46• Cupckake e glassa al cioccolato

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Lucas era esausto. Era da più di quattro ore che lui e Reyna scorrazzavano all'interno dell'Olympic National Park, seguendo le indicazioni del thermos per trovare Zefiro. L'ago della bussola li aveva condotti nei posti più improbabili e Lucas era piuttosto sicuro che lui e Reyna avessero percorso tutto il parco per almeno tre volte. Avevano camminato senza fermarsi mai; gli innumerevoli allenamenti di football che Lucas aveva praticato, l'avevano aiutato a mantenere il ritmo di Reyna, che era comunque più veloce di lui. Non aveva neanche il fiatone, a differenza del figlio di Ecate, che riusciva a stento a riprendere fiato. 

Quando il sole iniziò a tramontare, Reyna si voltò, osservando Lucas, che aveva la lingua penzoloni, e disse: «Okay, fermiamoci per oggi.» 

«Credevo che non lo avresti mai detto.» Lucas si lasciò cadere a peso morto sul prato, riprendendo fiato e osservando i raggi del sole scomparire tra le fronde degli alberi, lasciando che il parco si immergesse lentamente nell'oscurità e nel mistero che la notte portava con sé all'interno di un luogo sconosciuto. 

«Stanco?» gli chiese Reyna, sfilandosi lo zaino dalle spalle e prendendo una bottiglietta d'acqua. 

«Stanco morto.» precisò Lucas. «Non credo che camminerò mai più in vita mia.» 

Reyna ridacchiò. «Che esagerato. Era solo una passeggiata.» 

«Una lunga passeggiata.» 

Reyna gli porse la sua bottiglia, dalla quale lei aveva già bevuto. «Vuoi un po' d'acqua?»

Lucas si mise a sedere sul prato, spostando lo sguardo da Reyna alla bottiglia che aveva in mano. Gli parve una proposta allettante; sembrava che Reyna volesse dirgli: “Ci siamo baciati, quindi ora puoi bere dalla mia bottiglia”. O forse era semplicemente Lucas a farsi troppi film mentali. Annuì semplicemente e prese la bottiglia, bevendo qualche sorso d'acqua e restituendola a Reyna. «Grazie.» 

Reyna annuì e la rimise nello zaino, riponendo anche il thermos. 

«Come va la mano?» le chiese Lucas. 

Reyna scostò la benda – alias il pezzo della maglietta di Lucas – dalla mano ferita. «Meglio.» rispose, osservando la ferita, che si era rimarginata quasi del tutto. 

Lucas si avvicinò a Reyna e prese la sua mano tra le sue; accarezzò con delicatezza la ferita e vi poggiò le sue labbra sopra. «Da piccolo, quando mi sbucciavo le ginocchia, mio padre mi dava sempre dei baci sulle ferite e mi diceva che sarebbero guarite prima.» spiegò senza lasciare la presa sulla mano di Reyna. «Ho pensato che potesse funzionare anche con te.» 

Reyna annuì, lasciando trasparire un sorriso dalle labbra. Non sapeva che cosa dire; Lucas era davvero dolce e non sapeva esattamente come comportarsi con lui. Era ancora un po' imbarazzata per quello che era successo tra loro, ma anche felice. 

Lucas la rendeva felice. 

«È stata una cosa molto dolce.» 

Lucas le strizzò l'occhio. «Sono un dolce cupcake, lo so. Ti va di essere la mia glassa al cioccolato?» 

Reyna fece finta di pensarci su. «Al latte o fondente?» 

«Mhh, al latte.»

«Allora okay.» rispose Reyna. Era la prima volta che prendeva parte ad una conversazione tanto strana. 

Lucas sorrise e si guardò intorno. Il sole era ormai tramontato, lasciando spazio ad un cielo stellato e sgombro di nuvole. Gli brontolò lo stomaco. «Parlare di cupcake mi ha messo appetito.» 

«Anche a me.» disse Reyna. «Ma non ho nulla da mangiare nello zaino. Però posso provare a cacciare qualcosa qui intorno.» 

Lucas guardò gli alberi immersi nell'oscurità. «Non mi fa impazzire l'idea.» Indicò la foresta. «È buio pesto là dentro e potrebbe essere pericoloso.» 

Olympus [1] • The hunt has just begun  Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora