49• Fidarsi del proprio stomaco

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Kimberly si risvegliò su un prato dall'erba incolta, accanto a qualche lattina accartocciata e un cartone della pizza vuoto. Si mise a sedere, massaggiandosi le tempie e cercando di capire la ragione per cui si sentiva come se fosse reduce da una sbronza. Pian piano iniziò a ricomporre tutti i tasselli, ricordandosi delle arpie e del grifone che aveva catturato… 

«Daniel!» esclamò la ragazza agitata. Si mise a sedere, ignorando il dolore alle gambe, ed iniziò a zoppicare verso il fast-food alle sue spalle. Lungo il tragitto, si guardò attorno con attenzione, sperando di scorgere Daniel tra i cespugli o dietro il tronco di qualche albero. Ma lì fuori non sembrava esserci nessun altro, a parte lei. Arrivata davanti all'entrata del locale, Kimberly rifletté su cosa fare. Dopo averci pensato per un paio di secondi, tirò fuori il cellulare dalla tasca dei pantaloni, sperando di trovare nella galleria una foto di Daniel da mostrare alle persone che stavano mangiando nel fast-food. La ragazza sbuffò quando vide che il vetro dello schermo si era completamente frantumato, rendendo quasi impossibile la vista del display. Rimise il telefono in tasca e frugò nello zaino, senza cercare nulla in particolare. In una piccola tasca trovò una foto: era stata scattata da Josh e ritraeva lei, che stava ridendo come se avesse appena sentito una battuta troppo divertente e Daniel, che la stava guardando, ostentando a sua volta un sorriso, seppur più incerto. Kimberly sorrise inconsciamente – non sapeva se quel sorriso fosse stato provocato dal contenuto della foto e dal fatto che avesse trovato un'immagine di Daniel da mostrare alle persone – e passò l'indice sulla foto, sul punto corrispondente al profilo di Daniel. Proprio mentre stava per entrare nel fast-food, vide qualcosa luccicare a terra, accanto ad un angolo dell'edificio. Avvicinandosi, scoprì che si trattava della spilla da centurione di Daniel. “Deve averla persa mentre combattevamo con le arpie” pensò la ragazza mentre la raccoglieva e se la infilava in tasca, promettendosi di restituirla a Daniel subito dopo averlo trovato. 

Varcò la soglia del fast-food e iniziò a mostrare la foto ad alcuni clienti, che risposero tutti con un "No, non lo abbiamo visto” in tono piuttosto scocciato e disattento e senza nemmeno guardarla in faccia.

Dopo aver chiesto ad ogni essere vivente presente in quel posto – persino ad una pianta –, si lasciò cadere su un divanetto con aria affranta. 

“Beh, almeno nessuno mi ha riconosciuta” pensò la ragazza, cercando di trovare un lato positivo in tutta quella questione. “Sarebbe stato impossibile spiegare come mai sono viva, dato che, grazie ai telegiornali, tutto il Paese mi crede morta”. 

Poggiò la foto sul tavolo e la fissò, pensando a ciò che era accaduto. 

Era così ingiusto…

Perché il grifone aveva preso Daniel e non lei? E perché lo aveva catturato? L'aveva forse scambiato per uno dei suoi cuccioli? 

Kimberly sospirò; senza Daniel si sentiva strana e disorientata. Aveva l'impressione che le mancasse qualcosa di importante. Non riusciva a pensare con coscienza. Sapeva solo che voleva trovarlo, anche a rischio di accantonare l'impresa. 

“Daniel farebbe così. Anzi, lo ha sempre fatto” pensò la ragazza. “Ha sempre messo da parte tutti i suoi interessi pur di aiutarmi. E ora io farò lo stesso. Noto può aspettare”. 

Si alzò dal tavolo, ma una donna le si parò davanti, bloccandola per le spalle. Sorrise. «Ti va di fare due chiacchiere con me, Kimberly?» 

«Ehm…» rispose la ragazza dubbiosa. Si chiese come facesse quella signora a conoscere il suo nome, ma poi pensò che forse doveva averlo sentito al telegiornale o in qualche partita di football. I Griffins era molto conosciuti per essere una semplice squadra del liceo. «…d'accordo.» concluse, chiedendosi di cosa diavolo avrebbero parlato. 

Olympus [1] • The hunt has just begun  Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora