1. 𝑴𝒊𝒔𝒔𝒊𝒏𝒈 𝑷𝒆𝒐𝒑𝒍𝒆.

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Dedicato a chi non si accontenta
di vivere una sola volta,
a chi sogna, a chi desidera evadere dalla realtà
portando con se un pizzico di
fantasia, coraggio e amore.
A noi stessi
che non conosciamo fino in fondo
il valore del nostro essere e la bellezza
nel riscoprirsi quando anche tutto
sembra andare in rovina.
Dedicato a tutti i miei amici,
che non sanno
dell'esistenza di questo libro.


Vi chiedo solo un favore, se leggete i capitoli potete lasciare una stellina? ⭐️ E' molto importante per me, buona lettura! xx


20 Novembre 2018

«Non abbiate più alcuna paura! Con i nuovi programmi di sicurezza potrete dormire sonni tranquilli! Presto non dovrete più temere ad uscire di casa! Detroit tornerà ad essere un luogo di pace.»

Era la millesima volta che quelle parole risuonavano in tutti i telegiornali della zona.

Detroit, una città in cui la malavita aveva preso il sopravvento ormai da troppo tempo, era la mia città.

Potevamo stare tranquilli, certo, se solo avessero preso le misure di sicurezza di cui lassù al governo andavano tanto fieri.

La minaccia di cui si parlava da ormai troppo tempo era un gruppo di assassini che, per l'amor del cielo, non ammazzavano chiunque, ma avevano delle vittime prestabilite: sicari.

Persone ben addestrate, le quali si macchiavano la pelle per denaro. Uccidere per soldi, e qui ricadeva parte della mia critica: psicopatici.

Per loro il denaro era l'unico valore fondamentale per cui valeva la pena togliere la vita, non conoscevano nulla del rispetto, della libertà ed altri sentimenti che ogni giorno influenzavano la vita mia e di altre migliaia di persone che vivevano in quella città.

E intanto pregavo giorno e notte di non trovarmi mai sul loro cammino o di non essere qualche loro vittima innocente, il che capitava spesso.

Le persone sparivano continuamente e per quelle ritrovate purtroppo, non c'era mai stato nulla da fare.

Il mio nome era Alexis Moore, ma gli amici mi chiamavano Ellis, per via del mio amore incondizionato verso Emily Brönte.
Il suo libro accompagnava sempre le mie giornate, era come un porta fortuna, lo portavo dietro ovunque andassi.

La mia vita era stata segnata da molti alti e bassi, più bassi che alti. Mi ero trasferita dalla mia amata California a Detroit, nel Michigan, dove il clima non era affatto dei migliori.

Non era stato facile, un trasferimento a quella giovane età, lasciare la tua casa e i tuoi amici, per un luogo completamente estraneo e differente, in tutti i campi.
Per quanto non fossi brava nelle relazioni sociali, avevo  comunque trovato degli ottimi amici, uno tra tutti Alec, il migliore in assoluto, la nostra amicizia andava avanti ormai da otto lunghi anni.

Che sfigata, penserete, ma le amiche femmine proprio non mi andavano a genio.

Sempre a sparlare di chiunque, a pensare alle unghie rifatte e la nuova e costosa borsa di Chanel. Io non avevo borse, ma zainetti senza alcuna marca, non avevo unghie rifatte, avevo le mie naturali e non sparlavo di chiunque, per quello c'era mia madre.

Il nostro rapporto non era il classico madre-migliore amica-figlia, anzi da quando ci eravamo trasferite era quasi assente. Dopo che mio padre ci aveva 'lasciate' come aveva raccontato, avevamo cambiato vita, rapporto compreso.

Una cosa strana però c'era, da quando eravamo lì era diversa, quel posto l'aveva cambiata.
C'era qualcosa che la spaventava, era palesemente chiaro.
Usciva raramente di casa e si preoccupava molto di più sui i luoghi che frequentavo, non che ne frequentassi parecchi, ma era sempre lì a fare domande su tutto e su tutti, motivo in più per cui c'erano continui battibecchi tra noi.

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