64. 𝑲𝒆𝒆𝒑 𝒚𝒐𝒖𝒓 𝒉𝒂𝒏𝒅𝒔 𝒐𝒏 𝒎𝒆.

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Mi voltai lentamente scorgendo quella mano e successivamente il braccio

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Mi voltai lentamente scorgendo quella mano e successivamente il braccio.

Sean.

Quel contatto mi spaventò, ero pensierosa e ciò contribuì alla mia reazione.

«Scusa, ti ho spaventata?» Chiese premuroso scrutandomi dalla testa ai piedi.

«No» sussurrai ritraendomi dalla sua presa, portandomi una mano sul petto.

«Non hai mangiato la torta?»

«Non ne avevo voglia» camminavamo fianco a fianco verso quel lungo corridoio, una leggera aria fredda mi sferzò il viso, facendomi rabbrividire.

«L'hai fatta tu, non hai neanche un po' di curiosità di sapere come sia venuta?»

Mi fermai, lui con me, lo guardai negli occhi tentando di leggergli la mente, ma ovviamente non ci riuscii.

«La curiosità non ha mai fatto bene a nessuno, me compresa» scossi la testa riprendendo a camminare.

«Giusto, ma è soltanto una torta» lo guardai curiosa.

«Perché avrei dovuto assaggiarla?» Insisteva così tanto, c'era un motivo, no?

«Te l'ho detto» alzò le spalle. «Eri strana, comunque e lo sei ancora»

«E da quando qualcuno qui dentro si interessa all'umore delle prigioniere?» Risposi brusca. «Non ho bisogno di farmi psicoanalizzare»

Ok, l'esperienza con Harry mi aveva fatto davvero male.

«Non c'è bisogno di passare sulla difensiva, non con me, stiamo solo parlando»

«Non mi interessa nè ciò che pensi, nè cosa hai da dire » scossi la testa.

«Louis ha davvero ragione sul tuo conto» commentò guardandosi intorno, se avesse detto solo un'altra parola l'avrei preso a pugni.

Col cazzo che era meno rompicoglioni, lo erano tutti lì dentro.

«Louis non ha ragione su nulla, inventa un mucchio di cazzate al giorno, non so come facciate a sopportarlo» risposi irritata, lui rise.

«Be' forse hai ragione, ma ricorda che chi ti prende costantemente in giro è perché forse nutre qualche interesse nei tuoi confronti»

«Louis? Interesse nei miei confronti?» Scoppiai in una risata.

«No?» Perché tutte quelle domande?

«E' g..» mi fermai, era pur sempre un mio pensiero, meglio tenerlo per me.

«E' cosa?»

«Niente»

«Sì, sei davvero strana» annuì riprendendo a guardare davanti a sé.

«E' la cosa più bella che mi abbiano mai detto, sai che noia essere uguali a tutti gli altri» commentai attirando di nuovo il suo sguardo su di me.

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