«Chi ha parlato?» sussurrò Lucas a Reyna. «Zefiro?»
«No.» rispose lei a voce alta. «Non credo sia Zefiro.»
«Credo che tu sappia chi sono, Reyna.» la canzonò la voce. «E so che hai paura di me, nonostante tu abbia rivelato al figlio di Ecate i tuoi sentimenti.»
Qualcun altro – un'altra voce maschile, bella e armoniosa persino più della prima – intervenne: «Fratello.» disse in tono pacato, ma fermo. «Eravamo d'accordo sul fatto di non rivelarci.»
«Tu sai cos'hanno intenzione di fare, Anteros!» protestò la prima voce. «È mio dovere proteggere chi mi ha protetto e servito fedelmente per tutti questi anni.» continuò in tono più contenuto.
Lucas e Reyna sentirono sospirare. Poi quello che doveva essere Anteros parlò. «Eravamo d'accordo sul non rivelarci.» ripeté, ribadendo il concetto espresso poco prima. «E lo scopo del nostro appostamento non è quello di canzonare la giovane figlia di Bellona riguardo i suoi sentimenti. Ne ha passate tante.»
«Anche Zefiro ne ha passate tante! Non merita questa fine!» protestò il fratello di Anteros. «È mio dovere ripagare con la stessa moneta le azioni che questi due stanno per compiere.»
Mentre Anteros gridava: «Eros no!», un giovane ragazzo scese da un albero con un balzo aggraziato, atterrando su un ginocchio. Si rimise in piedi con un singolo movimento fluido e alzò lo sguardo su Reyna e Lucas, rivelando il suo volto: troppo bello per essere umano, con gli occhi rossi come il sangue, gli zigomi pronunciati e la pelle abbronzata.
«Dovresti piantarla di essere così impulsivo.» sentenziò Anteros, scendendo a sua volta dall'albero con un salto e atterrando saldamente su entrambi i piedi. Si scostò i capelli, lisci e neri come quelli del fratello, dagli occhi, rivelando un volto bello quanto quello di Eros. Entrambi i fratelli avevano il corpo magro e muscoloso e un paio di ali candide come la neve ripiegate dietro la schiena. Indossavano un paio di pantaloni di tela e una maglietta bianca e tenevano una faretra a tracolla sulla spalla, contenente arco e frecce.
«Ci tengo a ribadire che ci eravamo promessi di non rivelarci.» continuò Anteros con un tono calmo e misurato.
Eros sembrò farsi piccolo piccolo davanti ai rimproveri di suo fratello. «Non sono riuscito a trattenermi. Mi dispiace.»
«Eros e Anteros.» fece Reyna con aria solenne. «È un raro onore incontrarvi.» disse chinando il capo e incitando Lucas a fare lo stesso con un cenno della mano.
«Risparmia le tue lusinghe, figlia di Bellona.» ribatté Eros con disprezzo. «Questa non è una visita di cortesia, né una missione diplomatica.»
Lucas si fece avanti, frapponendosi tra Reyna e i due dèi. «Cosa volete da noi?» domandò loro, ostentando un coraggio che non sapeva nemmeno di possedere.
Fu Anteros a rispondere, sollevando una mano per stoppare suo fratello, che aveva già aperto bocca per replicare. «Siamo qui per ordine di nostra madre.» rivelò.
Eros sbuffò. «Non è necessario rivelare i nostri piani, Anteros.» disse furioso. «Propongo di attenerci al mio, di piano.»
«No.» rispose Anteros alzando la voce, ma senza alterarne il tono, sempre fermo e controllato. Il dio riportò la sua attenzione su Reyna e Lucas. «Nostra madre ci ha chiesto di tenervi d'occhio. Vi seguiamo da quando c'è stato l'attacco dei venti al Campo Giove.»
«Cosa?» chiese Reyna sbalordita.
«Non è educato spiare le persone.» disse invece Lucas.
«Afrodite ci ha ordinato di osservare lo sbocciare del vostro amore.»
«Oh.» fece Reyna pensando che il motivo per cui la dea dell'amore avesse chiesto ai suoi figli, Eros e Anteros, di sorvegliare lei e Lucas fosse collegato a ciò che Venere le aveva detto a Charleston.
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Olympus [1] • The hunt has just begun
FanfictionPRIMO LIBRO DELLA SERIE "Olympus"; FANFICTION ISPIRATA AL MONDO DI PERCY JACKSON; NON TIENE CONTO DE "Le Sfide di Apollo". Dopo la sconfitta di Gea sembrava essere tornato tutta alla normalità, ma a distanza di tre anni le cose cambiano. Eolo, il s...