66. 𝑶𝒖𝒕 𝒐𝒇 𝒄𝒐𝒏𝒕𝒓𝒐𝒍.

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Harry.

Era lì fisso davanti a noi, i nostri occhi sbarrati, personalmente ero incredula, davvero. La sua espressione era tra il 'voglio spaccare ogni cosa mi si pari davanti' e 'cosa diavolo sto facendo', o almeno il contrasto tra i suoi occhi preoccupati e i suoi pugni serrati mi lasciavano intendere quello.

Vidi Hannah stringere saldo l'asciugamano attorno al suo corpo ma lo sguardo del riccio era rivolto solo su di me, come una calamita.

«Esci» le ordinò non guardandola, lei guardò me preoccupata, aspettando uno mio consenso.

Annuii indecisa lasciandola andare, sparì dietro la porta che Harry spinse violentemente con un calcio sbattendo forte.

Quel rumore mi fece sobbalzare, non riuscivo a comprenderlo, sembrava fosse successo qualcosa di grave, ma in fin dei conti sentivo solo il dovere di asciugare in fretta i miei capelli se non volevo rischiare una polmonite.

Feci un bel respiro preparando un lungo discorso, nel caso in cui avesse tirato fuori lo stesso argomento di qualche giorno prima, il freddo cominciò a penetrarmi nelle ossa, facendomi rabbrividire.

Ma inaspettatamente camminò nella mia direzione spingendomi all'indietro, sulla porta della doccia.

Spalancai gli occhi temendo il peggio, mai come in quel momento mi stava davvero spaventando.

Ero indecisa se richiamare la mia amica o mettermi ad urlare, ma le sue mosse mi lasciarono completamente senza fiato.

«Che cosa succede? Domandai guardandolo negli occhi, tentando di capirci di più, sembrava solo così arrabbiato senza apparente motivo, aprì la porta della doccia spingendomi all'interno ancora una volta, la chiuse alle sue spalle ed io indietreggiai fino al muro.

«Harry, mi stai spaventando» strinsi l'asciugamano attorno al mio corpo, sentendo il cuore battermi forte.

I suoi occhi erano neri dalla rabbia, come poteva provare un sentimento del genere se non gli avevo fatto praticamente niente?

Le sue mani si poggiarono sulla mia asciugamano, che aprì e gettò via di forza, ancora incredula l'afferrai prima che potesse cadere, coprendomi al meglio.

«Che cazzo fai?!» Sibilai ma tutto ciò che ottenni fu solo silenzio.

Il suo sguardo finì sul mio petto, scrutandolo con attenzione, come se cercasse qualcosa, poi mi guardò di nuovo palesemente più sollevato.

/Nota autrice: Nel secondo libro scoprirete il motivo del suo gesto :)/

Sentii un calore terribile attraversare il mio corpo e le mie guance, ero lì mezza nuda sotto i suoi occhi che mi osservavano attentamente.

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