55• Salvare il mondo con un aeroplanino di carta

254 30 12
                                    

Daniel si voltò verso Eolo, scalciando con la gamba per fargli mollare la presa, ma il signore dei venti strinse ancora di più le dita attorno alla sua caviglia e, con uno strattone, lo fece cadere a terra. Cioè, quasi. Per fortuna, Kimberly lo aveva riacchiappato in tempo per un braccio, evitandogli una caduta rovinosa. 

«Lascialo in pace.» ringhiò la ragazza a denti stretti, rivolgendosi ad Eolo. 

Lui parve quasi divertito da quelle parole.  «Ti ho quasi uccisa e hai anche il coraggio di rivolgermi la parola?» 

«Sì, esatto.» gli rispose Kimberly a testa alta. «Forse non lo sapevi, ma non sono tutti codardi come te.» 

«Kimberly...» le sussurrò Daniel per avvertirla di non essere troppo insolente con Eolo. Nemmeno lui lo temeva, ma aveva paura di ciò che avrebbe potuto fare a Kimberly se si fosse arrabbiato o innervosito. 

Kimberly gli lanciò un'occhiata e Daniel scosse la testa in maniera quasi impercettibile, ma lei parve capire. Strinse le labbra, respirò profondamente e alzò gli occhi su Eolo. 

«Bravo. Tienila al guinzaglio, Morris. Come è giusto che sia.» affermò Eolo distrattamente, allontanandosi da lui e Kimberly e dirigendosi verso il suo trono. «Non ho tempo di parlare con voi sciocchi semidei, ora.» borbottò. «Ma dopo la mia vittoria, ce ne sarà abbastanza per ascoltare le vostra grida di dolore giù nelle segrete di questo palazzo.»

Nessuno replicò, ma Reyna e Lucas, nel frattempo, si avvicinarono silenziosamente a Kimberly e Daniel. 

«Agon!» abbaiò Eolo, rivolgendosi ad una dea dai tratti del viso delicati, che indossava una veste bianca. «Dove sono Borea e Noto?» 

«Ne-Nei thermos, signore.» balbettò lei. Tutta la sicurezza che aveva dimostrato quando aveva costretto Daniel e Alabaster a combattere sembrava essere sfumata, lasciando spazio ad un timore reverenziale nei confronti di Eolo. 

«Questo lo so, immortale insignificante!» urlò lui, gettando a terra il suo trono e spedendolo a schiantarsi sulla parete tramite una folata di vento. «Ma dove sono, eh? Dove? Dimmelo! Qualcuno li ha presi? Chi è stato?» Si avvicinò alla dea, fino ad arrivare ad un palmo dal suo naso. 

Agon alzò le braccia e tentò di coprirsi il viso con le mani, come se stesse cercando di proteggersi. «Non lo so.» piagnucolò. «Vi prego, signore, non…» 

Ma Eolo non le permise nemmeno di parlare. La prese per le spalle e la gettò a terra senza alcun riguardo. 

Apate cercò di intervenire per aiutare la  dea a rialzarsi, ma, all'occhiata gelida che Eolo gli lanciò, rimase dov'era, fermo e immobile. Mentre il signore dei venti interrogava il resto delle divinità sue alleate chiedendo loro dei thermos, Lucas, Reyna, Daniel e Kimberly si scambiarono delle occhiate preoccupate e confuse. Intuirono che gli dèi avevano paura di Eolo. Lo si capiva dal modo in cui sussultavano ogni volta che Eolo si rivolgeva a loro. Forse, se fossero riusciti a parlare con quelle divinità e a convincerle che era sbagliato essere alleati di Eolo... 

Ma i quattro semidei non fecero in tempo ad escogitare un piano; Eolo aveva finito piuttosto in fretta il suo interrogatorio e i quattro ragazzi non volevano che lui li beccasse a parlare. 

«Razza di inutili creature immortali! Non capisco come mai vi tengo ancora tra i piedi!» dichiarò Eolo mentre si voltava verso Reyna, Kimberly, Daniel e Lucas. 

«Li avete presi voi, non è così?» ringhiò rivolgendosi a loro. 

«Li ho presi io, in realtà.» confessò una voce alle loro spalle. Alabaster Torrington si avviò con un passo elegante e felino verso il signore dei venti, tenendo sottobraccio i due thermos. 

Olympus [1] • The hunt has just begun  Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora