53. 𝑨𝒓𝒆 𝒚𝒐𝒖 𝒄𝒉𝒂𝒍𝒍𝒆𝒏𝒈𝒊𝒏𝒈 𝒎𝒆?

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Mi salì su cingendo le gambe attorno le mie, mi fermò per le mani e mi guardò

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Mi salì su cingendo le gambe attorno le mie, mi fermò per le mani e mi guardò.

«Sei ubriaca?» Domandò ancora.

«Dio, no» lo fissai negli occhi a fatica, tutto aveva cominciato a ruotare improvvisamente.

Abbassò la testa nel mio collo, cominciando a baciarlo. Tanti piccoli baci, dalla mascella fino ad arrivare all'altra estremità, leccando, mordendo e facendomi impazzire.

«Smettila..» sospirai a fatica.

«Cosa c'è?» Si fermò un secondo, poi riprese con più intensità.

«Smettila..» ripetei chiudendo gli occhi.

«Dimmi cosa succede o continuo.»

«E' troppo...Dio...»

«Troppo?» Sussurrava tra i baci, la testa girava già per conto suo, baciarmi in quel modo non mi aiutò.

«Non fermarti per favore.» rise sul mio collo, mi lasciò le mani le quali andarono tra i suoi capelli stringendoli forte.

Salì sul mio viso e mi baciò, forte e senza alcun ritegno, mordendomi il labbro inferiore, avevo raggiunto il limite.

«Regola numero uno, devi smetterla di pregarmi. Lo farai quando te lo dirò io»

D'un tratto si alzò, tirai un lungo respiro alle sue parole, il mio corpo era solcato da pelle d'oca, nient'altro.

Si abbottonò la camicia ed io mi misi seduta.

«Prima che sia troppo tardi.»

«Per me o per te?» Risi indicando i suoi pantaloni con lo sguardo. Abbassò anche lui la testa, guardandomi imbarazzato.

Dopo qualche secondo finalmente mi ripresi, mi alzai ma la testa cominciò a farmi male.

«Hei, che succede?» Mi afferrò prima che potessi cadere rovinosamente al pavimento.

«Ho solo...la testa...»

Mi prese in braccio portandomi chissà dove, mi maledii mentalmente per aver bevuto quell'intero drink offerto da Tomàs.

«Ecco, vieni qui» quando mi appoggiò al pavimento mi accorsi di trovarmi negli spogliatoi. «Questi li togli» mi adagiò su una panchina sfilandomi gli stivali, poi mi fece alzare portandomi davanti al lavandino.

Aprì la fontana ed io salii con i piedi sulle sue scarpe, risi notando la posizione in cui mi fossi messa e l'apprezzamento provenire dai suoi pantaloni.

«Metti i polsi sotto l'acqua» feci come richiesto sentendo il suo corpo avvinghiato al mio. «Stai tremando, hai freddo?»

«No, non è quello» scossi la testa portandomi dell'acqua sulla fronte.

Sentivo una strana sensazione nello stomaco e quando me ne resi conto scoprii che fosse troppo tardi.

«Ellis» mi richiamò. «Sta tranquilla» annuii poggiando le mani sul lavandino, l'acqua scorreva davanti a me, non facevo altro che fissarla quasi incantata.

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