16• I ludi di guerra e i pannolini Pampers

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Daniel non andò a pranzare. Aveva bisogno di metabolizzare e pensava che il luogo migliore per farlo fossero le scale del tempio di Marte Ultore. Si sedette sull'ultimo gradino e si appoggiò con la schiena alla parete del tempio, sperando che il dio della guerra non avesse nulla in contrario. Si rifiutò di accettare le parole di Frank; Kimberly non poteva morire. Daniel lo avrebbe evitato con tutte le sue forze. Arrivato a questa conclusione, si sentì più tranquillo e restò a fissare i templi attorno a lui, finché non sentì qualcuno salire gli scalini. Si stupì nel vedere Kimberly, che lo squadrava con un'espressione preoccupata. Si sedette accanto a lui. «Come mai non sei venuto a pranzo? Ti stavo aspettando.» gli disse.

"Che coglione che sono!" pensò Daniel indignato. "Kimberly mi stava aspettando e io l'ho lasciata sola". Poteva sembrare una cosa banale - era solo un pranzo! -, ma loro due mangiavano sempre insieme durante i pasti. Facevano ogni cosa insieme. Tranne la doccia ovviamente.

«Non avevo molta fame e volevo riflettere su ciò che è accaduto.» spiegò alla sua amica.

Kimberly strinse le labbra e annuì. «Non pensarci troppo. Le visioni dell'Oracolo sono sempre tutte contorte. Potrebbero esserci milioni di significati.» disse cercando di rassicurarlo anche se nemmeno lei credeva alle sue parole. «Reyna domani vuole parlarne in seduta formale al Senato.»

Daniel non disse nulla e si appoggiò con la testa alla parete del tempio; tutti quei pensieri e le preoccupazioni gli stavano procurando un terribile mal di testa.

«Tieni.» Kimberly gli porse qualcosa avvolto in un tovagliolo.

«Che cos'è?»

Kimberly si limitò a rispondere con un: «Ti piacerà.»

Daniel scostò di poco il tovagliolo e gli si illuminò lo sguardo quando vide che Kimberly gli aveva portato l'uramaki, il suo tipo di sushi preferito.

La ringrazio con un sorriso e iniziò a mangiare con voracità.

«"Non avevo molta fame..."» fece Kimberly imitando il suo tono di voce di poco prima.

«Per il sushi avrò sempre un posto.» dichiarò solennemente il ragazzo.

«Nel tuo cuore?» chiese Kimberly con una risatina.

Daniel scosse la testa. «Nel mio stomaco.»

"Nel mio cuore ci sei tu, Kimberly" aggiunse mentalmente.

Quando finì di mangiare il sushi - e non ci volle molto - si infilò il tovagliolo nella tasca dei jeans e chiese a Kimberly: «Ci sono i ludi guerra stasera. Ti va se andiamo ad allenarci in coppia?»

«Certo.» Kimberly si alzò in piedi e si spolverò il retro dei pantaloni.

"Prendila per mano, tirala verso di te e baciala!" lo incitò suo padre.

Daniel cercò di pensare a un qualcosa che somigliasse alla sua faccia con un'espressione seccata, per far capire ad Ercole che i suoi consigli orrendi e imbarazzanti non servivano a nulla.

"Non ascoltare tuo padre" si inserì Iuventas.

"Non ascoltare tua madre" ribatté Ercole.

"Ti dà consigli stupidi".

"Senti chi parla" replicò la dea stizzita prima di starsene in silenzio.

"Iuventas! Non volev..." iniziò a dire il dio per poi scomparire dalla mente di Daniel.

"Certo che quei due sono proprio insopportabili" pensò il ragazzo mentre seguiva Kimberly verso il Campo Marzio.

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Olympus [1] • The hunt has just begun  Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora