Quindici

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Nel viaggio di ritorno, Lauren era palesemente incazzata, forse perché non aveva avuto modo di terminare l'incontro con Hayley come desiderava terminasse.
Tenne lo sguardo fisso sulla strada per tutto il tempo, non si preoccupò di accendere la radio e per non farla incazzare ancor di più, restai in completo silenzio. Avevo lasciato che il suo comportamento nei miei confronti mi impedisse di ricordare chi fosse, di cosa fosse capace di fare. Faticavo persino a pensare che la donna che si prendeva cura di me, fosse la stessa che aveva minacciato di morte la preside di una scuola. Aveva detto quelle parole con così tanta sicurezza, che temetti potesse già avere a disposizione qualcosa per far esplodere quella macchina con la donna all'interno. Il modo in cui aveva messo in chiaro che conosceva la sua auto, che conosceva i suoi più profondi segreti...rabbrividivo al solo ricordo di quelle parole. 
Sapevo che saremmo state da sole. Taylor le aveva mandato un messaggio vocale- che aveva detto a me di riprodurre- in cui spiegava che andava a pranzo con un'amica e quindi non c'era bisogno che l'aspettassimo. Sarei stata da sola con lei e non sapevo come trattarla, dato che era la prima volta che la vedevo in quello stato. Magari, se ero abbastanza fortunata, potevo andarmene in camera ed evitarla finché non si sarebbe calmata. 

<<Ci fermiamo a prendere qualcosa da mangiare? Non sono in vena di cucinare>>, sbottò all'improvviso. Annuii, perché non volevo contraddirla, sopratutto perché in pubblico non avrebbe potuto fare niente...vero?

<<Mcdonald?>>, propose.

<<Sì, va bene>>, sussurrai, giocando col filo del maglione. Incredibile come quella mattina ci stessi giocando per il nervosismo di conoscere la preside della scuola, ed adesso perché temevo Lauren. 
Poco dopo, entrammo nel Mcdrive e aspettammo che arrivasse il nostro turno. Lauren ordinò per entrambe, risparmiandomi l'imbarazzo di dire che non avevo la più pallida idea di che prendere. Era evidente che non avessi avuto un'infanzia come quella degli altri bambini, e questo comprendeva anche il fatto che Jorge non mi aveva mai portato in un luogo come questo e la mamma non avrebbe mai osato uscire di casa. Non sapevamo come avrebbe potuto reagire. Il massimo della nostra trasgressione era ordinare una pizza nei giorni in cui sapevamo che Jorge non sarebbe tornato fino alla mattina. Quei pochi momenti con mia madre li adoravo, perché per un attimo sembrava che dimenticassimo tutto. Potevamo parlare di qualcosa mentre guardavamo la tv, finalmente in grado di poter guardare qualcosa che non fosse uno di quei vecchi western che metteva sempre lui. Tuttavia, la consapevolezza che lui sarebbe tornato, ci faceva smettere di sorridere. Mamma spegneva la televisione, nascondeva per bene il cartone della pizza nella spazzatura e ognuna di noi entrava nella propria stanza, consapevoli della giornata di merda che ci aspettava il giorno dopo. 

<<Sei molto silenziosa>>, mi fece notare Lauren, mentre ritornavamo in strada.

<<E tu sei molto incazzata>>, sussurrai in risposta, mordendomi il labbro inferiore. Lauren si aprì in un piccolo sorriso.

<<Non devi avere paura. Non sono incazzata con te>>, disse, come se questo dovesse tranquillizzarmi per davvero. Ero cresciuta con un padre violento. Chiudevo gli occhi e sussultavo ogni volta che un insegnate alzava la voce, oppure batteva la mano sulla cattedra per richiamare il silenzio. Come voleva che non avessi paura di lei, se proprio come Jorge, aveva il potere di uccidermi? Abbassai lo sguardo, evitando di rispondere. La mano di Lauren si posò sulla mia gamba e sussultai, perché anche tramite il tessuto del jeans, riuscivo a sentire la sua mano fredda. Portai lo sguardo su di lei. 
Il suo telefono prese a squillare, Lauren roteò gli occhi.

<<Puoi rispondere e mettere in viva voce, per favore?>>, chiese. Risposi al telefono, attivando la modalità che chiedeva. Era Keana.

<<Che c'è?>>, sbuffò Lauren.

Daddy's little girl(Lauren G!P)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora