52• Nessuno direbbe di no al sedere di Lucas

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Dopo essersi rimpinzati a dovere, mangiando sfogliatine al burro e baps, i quattro semidei si misero in marcia verso il palazzo di Eolo, contrastando il vento e la nebbia. Quest'ultima si era fatta più fitta e Reyna aveva l'impressione che fosse opera di Eolo. Forse sapeva che stavano arrivando e voleva tenerli lontani dalla sua fortezza, disorientandoli. Inoltre, la ragazza aveva la sensazione che stessero camminando da parecchio tempo, senza arrivare mai alla metà. 

Quando il vento iniziò a soffiare con più intensità ed insistenza, impedendo ai quattro ragazzi di muoversi senza inciampare nei loro stessi piedi o di sbilanciarsi all'indietro, Reyna propose loro di fermarsi. Era inutile camminare. 

«Non arriveremo mai al palazzo con questo vento.» constatò Josh, esprimendo a parole ciò che tutti pensavano. Si sedette sul terreno: era visibilmente stanco. Lo si capiva dal mondo in cui teneva la schiena inarcata e dalle goccioline di sudore che gli scorrevano sulla fronte. 

«Posso provare a contrastarlo in qualche modo.» propose Lucas debolmente. 

Reyna scosse la testa. Faceva fatica a vederlo con chiarezza con tutta quella nebbia che si era infiltrata in mezzo a loro come se stesse cercando di separarli. «No. Ti stancheresti troppo.» 

Lucas fece un sorrisetto. «Ti stai preoccupando per me?»

«Beh, sì.» replicò Reyna. «Non dovrei?» 

«Ragazzi, mi dispiace interrompervi – questa volta dico sul serio –» disse Adria con una certa urgenza, «ma Josh ha qualcosa che non va.» 

Reyna e Lucas si avvicinarono subito a lui e alla figlia di Ade, che aveva il viso accigliato dalla preoccupazione. 

«Che hai, Josh?» gli chiese Lucas, notando che la sua pelle aveva un anormale colorito biancastro. 

«Non lo so.» bofonchiò lui. «Però ho tanto freddo e sento di dover vomitare.» E lo fece. 

Quando smise, Adria si chinò al fianco del suo ragazzo, mettendogli una mano dietro la schiena e pulendogli la bocca con un tovagliolo. 

«Come ti senti adesso?» gli chiese con dolcezza, mentre gli premeva la mano sulla fronte per controllargli la temperatura corporea e capire se avesse la febbre o meno. 

«Credo meglio.» gracchiò lui. «Sono solo un po' stanco e infreddolito.» 

Adria annuì e guardò in viso Lucas e Reyna, che non avevano distolto lo sguardo da Josh neanche per un attimo. «Ha un po' di febbre.» 

«Ci vuole dell'ambrosia.» disse in fretta Reyna. Si sfilò alle spalle lo zaino e frugò al suo interno fino a trovarne una tavoletta. La diede ad Adria. «Ecco qui.»

La semidea la prese e aprì la confezione, ne staccò un quadratino e lo porse a Josh. 

«Devo proprio mangiarla?» domandò il ragazzo riluttante, guardando ciò che aveva rigurgitato. Era di una strana consistenza vaporosa, simile alla neve. Non gli faceva impazzire l'idea di mangiare del cibo. Se avesse vomitato anche quello?

«Ti farà stare meglio, amore.» gli rispose Adria, mentre gli passava le dita tra i capelli e glieli spostava dalla fronte.

L'appellativo che Adria aveva usato per chiamarlo lo convinse ad accettare l'ambrosia. L'avrebbe fatto per lei. «Va bene. La mangio, allora.» si arrese, prendendo il quadratino d'ambrosia e masticandolo lentamente, sentendo il sapore delle patatine fritte – il suo piatto preferito – invadergli le papille gustative. 

«Come va, ora?» gli chiese Lucas, una volta che ebbe ingoiato. 

«Stai meglio?» continuò Adria. 

Olympus [1] • The hunt has just begun  Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora