Guai in vista

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Alex

Sbatte la porta con violenza, e decido di prenderla come affronto personale.

"Scusate ragazzi, torno subito.", esclamo prima di uscire di corsa.

La cerco ovunque, vicino i distributori di snack, nella sala studenti, in biblioteca, ma nulla.

Scendo velocemente le scale e per poco non inciampo.

Passo davanti al bagno delle donne e avverto dei singhiozzi. Entro a passo spedito e la trovo lì, a terra, mentre piange.

Resto ferma, non so cosa fare.

Improvvisamente il suo sguardo incontra il mio.

"Scusami.", le dico davvero costernata.

"Mi scusi lei, dovevo stare in silenzio.", ribatte.

Mi siedo per terra accanto a lei. Il pavimento di quel bagno è così sudicio, ma non m'importa.

"Ascolta.", continuo, "è plausibile che tu abbia idee diverse dalla mia. E scusami se mi sono lasciata andare.", dico accarezzandole la mano.

"Ma no, lei non c'entra. E' che ha ragione, sono io ad avere una concezione sbagliata di cosa sia l'amore."

"Probabilmente non sacrificherei mai la mia felicità per qualcun altro, ma posso capirti, anche se non condivido il tuo punto di vista."

"Lei è mai stata innamorata?", mi chiede di punto in bianco.

"Può essere di sì, può essere di no. Non ho metodi di paragone."

Si pulisce gli occhi con un fazzoletto.

"Nemmeno io. Però conosco l'amore, quello struggente di cui si parla nei libri."

"Credi che esista lo stesso amore nella realtà?", continuo.

"Beh, non lo so. Però voglio vivere per quello.", afferma.

Le sorrido e l'aiuto a rialzarsi.

"Scusami per quello che è successo prima, non accadrà più.", le bisbiglio.

Fa cenno di sì con la testa e va via, lasciandomi sola in quel bagno sudicio.

Piper

Come mi era venuto in mente di parlare in quel modo?

Esco dal bagno e sto per ritornare in aula, ma vengo fermata dalla segretaria.

"Chapman, ha già trovato il suo tutor? Ha tempo sino ad oggi pomeriggio!", esclama.

"Cazzo! Il tutor.", penso.

"Sono io il suo tutor.", esclama la dottoressa Vause avendo udito la conversazione.

La guardo interdetta.

"Ma com...", cerco di chiedere.
"Shhh, non dire niente, lascia che ti aiuti."

"Ma non voglio dare fastidio.", le dico.

"Non dai nessun fastidio. Mettila su questo piano, potrò farmi perdonare per ciò che ho detto e potremmo studiare insieme.", bisbiglia.

Le sorrido e accetto.

La segretaria fa cenno di aver capito e sparisce nei corridoi.

Rientro finalmente in aula, gli sguardi di tutti i colleghi su di me.

Più forti della tempesta (Vauseman)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora