ELSA POV
Mi sveglio e mi ritrovo in un letto.
Un letto di hotel, accanto a me una Kat raggomitolata su sè stessa.
Quindi, 4 ore di viaggio, mesi a preparare questa "vacanza" e nessun urlo scalmanato alla vista dell'entrata alla cittadina, nessun occhio attaccato al finestrino pur di vedere i paesaggi, nessun "oh" o nessun "ah" o "Wow".
Ma solo un letto di Hotel come ce ne potrebbero essere altri mille nel mondo, in una città che rimane immortale, inimitabile.
Sono le otto di sera, abbiamo dormito un bel po, però non è tardi, esco e chiedo al concierge, chi abbia fatto il ceck-in per me e kat, ovviamente e come pensavo è stato Elijah, il concierge aggiunge
" ha fatto una bella fatica a portarvi sù"
Non ci pensavo, ha dovuto portarci lui, ma perché gli altri ancora non erano arrivati? E perché sopratutto non ha aspettato che arrivassero così da farsi aiutare?
Chiedo al concierge quale sia la sua stanza, è un piano sopra la mia.
Mi dirigo lí, anche perché vorrei sapere dove siano gli altri.
Quando sto per bussare quasi tremo per l'ansia, non so mai come possano andare le cose con lui, se finiremo per litigare o semplicemente parleremo normalmente, in più in questo periodo, le cose tra me e lui non vanno un granché, anzi, a volte anche peggio del "solito".
Busso velocemente, distratta e soprappensiero, aspetto qualche minuto e lo vedo asciugarsi i capelli con una asciugamano e solo dei pantaloncini addosso, le gocce che scendono dai capelli gli incorniciano il viso, e quando li muove con l'asciugamano, sembra una scena da film, a rallentatore.
"Ehy" dico quando mi sono accorta che forse sono stata zitta per un po' troppo tempo.
"ehy"
" grazie di averci portato sú" poi quasi instantamente, per impedirgli di parlare aggiungo; " ma gli altri?"
" hanno trovato traffico, ed un incidente, tra un mezzoretta però dovrebbero essere qui"
"Ok, io sto andando a farmi un giro, dovrei tornare in tempo, se non lo faccio, chiamami o fammi chiamare. A dopo"
Mi giro, ma vengo rivoltata dalle sue braccia possenti che mi afferrano il braccio.
"Dove vai?"
"In. Giro." Sillabo
Mi giro, e sento che chiude la porta alle mie spalle.
Mentre l'ascensore segna con un suono squillante il punto di arrivo al piano, sento una porta aprirsi e richiudersi frettolosamente.
Una figura corre sulla moquette.
E quando sto per varcare la soglia dell'entrata nell'ascensore, proprio la figura che sono certa stesse correndo mi affianca, so già chi è, lo sento.
Nel contempo però mi infilo dentro l'ascensore, quando mi giro a guardarlo ne ho la certezza,
è Elijah.Lo guardo interrogativa e scrolla le spalle.
Poi, dopo attimi di silenzio aggiunge.
" non girerai per New York, di sera, da sola, non se ci sono io."
New York...realizzo per la prima volta che sono nella città dei miei sogni, che in fondo è la città dei sogni di tutti.
Elijah quasi mi trascina fuori dall'hotel perché mi ero imbambolata a guardarne l'entrata e le macchine che sfrecciano proprio davanti. Quando lo fa, tutti i pensieri, le immagini, che mi erano passate avanti come semplici fantasie dettate da racconti, libri o film, si materializzano davanti a me.
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Mai troppo lontani
RomanceLei, fuori luogo, si innamora del fratello della sua migliore amica. Lui, ricco e inaccontentabile cerca di trasgredire dalla sua vita perfetta, con migliaia di regole, attraverso le droghe. Un amore fuori dal comune, inarrestabile ma pieno di ostac...