Anche questo capitolo è lungo, ma è pieno di cosine sulla Danierly. Buona lettura :3
* * *
Nel primo pomeriggio, Kimberly propose a Daniel di andare via dalla spiaggia; oltre alle occhiate che la gente lanciava loro perché non erano in costume, un bambino di tre anni, che aveva deciso di dare vita alla sua prima impresa immobiliare di castelli di sabbia proprio davanti ai loro lettini, stava mettendo a dura prova la sua pazienza.
«D'accordo.» acconsentì Daniel. «Potremmo andare a prendere gli zaini nella tua auto, magari.»
Kimberly fu pienamente d'accordo; avrebbe accettato di tutto pur di allontanarsi il più in fretta possibile dalla spiaggia. Si alzò per prima dal lettino, decisa a mettere quanta più distanza possibile tra lei, quel bambino e la sua schifosissima sabbia. Daniel, inizialmente, dovette allungare il passo per starle dietro, ma ben presto si abituò al ritmo della sua amica. A circa metà strada dalla loro meta, i due ragazzi incrociarono Alabaster, che spalancò gli occhi non appena li vide - o meglio, non appena vide Kimberly -.
«Che combinazione!» esclamò rivolgendosi alla figlia di Ares. «Stavo giusto per venirti a cercare!»
«Dev'essere stata una fortuna per te avermi trovata.» affermò lei con voce inespressiva.
«Già infatti...» Alabaster indicò un edificio simile ad un enorme cottage. «Ho trovato un buon hotel comunque.» disse cambiando discorso. «Ho detto agli addetti alla reception il tuo nome, così...»
Kimberly lo interruppe bruscamente. «Splendido.» disse ironicamente.
Alabaster sospirò. «Posso parlarti?» le chiese. «Senza che il tuo amico senza speranza se ne stia tra i piedi, ovviamente. Mi dà sui nervi.» Lanciò un'occhiata a Daniel, come se volesse invogliarlo ad andare via.
Kimberly parve infuriarsi. «Daniel non sta tra i piedi.» ribatté. «E se c'è qualcuno che è senza speranza, quello sei proprio tu.»
«Cosa ti costa ascoltarmi?»
«Non ho voglia di sentirti parlare. Preferisco impiegare il mio tempo in qualcosa di più costruttivo.»
«Ti prego.» insisté Alabaster unendo i palmi delle mani.
«Cos'è? Vuoi metterti in ginocchio?» lo schernì Kimberly.
«Se necessario sì. Farei praticamente di tutto per farmi ascoltare da te.» rispose Alabaster.
«Si vede che non hai nulla da perdere.»
«È così infatti. Ho perso tutto ciò a cui tenevo di più. Inclusa te.»
Kimberly alzò gli occhi al cielo. «Fai meno il melodrammatico.» Si voltò verso Daniel, che aveva assistito a tutta la scena stando in silenzio. «Vieni.» gli disse prendendolo per mano e conducendolo verso l'hotel. Voleva allontanarsi da Alabaster il prima possibile e non voleva che Daniel restasse indietro. Kimberly aveva paura che quel malvagio figlio di Ecate potesse fare del male al suo amico, se fossero rimasti da soli anche solo per un secondo.
Daniel, dal canto suo, non aveva idea del motivo per cui Kimberly l'avesse preso per mano, ma non aveva intenzione di lamentarsi. Aveva sempre sognato di camminare mano nella mano con lei sulla spiaggia e, anche se non era esattamente così che si era immaginato la scena, si stava comunque godendo il momento. La mano di Kimberly era calda al tatto e la sua presa era salda, tipica di uno spadaccino. Proprio mentre Daniel iniziò ad immaginare innumerevoli scene romantiche, i cui protagonisti erano lui e Kimberly, la ragazza mollò la presa sulla sua mano, riportandolo alla realtà in maniera brusca. Il ragazzo non si era nemmeno reso conto che, mentre fantasticava, lui e Kimberly erano entrati nella hall dell'hotel.
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Olympus [1] • The hunt has just begun
FanfictionPRIMO LIBRO DELLA SERIE "Olympus"; FANFICTION ISPIRATA AL MONDO DI PERCY JACKSON; NON TIENE CONTO DE "Le Sfide di Apollo". Dopo la sconfitta di Gea sembrava essere tornato tutta alla normalità, ma a distanza di tre anni le cose cambiano. Eolo, il s...