48. 𝑫𝒐𝒏'𝒕 𝒔𝒕𝒐𝒑.

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Quella mattina mi ero risvegliata nella mia cella

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Quella mattina mi ero risvegliata nella mia cella.

Al freddo, coperta solo del suo odore e con un leggero dolore al fianco.

Avevo ricordato della sera precedente, di come ingenuamente fossi caduta in un profondo sonno su quella morbida superficie ed avrei voluto solo prendermi a schiaffi.

Sicuramente avrei preferito passare più tempo con lui, solo con lui.

Ma non ne avevamo mai modo, lì dentro raramente venivo lasciata da sola e non mi era permesso girare per tutta la struttura, solo per trovarlo.

Come a volte mi suggeriva un organo del mio corpo, che stava creando fin troppi casini nella mia testa.

Altre volte bloccato dal cervello.

Ma non potevo privarmi di una cosa così grande, senza averla vissuta abbastanza.

Non potevo tirarmi indietro, non quando ci ero già dentro fino al collo.

Ero abituata ormai alla sua presenza, come fosse un chiodo fisso nella mia mente che non vedeva l'ora di averlo al suo fianco.

Mentre ci pensavo ero sotto la doccia, insieme alle altre ragazze, ci lasciavano procedere al nostro igiene più spesso in quei giorni, forse perché il trentuno era alle porte.

«Cat?» Qualcuno mi richiamò.

«Sì?» Risposi guardandomi intorno, poi in alto proprio sopra di me, c'era Hannah che mi guardava preoccupata da quel muretto che ci separava.

«Tutto ok?»

«Sì, certo, perché?»

«Sei così silenziosa.»

L'acqua scorreva veloce sul mio corpo, ed io non mi ero resa conto di star fissando un punto fisso, sperando che da quella porta fosse entrato proprio lui.

«Eh? No, sto bene» chiusi la fontana avvolgendomi in quell'asciugamano, un aria gelida mi invase non appena misi piede fuori dalla doccia, rabbrividii vistosamente.

Mi asciugai e mi rivestii, il tutto in pochissimo tempo, prima di essere raggiunta dalla splendida presenza di Louis.

«Voi cinque venite con me» indicò me ed altre ragazze, lo seguii in salotto, per niente spaventata.

La sua espressione era diversa, non aveva il solito sguardo minaccioso, ma un aria da "Mi faccio gli affati miei che è meglio."

«Sì, è davvero strano che dorma a quest'ora» sentii pronunciare entrando in cucina.

Yanina ci salutò con un sorriso, poi congedò Drake e Sean accogliendoci.

«Bene ragazze, è il momento delle pulizie» indicò cinque stracci con i rispettivi secchi d'acqua, su ogni straccio c'era un foglietto di carta con su scritto qualcosa. «Lì sopra ci sono i vostri attrezzi con i vostri nomi, girate il foglio e scoprirete quale stanza vi tocca, buon lavoro.»

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