28. 𝑪𝒂𝒕𝒉𝒆𝒓𝒊𝒏𝒆.

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I miei occhi erano spalancati

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I miei occhi erano spalancati. La sua arma era ancora puntata verso di me, quell'assordante rumore mi provocò un leggero dolore all'udito.

Quel proiettile mi aveva letteralmente sfiorato la testa, e fu proprio quel pensiero a farmi paralizzare.

Mi trovai faccia a faccia con lui mentre entrambi ci fissavamo con gli occhi spalancati, non potevo crederci, non volevo.

'Deve esserci una spiegazione' pensai. 'Non può essere'.

Mi prese per un braccio trascinandomi verso la porta.

"Edward, cosa fai?!" Alzai la voce osservandolo rimettersi quel passamontagna.

"E' il tuo giorno fortunato, non ho mai sbagliato mira", rispose impugnando bene l'arma tra le mani e uscendo dallo spogliatoio.

Camminava per il corridoio tenendo salda la presa sul mio braccio, non c'era nessuno, almeno così sembrava.

Passammo fuori l'aula diciotto, lì trovai un paio di persone distese a terra impaurite e tra di esse, intravidi Zayn ferito ad una gamba.

"Zayn!" Urlai ma Edward mi strattono a sé. "Lasciami!" Imprecai ma inutilmente. "Lasciami, è ferito, ti prego, lasciami!" Urlavo, vederlo in quello stato, così sofferente mi fece impazzire, volevo e dovevo prendermi cura di lui.

"Ellis!" Tentò di alzarsi ma forse la ferita era troppo marcata, il suo volto era solcato da smorfie di dolore, mi sentivo morire.

"Andiamo!" Mi spinse Edward ma feci uno scatto verso il moro e lui si alzò con la schiena mettendosi seduto aiutandosi con delle sedie.

Prima che potessi dire o fare qualcosa, sentii due colpi di pistola dritti verso di lui, lo colpirono al petto facendolo cadere rovinosamente sul pavimento, senza vita.

Gridai mentre le lacrime scorrevano ininterrotte sul mio viso, mi portai una mano davanti la bocca incredula. "C-Che cosa hai f-fatto!"

"Adesso chiudi quella cazzo di bocca e vieni con me!" Mi disse duro spingendomi via.

Scendemmo le scale dirigendoci all'entrata, lì c'erano altri ragazzi vestiti di nero che attendevano vicino la porta.

Mi asciugai gli occhi sentendo il cuore spezzarsi nel petto, non era possibile, era un incubo.

"Cosa diavolo ci fate qui?"

"Dove diavolo sei stato tu per tutto questo tempo invece. E' arrivata la polizia, se tu avessi rispettato i piani e i tempi adesso staremmo già fuori."

"Ho avuto un piccolo imprevisto", mi indicò, li vidi ridere.

"E questo regalino per chi è?" Domandò, io lo guardai schifata.

"Non toccarla", pronunciò avvicinandosi alla porta, "Jason dov'è?"

"Dietro quelle piante, ci sta aspettando."

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