Mi guardai allo specchio, notando il livido sotto la guancia che si era appena formato. Avrebbe fatto male per tutta la seguente settimana, ne ero pienamente consapevole.
Mi toccai il labbro inferiore, che era spaccato. Una lacrima scivolò lungo la mia guancia: non ce la facevo più.Ogni giorno era sempre la stessa storia. Papà tornava a casa ubriaco ed incazzato nero, quindi prendeva me o mamma e ci picchiava finché non si sentiva soddisfatto con sé stesso.
Jorge diceva sempre che era infelice della sua vita. Ai suoi tempi, l'omosessualità non era vista in maniera positiva (anche al giorno d'oggi c'erano ancora dei casi di omofobia, però ai suoi tempi era davvero tutto diverso e mille volte peggio), perciò aveva finto di essere innamorato di mia madre per far smettere le lamentele dei suoi genitori, che lo volevano con una donna. Lui avrebbe voluto lasciarla, però lei era poi rimasta incinta e i loro genitori avevano preteso che si sposassero il prima possibile.Sapevo tutto questo perché me l'aveva raccontato la mamma, e perché spesso lui urlava quanto ci odiasse perché gli avevamo rovinato la vita. Non capivo perché non andasse via, dato che mia nonna materna viveva ancora a Cuba e i suoi genitori erano morti da anni, ormai. Non capivo perché si divertiva a farci del male, quando poteva benissimo andarsene e lasciarci in pace. Forse, voleva rendere impossibile anche la nostra vita, come diceva facevamo io e la mamma con la sua.
Mia madre era una bella donna. Aveva trentotto anni, con dei capelli lunghi e castani. Li portava sempre legati, però, e non li curava quasi mai. Nelle foto che vedevo, all'inizio del matrimonio, sembrava felice ed aveva due occhi che brillavano di luce propria. Adesso, però, quegli occhi erano sempre pieni di terrore e preoccupazione. Anche lei si domandava quando avrebbe perso davvero il controllo, uccidendo una delle due.
Non avevo degli amici, poiché lui non me lo permetteva. Mamma non parlava mai con nessuno. Quando le avevo proposto di andare a denunciarlo alla polizia, aveva detto che aveva delle conoscenze. Aveva alzato la sua maglia, mostrandomi una cicatrice sul suo fianco: messaggio ricevuto.
Però, adesso, non ce la facevo più. Avevo diciassette anni e mi sembrava di essere giunta ad un punto di rottura; quel punto in cui decidevo che qualsiasi altra cosa fosse meglio di questa.
I rumori in cucina erano terminati. Jorge non urlava più e mamma aveva smesso di piangere. Dopo averci picchiato, infatti, si metteva a vedere la televisione fino ad addormentarsi. La mattina successiva, sarebbe andato a lavoro, sarebbe andato a giocare e bere con i suoi amici, per poi venire da noi e farci del male. Era un ciclo che si ripeteva ancora ed ancora, però sapevo di non potere più continuare così. Sapevo che sarei morta per mano sua, e dovevo fare qualcosa per impedirlo. Dovevo lottare per me stessa.
Entrai nella mia piccola stanza, guardandomi intorno. Purtroppo non c'era niente con cui raccogliere i miei vestiti, e decisi di lasciarli qui. Presi il mio diario, dove avevo scritto tutti i miei pensieri: da quello non mi potevo separare.
Andai in cucina, trovando mamma che spazzava via i restanti cocci di piatti che aveva rotto, mentre li lanciava per la stanza, rischiando di colpirci con essi.
<<Mamma>>, sussurrai, avvicinandomi a lei. Alzò lo sguardo, fissandomi in quella sua maniera dispiaciuta.
<<Andiamo via, ti prego>>, dissi, cercando disperata il suo consenso. Sentivo Jorge russare, con la televisione in sottofondo, e sapevo che quella era la nostra opportunità per andarcene.
<<Non possiamo, Camila. Tuo padre ha delle conoscenze ovunque. Ci ucciderebbe subito>>, disse, continuando a raccogliere i pezzi di vetro.
<<Così ci sta uccidendo lentamente, però, mamma. Andiamocene, ti prego, fallo per me, se non vuoi farlo per te>>, dissi, afferrando il suo braccio.
STAI LEGGENDO
Daddy's little girl(Lauren G!P)
FanfictionBristol, sud di Londra. Il mio nome è Camila Cabello. Ho un padre violento, che picchia me e mia madre quando torna a casa ubriaco ogni sera. La mia vita cambia quando mia madre mi spinge a scappare di casa. Allora, incontrerò colei che gli uomini d...