56. 𝑩𝒆𝒔𝒕 𝒇𝒓𝒊𝒆𝒏𝒅𝒔.

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Non riuscivo a credere alle mie orecchie, sentivo qualcuno urlare, quasi fuori di sé, era tutto così straziante essere lì e non poter far niente

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Non riuscivo a credere alle mie orecchie, sentivo qualcuno urlare, quasi fuori di sé, era tutto così straziante essere lì e non poter far niente.

«Cosa diavolo sta succedendo?» Sussurrai muovendo la testa in ogni angolo sperando di scorgere qualcuno, ma non arrivò nessuno di loro.

Mi sedetti al mio posto e sospirai profondamente tentando di restare calma.

Ma il cuore non smetteva di battere forte, di lì a poco sarei morta di infarto.

E così passarono i minuti, le ore forse. La rabbia mi stava corrodendo all'interno, la voglia di vederlo sano e salvo, la curiosità di sapere cosa stesse accadendo, era troppo per me.

«E' per Harry?» Mi sussurrò Hannah, sospirai.

«Stai perdendo la testa per lui?!» Sbuffai portandomi una mano al volto, discutere in quel momento era l'ultima cosa che mi andava di fare.

«Sierra» la richiamò Hannah.

«Catherine!» Voltai lo sguardo in quel buco nel muro a guardarla. «Dimmi che non è ciò che penso!»

«Non è ciò che pensi» feci di no con la testa. «L'ho già persa.»

«Cosa diavolo..sai in cosa ti stai cacciando?» I suoi occhi erano sgranati, così come la sua bocca.

Avvertii un pizzico di irritazione nel suo tono, ma era l'ultimo dei miei problemi in quel momento.

«E' troppo tardi, ormai.»

«Non vuole te! Diamine, l'ho visto comportarsi così con altre cento ragazze qui dentro, svegliati Cat!»

La sua voce era troppo alta per i miei gusti, stavo davvero per perdere la pazienza.

«Pensaci, non mettono mai piede fuori di qui se non per qualche assalto. Questa struttura è piena di ragazze, è ovvio che pensino sfogarsi su di noi.» spiegò sperando le avessi dato ascolto, ma nulla poteva distogliere la mia attenzione dal capire chi avesse urlato e perché.

Il suo ragionamento, però, non faceva una piega, ma conoscevo a memoria i suoi sguardi e i suoi occhi non mentivano.

«Sono maschi, hanno dei bisogni. E tu lo stai aiutando alla grande, cascandoci in pieno.»

«Non lo sto aiutando in un bel niente, Sierra. E' successo, non posso farci nulla.»

«Devi stargli alla larga» mi consigliò.

Al solo pensiero rabbrividii.

«Ma cosa ti interessa?» sbottai con tono acido.

«Nulla, ma siamo amiche e non riesco a..-»

«Amiche? Davvero? Dimmi come potrei considerare te un'amica dopo tutto ciò che continui a ripetermi, a rimproverarmi per qualunque cosa io faccia, a farmi sentire sempre quella sbagliata, quella che le sbaglia tutte, sempre fuori luogo. Davvero non so come tu possa considerarmi amica dopo quest'orribile idea che hai di me!» Sbottai, o meglio, scoppiai.

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