CAPITOLO 33

20 3 0
                                    

Elijah pov
Le strade sono deserte, e per arrivare mi ci vorranno circa sei ore.

Ne ho già bruciate 3.

Quindi me ne restano tre, se sono fortunato anche due e mezza, nelle strade in cui il limite consentito si fa più basso, mentre cammino, mi osservo intorno, e mi accorgo di quando possa essere fragile la vita, instantanea e fulminea.

Ecco cos'è, un lampo che viene e che se ne va.

Certo, cent'anni nessuno li definirebbe "un attimo."

Ma cosa sono in confronto all'eternità?

Vorrei sbattermi la testa contro il volante, perché pur di non affrontare inizio a pensare ad enormi cazzate?

Le ruote mangiano l'asfalto.

E io mi ritrovo più di quanto voglia realmente davanti casa di mia zia.

Per un attimo vorrei fare dietro front e tornarmene a casa, poi pensò che ad aspettarmi ci sarebbe un drago pronto ad incendiarmi.

E allora  mi catapulto a suonare il capenello.

Mia zia, ha circa 35 anni, è ancora giovane ed è cresciuta con me, è uscita da relativamente da poco dall'adolescenza, e non si è imbruttita come tutti i genitori, ti riesce a capire come se vivesse davvero ancora la sua beata adolescenza.

L'unico suo problema è che è bassissima, o perlomeno, lo è per me.

Quando apre la porta guardo sempre dritto, e invece, devo sempre abbassare lo sguardo.

Questo succede quando metti a confronto un metro e novanta contro un metro e quarantacinque.

Lei dal suo canto deve guardarmi come si guarda un grattacielo, testa all' insù.

I suoi due occhioni sono delle nocciole, sia di forma che di colore.

Mi ricorda tanto gli occhi di...

No.

Sono venuto qua per non pensarci e non ci penserò.

"Ciao zia."

"Elijah, entra, hai mangiato?"

No, non ho mangiato, pensavo di arrivarci in sei ore come ho fatto quando sono venuto per il viaggio con il gruppo, ma ho sopravvalutato un paio di cose, tipo le strade di domenica e sopratutto il fatto che quel giorno siamo arrivati così presto, semplicemente perché in macchina c'era Elsa e io non so stare rinchiuso in un posto con lei, mi sento in gabbia, alle stretto perché non so mai cosa può succedere.

Se ci faremo male, o se ci faremo bene.

Ecco, è sempre colpa sua.

"Sì zia."

Non è vero, ma non ho neanche un minimo di fame.

Annuisce, "entra dai."

"Che ci fai qui?

"Disturbo?"

"Andiamo Elijah non me l'hai chiesto veramente, voglio solo sapere cosa ti porta qui, non credo tu venga senza avvisare per farti una vacanza di piacere."

Annuisco.

"È successo qualcosa con i tuoi genitori?"

"No, cioè sì, con loro succede sempre qualcosa, ma non mi interessa."

Alzo le spalle e con una mano mi tocco il collo.

"Elijah." Mi rimprovera.

"Problemi con la legge?."

La mia faccia diventa un punto interrogativo.

"Zia ma che considerazione hai di me?"

Ora è lei che alza le spalle.

Cioè, si è vero potrei avere problemi con la giustizia, visto ciò che faccio o perlomeno che facevo, ma mi infastidisce che qualcuno della mia famiglia possa pensare ciò.

"Voglio solo ricucirmi le ferite."

Sta zitta.

"L'ultima volta che sei venuto qui per ricucirti le ferite quella ragazza era all'ospedale."

Sbuffo.

"C'entra di nuovo lei?"
Sorride un sorriso amorevole e comprensivo.

"Non voglio parlarne, zia." Canzono.

"Elijah" mi riprende di nuovo.

"Semplicemente, sono riuscito a parlare per una volta dei miei problemi e dei miei sentimenti..."

Batte le mani.

"Finalmenteee."

Mia zia deve pensare che io sia un sociopatico.

Grazie.

"E lei?"

"Lei se n'è andata."

Il suo entusiasmo si spegne, come fa una candela al vento.

Storce il naso, sta zitta, non se l'aspettava.

Non me l'aspettavo neanche io, zia.

"Comunque vorrei sistemarmi zia, sono davvero stanco."

Annuisce, ma qualcosa la turba, lei l'ha conosciuta Elsa, anche lei sa che c'è qualcosa tra me e lei, quindi starà cercando di capire il perché del suo atteggiamento.

Ma non mi interessa sapere le sue conclusioni.

so però che in questi giorni, mi tartasserà di domande su di lei.

Così da farsi un quadro completo della situazione per poi trovare una spiegazione e sentenziare il suo giudizio.

Ci assomiglia proprio, ad Elsa.

Gli occhioni sono gli stessi e per un attimo quando ha aperto la porta ho rivisto lei.

Il carattere è uguale, comprensiva, giusta, ipersensibile, stronza.

forse non è stata una buona idea scappare da lei, e rifugiarsi nella casa di una persona che sembra lei versione miniatura un po' invecchiata.

Cerco di lasciare perdere e finalmente mi sdraio in un letto, non ho dormito tutta la notte è l'ora di pranzo e non dormo da 27 ore.

Forza è per questo che quando sfioro il letto cado in un sonno profondo.

Mai troppo lontaniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora