CAPITOLO 9

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ELSA POV
A "svegliarmi" è un cuscino sbattuto ripetutamente sulla mia faccia.

"Ma che cazzo?"

"Molto fine complimenti signorina"

"Elijah, ma perché sei qua, ecome sei entrato?"

"Oh andiamo siamo cresciuti insieme, lo sai meglio di me come sono entrato!"

"Va bene. Posso sapere che ci fai qui?"

"Niente" dice alzando le spalle.

"Bene, allora puoi andartene."

Gli indico la porta ma non si smuove.

Mi prende il telefono da sopra il petto, e quasi smetto di respirare, sento un ansia immotivata farsi spazio in me.
la sua espressione cambia, prima è accigliata e poi la vedo irritarsi.

"Gli hai scritto." Non è una domanda, è un'affermazione, piena di rabbia e rancore.

Annuisco, e deglutisco il groppo che mi si è formato in gola, mi inquieta terribilmente.

C'è silenzio.

"Hai dato della droga a quel ragazzo nel parco?"

È allibito, disorientato, impaurito.

La domanda secca e fuori contesto non se l'aspettava

Tutta la rabbia che aveva si è tramutata inquietudine.

La frase, l'ho detta perché il pensiero mi era balenato in testa.

E non ho fatto altro che pensarci.

Perché  avrebbe dovuto poi? I soldi non gli mancano.

Perché mettersi in cose così grandi?

Solo per fare male ai suoi?

Perché?

Era l'unica frase che mi rimbombava pesantemente in testa.

Nessuna parola di consolazione.

Nessun insulto.

Il suo silenzio ha risposto per lui.

Io però voglio sapere.

"Perché?"

Ha lo sguardo verso il basso, non mi guarda.

Guarda fisso a terra.

"Elijah."

Silenzio.

" Non accade spesso."  È la sua risposta,

"Non ti mancano i soldi mi spieghi perché? Perché lo fai!?"

"Quando tu eri in ospedale, quest'estate, avevo paura."

L'ospedale.

Quest'estate infatti, non avevo passato un'estate normale; ero stata ricoverata.
Per tre mesi.

Dopo un campeggio, ero tornata, e mi sentivo male, febbre, maldipancia, tosse.

Mai troppo lontaniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora