Mi posò con poca delicatezza sul sedile del passeggero, mi mise la cintura di sicurezza, rendendosi conto che ero troppo sconvolta per farlo da sola. Deglutii mentre la osservavo entrare in macchina dal lato del guidatore, per poi mettere in moto l'auto e partire.
Nessuna delle due disse nulla, e mi limitai a guardarmi intorno. Dove diavolo mi stava portando? Cosa mi avrebbe fatto, adesso? Strinsi gli occhi. Avevo fatto un errore gravissimo a scappare senza pensare. Avrei dovuto prendermi un po' di tempo per guardarmi intorno, per progettare un piano, non correre allo sbaraglio. Sarei dovuta andare direttamente alla stazione degli autobus, non fermarmi in quel maledetto viale. Magari, potevo convincerla a lasciarmi andare.<<Per favore non farmi del male>>, mormorai, guardandola terrorizzata. Lei mi lanciò un'occhiata veloce, sorrise, però non mi rispose in alcuna maniera.
<<Questo dipenderà da te...>>, rispose, alzando le spalle. Continuò a guidare, e su di noi cadde di nuovo il silenzio. Osservai attentamente la strada, rendendomi conto che andavamo verso il lato malfamato della città. Nessuno passava di qui senza il permesso di coloro che si trovavano ai piani alti, nessuno poteva fare stronzate, a meno che non fosse qualcosa approvato sempre da chi aveva il potere. Anche se non avevo amici, sapevo benissimo che non conveniva a nessuno venire da queste parti, nemmeno per errore. Quel viale faceva già parte del territorio di qualcuno? Per questo c'erano quei due tizi, e sicuramente lei doveva conoscere chiunque fosse al potere in questo territorio. Altrimenti non mi saprei spiegare le sue azioni.
Imboccò una stradina stretta, che ci portò direttamente in una piccola campagna. Spalancai gli occhi quando vidi una villetta. Era enorme. Era a tre piani, con delle finestre gigantesche. Immaginavo quanta luce entrasse la mattina, quindi. Il sole era quasi tramontato del tutto, perciò la casa aveva un fascino particolare, che secondo me aumentava di mattina, quando il sole batteva in tutta la casa.
Accanto al cancello c'era un citofono, lei digitò un codice e questo si aprì. Entrò, parcheggiando accanto ad altre macchine. Da chiunque mi avesse portato, era ricco sfondato.<<Non provare a fare stronzate, bambolina. Sei nel mio territorio di caccia, non hai possibilità di farla franca se provi a scappare. Sono stata chiara?>>, disse, guardandomi seria, con la mascella serrata. Annuii velocemente, spaventata dai suoi occhi furiosi.
Uscì dalla macchina, e restai ferma, tremando. Aprì lo sportello, mi prese per il braccio e mi obbligò a camminare. Mi stava facendo male, e un piccolo gemito di dolore abbandonò le mie labbra.Non mi stupii vedere che la porta era aperta. Solamente chi viveva qui doveva conoscere il codice, quindi non c'era pericolo di trovarsi degli sconosciuti in casa. Anche perché credevo che poche persone sarebbero arrivate fin qui, senza prima fare una brutta fine in uno di quei viali che precedevano questa villetta. Come avevo detto, i "forestieri" non erano ben accetti.
Entrammo in casa e mi guardai intorno, studiando l'interno. Accanto alla porta c'era un mobile, su di esso c'era una ciotola in vetro con numerose chiavi all'interno ed un paio di bigliettini. Delle scale in marmo bianco, portavano verso il soggiorno- riuscivo ad intravedere un divano bianco.
Quando lei mi portò a camminare, notai che sulla destra c'erano delle scale, che portavano ai piani superiori. Mi chiesi cosa avrei trovato.
Nel soggiorno, l'arredamento era moderno: una vetrina con il legno in ciliegio occupava gran parte dello spazio. All'interno c'erano dei servizi di piatti e bicchieri in cristallo. Non me l'aspettavo, dovevo essere onesta. Lei era così misteriosa, intimidatoria ed era vestita in nero, quindi mi aspettavo un arredamento completamente diverso da questo.
Il divano si trovava di fronte ad una televisione, una di quelle grandi che vedi nelle case dei ricchi spacconi.
Tuttavia, quello che catturò la mia attenzione, era il balcone. Da quello che potevo vedere, seguiva il soggiorno e doveva arrivare in un'altra stanza, perché c'era un angolo che indicava una svolta. C'era un dondolo, di quelli grandi per far sedere due o tre persone, magari mentre leggono un libro oppure parlano al chiaro di luna.
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Daddy's little girl(Lauren G!P)
FanfictionBristol, sud di Londra. Il mio nome è Camila Cabello. Ho un padre violento, che picchia me e mia madre quando torna a casa ubriaco ogni sera. La mia vita cambia quando mia madre mi spinge a scappare di casa. Allora, incontrerò colei che gli uomini d...