Alex
Faccio il mio ingresso in aula. Le parole di stima rivoltemi dal professore Pauncz mi hanno fatta commuovere.
Davanti a me un intera classe di studenti che non vedono l'ora di capire che tipo mai io sia.
Inizio a parlare, a spiegare lo svolgimento delle lezioni, gli argomenti che tratteremo, chiedo se qualcuno abbia domande da rivolgermi e improvvisamente una ragazza alza la mano.
La guardo con attenzione, credo di averla vista da qualche parte, anche se sul momento non ricordo.
Mi chiede se ci sarà una divisione tra corso monografico e istituzionale, e adesso capisco dove l'ho vista: è la ragazza che mi ha urtata ieri mattina.
Quante probabilità c'erano che lei sarebbe diventata una mia studentessa?
Una su un milione?
Aveva lunghi capelli biondi, occhi verdi e seno prominente.
"Okay, devo smetterla di pensare al seno", penso tra me e me.
Le rispondo gentilmente e vado avanti, cercando di non guardarla troppo.
"Bene ragazzi. Oggi vorrei iniziare con qualcosa di leggero ma bello da togliere il fiato. Se aprite il vostro depliant potrete trovare la letteratura obbligatoria."
Regna il silenzio.
Bene, sulla prima pagina potrete notare che c'è scritto "cime tempestose", a caratteri cubitali.
Vorrei che per la prossima settimana mi preparaste una breve introduzione, un articolo, un saggio, o qualsiasi altro componimento su questo libro.
"Ma una settimana è poca.", esclama un ragazzo quattro file più in là.
Cerco di mantenere la calma.
"Onestamente credo che sia anche troppa.", ribatto soddisfatta.
Il ragazzo tace, e vado avanti, spedita, nella mia presentazione.
"Mi chiederete come mai abbia scelto di iniziare questo percorso proprio con questa autrice. Ebbene, vorrei concentrarmi un momento sulla condizione sociale delle donne a quel tempo. Nelle parole scritte della Brontë ci sono moltissimi elementi che possono aiutarci a comprendere.", mi fermo un attimo.
Poso lo sguardo sulla ragazza bionda: pende dalle mie labbra.
"Vorrei sottolineare una cosa. Voglio partecipazione, ad ogni singola lezione, da parte di ognuno di voi. Se c'è qualcosa che non avete capito sulla pagina 2 del depliant del corso troverete il mio ufficio e gli orari di ricevimento. Vi aspetto a braccia aperte per ogni necessità."
Si sente bisbigliare.
"Silenzio! Non ho ancora finito.", esclamo facendo presente il mio ruolo da persona autoritaria.
"Vorrei che leggeste oltre le righe. Studiare la letteratura non è "leggere un libro", o capire la storia. Studiare letteratura è entrare nella mente dell'autore/autrice, individuare i punti salienti collegabili alla sua vita e alla sua condizione sociale. Mi capite?".
"Si.", rispondono tutti all'unisono.
"Bene. Allora iniziamo".
Guardo ancora la ragazza bionda prima di prendere il libro in mano.
"Ho sognato nella mia vita, sogni che son rimasti sempre con me, e che hanno cambiato le mie idee; son passati attraverso il tempo e attraverso di me, come il vino attraverso l'acqua, ed hanno alterato il colore della mia mente". Leggo ad alta voce.
Mi schiarisco la voce.
"Ebbene, questo è uno dei passaggi fondamentali per la comprensione di questo libro. Qualcuno vorrebbe spiegarmi cosa intende qui l'autrice?".Silenzio.
"Comprensibile.", penso.
Improvvisamente la ragazza bionda alza la mano.
"Coraggiosa", penso.
"Prego, dica pure.", la indico con la penna.
"Sognare per l'autrice rappresenta un miraggio.", esclama.
"Spiegati meglio.", la incoraggio.
"Beh, in questa frase c'è molto dell'autrice e molto poco di immaginazione. La vita di Emily non è mai stata facile. La sorella è morta di tubercolosi, aveva un padre fanatico religioso, e questo ha condizionato molto il suo percorso."
"E cosa c'entra questo con il bisogno che lei ha di sognare?",
"Beh, il sogno è la metafora della vita. Lei attraversa un periodo buio, però continua a immaginare un futuro diverso. Credo abbia voluto far presente questo quando scrisse così. "I sogni hanno alterato il colore della sua mente.", questa frase fa riflettere molto.
La guardo. Sono totalmente sorpresa.
"Ottima considerazione, signorina...".
"Chapman."
"Signorina Chapman.", ribatto.
Resto in silenzio per alcuni istanti.
"Bene, per oggi abbiamo finito qui.", domani ci occuperemo della parte istituzionale. Buona giornata.
Scarabocchio velocemente il registro ed esco dall'aula.
"Professoressa Vause.", mi sento chiamare una volta fuori.
"Si?", mi giro e ritrovo la ragazza bionda.
"Mi scusi se ho dato l'impressione di sapere prima.", dice aggiustandosi una ciocca di capelli.
"Non preoccuparti, sei stata bravissima.", rispondo.
"Grazie, è che la letteratura inglese mi piace così tanto.", continua.
"Tu la letteratura ce l'hai nel sangue", le rispondo.
Mi sorride.
"Grazie professoressa. Questo mi incoraggia molto."
Ricambio il sorriso e vado via.
Quella ragazza inizia proprio a piacermi.
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Più forti della tempesta (Vauseman)
FanfictionAlex è una ricercatrice newyorkese che vive a Londra e lavora come assistente alla cattedra, Piper è una cameriera con il sogno di studiare e diventare insegnante. Entrambe così diverse... o forse no. Le loro strade si congiungeranno in modo inatt...