55. 𝑷𝒍𝒆𝒂𝒔𝒆 𝒄𝒐𝒎𝒆 𝒃𝒂𝒄𝒌 𝒕𝒐 𝒎𝒆.

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Con una mano si aggiustò i capelli mentre con l'altra mi aiutò ad alzare

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Con una mano si aggiustò i capelli mentre con l'altra mi aiutò ad alzare. Speravo solo fosse tutto reale, non avrei sopportato un altro risveglio senza di lui.

Ci dirigemmo in salotto a passi svelti ma silenziosi, stringeva la mia mano così forte, non avevo smesso un attimo di sorridere.

«Vuoi qualcosa da mangiare?» Chiese facendomi accomodare sul divano. «Ho scoperto una scorta in cucina» rise. «C'è della cioccolata o...-»

«Qualsiasi cosa va bene» sorrisi, portai le ginocchia al petto aspettandolo, impaziente.

Arrivò dopo qualche minuto, con in mano delle buste di patatine e qualcosa di dolce.

Ne afferrai un pacco cominciando a mangiarlo, lui si accomodò all'altra estremità del divano facendo lo stesso.

Dopo qualche secondo lo posai sul tavolino davanti a me, leccandomi le dita, poi mi accorsi che mi stava guardando.

Lo osservai legarsi i capelli e a quel punto non riuscii più a resistere.

Poggiai mani e ginocchia sul divano gattonando verso di lui, lo raggiunsi sdraiandomi e portando la testa sulla sua spalla.

«Perché non sei più venuto?» Ero curiosa.

«Ho avuto molto da fare con i ragazzi» rispose calmo.

«Nelle ispezioni?»

«Sì, e ho rischiato grosso» sospirò, non risposi.

La sua vita era un continuo rischiare, ed io avrei tanto voluto che l'avesse fatta finita.

Mi posizionai al meglio sulla sua spalla e mi aggrappai al suo braccio.

«Quando dovrete..insomma..quand'è il prossimo..-»

«Domani» spalancai gli occhi stringendolo più forte.

«Perché hai deciso di venire proprio stanotte? Non dovresti riposare?»

«Volevo vederti» alzai la testa e lo guardai, mi lasciò un dolce bacio sul naso.

«Mi sei mancato» sussurrai, non riuscivo a nascondermi, se sentivo il bisogno di dirgli qualcosa, non perdevo occasione nel farlo. «Forse un po' tanto»

Non riuscivo a fingere che tra di noi non ci potesse essere niente, perché ogni volta che i miei occhi si posavano sulla sua figura, sentivo qualcosa smuoversi dentro di me.

Ogni volta che ero in sua compagnia, ogni volta che i nostri corpi entravano in contatto, anche un minimo contatto, non riuscivo a fare a meno di notare quella dannata sensazione.

«Anche tu, bimba» rabbrividii a quelle parole, chiusi gli occhi respirando il suo profumo.

Era il suo modo di fare, non il suo fascino, era la sua mente, non il suo corpo ad attirarmi e non c'era cosa più pericolosa.

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