CAPITOLO 21

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Elijah pov
Sono le sette di mattina ed io sono sotto casa di Elsa,mi sento quasi uno stalker. Ma ho bisogno di parlarle.

e se stessi esagerando?

e se pensasse che io sia uno stalker?

che mi accolli?


Poi però quando la vedo uscire dalla porta, con i capelli lunghi sparati a casaccio e un parka che le arriva poco sotto le ginocchia, i miei pensieri e le angosce si volatilizzano.

Non mi importa cosa penserà, io oggi voglio stare con lei, che lo voglia o no, me lo deve dopo avermi baciato.

Ha gli occhi gonfi, segno che anche lei ha dormito poco, ogni volta che restava sveglia con mia sorella, l'indomani sembrava che l'avessero picchiata o che il viso le fosse ingrossato all'improvviso come se avesse inghiottito un palloncino pieno d'elio.

Mi vede, ma fa finta di niente e passa avanti

Scendo dalla macchina questa volta non può scappare come ha fatto ieri.


"Sali?" il tono è rassegnevole, flebile, quasi mi stupisco di me stesso, il mio tono sfrattottente, insolente e fastidioso si è fatto da parte da solo.


"Per andare dove?"


"Ovunque e da nessuna parte"

Mi atteggio da (finto) poeta

"wow" non è realmente colpita, lo dice come se fosse un contentino.

Passo alle maniere forti:
"Scusa ieri mi hai baciato e ora non vuoi salire in macchina con me?"


Ah mia cara elsa...tu sarai anche una di quelle principesse indipendenti, ma io solo lo stronzo che ti fotte la vita.


Che ti mangia il cervello.

In questo momento non può andarsene via, nè tornare a casa, né scomparire e piano piano si dirige a testa bassa nella mia macchina.

Rassegnata.

Sta zitta, allungo la strada per andare verso scuola e illuderla che io l'accompagni, ma no bella mia, tu oggi entri nel mio mondo, che tu lo voglia o no.

Perché lo so che sei l'unica che mi può capire, perché sei l'unica che vuole farlo.

Oggi non mi interessa di niente né di mia sorella, né delle conseguenze .

Oggi siamo solo io e te e al resto ci pensiamo dopo.

Quando però vede che supero la scuola quasi ringhia :

"Dove andiamo?"

"Per una volta sta zitta." La liquido.

E si sta zitta veramente, non prova neanche a scendere dalla macchina in corsa, quasi non mi sembra lei.

Un'ora di silenzio, un po come nella strada di ritorno da New York, ma ora lo stomaco non mi si sta contorcendo per i sensi di colpa o per la frustrazione, ora é ansia, ansia di spaventarla, ansia di non risciure a stare davvero un po' di tempo solamente con lei, non ci siamo abituati, ne tantomeno a stare vicini, lo so io e lo sa anche lei.

Oggi rischio di rovinare tutto, ma è un bisogno viscerale, devo farlo.

Quando però nota degli alberi familiari, capisce.

E io capisco che per una volta ci ho preso in pieno.

Ho fatto la scelta giusta.

Mai troppo lontaniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora