al primo orfanotrofio disponibile..giusto il tempo per rendersi conto che non sarebbe stato in grado di crescermi-

-Non essere così dura, non è facile ritrovarsi senza moglie e con una figlia piccola a cui dare attenzioni..tutti possono sbagliare-

-Beh, non i genitori-

-E invece spesso sono proprio loro che sbagliano più degli altri. Il peso di una figlia a carico non è poco, soprattutto se non hai un lavoro stabile e non sei in grado di assicurarle un futuro-

Prima di prendere parola mi fermo qualche secondo a pensare. Quelle parole, quella sicurezza nelle frasi pronunciate..la segretaria mi stava nascondendo qualcosa e io dovevo assolutamente capire cosa.

-Perché ho la sensazione che lei sappia qualcosa che io non so? Perché sembra che lei mi stia nascondendo qualcosa di importante?-

-Signorina Eva, non ti nasconderei nulla, lo sai..-

-Ha negato per diciassette anni che almeno uno dei miei genitori fosse ancora vivo, mi ha fatto crescere nella menzogna, con la certezza che non avrei mai potuto incontrare le persone che mi hanno messa al mondo..e dopo aver impiegato anni ad accettarlo ora se ne esce dicendo che mio padre è vivo ed è pronto a vedermi. Io non mi fido più di ciò che dice-

-Eva, io sono solo una segretaria..faccio ciò che mi viene detto di fare, nulla di più-

-Beh per me è stata più di una segretaria. È stata la ragazza che mi ha cresciuta, che si è presa cura di me e che mi ha educata. È stata forse la persona più importante che ho incontrato qui dentro, quindi la prego, mi dica la verità, lo faccia per me-

La guardo negli occhi, è visibilmente combattuta, ma so che mi dirà tutto, la conosco e non sa tenere un segreto se sollecitata a parlare.

-Va bene, ti dirò tutto quello che so- afferma. -Ma sappi che potrebbe non essere la verità, perché anche a me è stato raccontato-

-Sono disposta ad ascoltare, anche una mezza verità sarà più soddisfacente di un'intera bugia- affermo, incrociando le braccia in segno di attenzione.

Prima di iniziare a parlare si sistema comoda sulla sedia dell'ufficio, come se già sapesse che ciò che mi sta per raccontare sarà una storia parecchio lunga..ma io ho tutto il tempo di ascoltare.

-Circa diciassette anni fa, la notte che sei arrivata in questo istituto, hai creato parecchio scompiglio. Quasi tutte le inservienti si catapultarono sulla culla dentro la quale eri stata lasciata e ti osservarono attentamente. Inizialmente non capivo a cosa fosse dovuta tutta l'attenzione rivolta verso di te, ma con il tempo iniziai a comprendere sempre di più. Un giorno, infatti, mentre attraversavo uno dei corridoi dell'istituto, sentii il direttore parlare con una delle inservienti. Capii poco e nulla da quella conversazione, ma una frase rimase impressa nella mia memoria: "Trattiamo la nuova arrivata come tutte le altre e nessuno capirà che lei è diversa". Da lì iniziai ad insospettitirmi, così decisi di andare a chiedere spiegazioni direttamente all'inserviente che aveva avuto la conversazione con il direttore-

-E riuscì a scoprire qualcosa?-

-Si- afferma. - Scoprii che davvero non eri come le altre. Scoprii che questo orfanotrofio doveva essere per te un luogo di passaggio, un posto dove avresti potuto essere cresciuta con sani principi e regole da rispettare, per poi essere restituita al tuo legittimo genitore-

-Ma..perché? Perché mio padre avrebbe voluto abbandonarmi qui per diciassette anni per poi tornare sui suoi passi?-

-Non è tornato sui suoi passi, era già stato tutto programmato- mi prende la mano. -Non avrebbe potuto donarti un'infanzia normale, un'infanzia che tutti i bambini meritano..cosi ha deciso di farti crescere qui-

-E perché non sarei cresciuta come tutti gli altri? Perché pensare che qui avrei ricevuto un educazione migliore di quella che lui avrebbe potuto darmi?-

-Perché effettivamente era così-

-Che vuole dire?-

Fa un sospiro, poi prende parola.

-Che tuo padre non è come tutti gli altri Eva..e che questo suo essere diverso non ti avrebbe permesso di crescere come una bambina normale- afferma, riprendendo parola dopo un altro lungo sospiro. -Perché tuo padre è Chester Bennington-

Daughter || Chester Bennington Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora