Tre

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Dopo quelle parole, mi ritrovai nel bagno che si trovava nella sua camera.
I suoi occhi verdi mi fissavano attenti, aspettando il momento giusto per saltarmi adosso come un felino affamato. Mi aveva chiesto di togliermi i vestiti un paio di minuti fa, minacciandomi di strapparli via se non avesse obbedito. Sapevo che l'avrebbe fatto per davvero, però non trovavo il coraggio di spogliarmi sotto quello sguardo che mi bruciava viva.
Mi poggiò le mani sulle spalle, facendomi sobbalzare. Chiusi gli occhi, sentendo il suo respiro colpirmi il collo.

<<Devi spogliarti, Camila. Devo vedere quello che è mio>>, ordinò a voce bassa, facendomi venire i brividi. <<però se non lo fai tu, sarò costretta a farlo per conto mio. E non credo ti piacerà>>, terminò.

Volevo andare via, allontanarmi da quel posto e da quella donna, però purtroppo non sapevo come fare. Non volevo tornare a casa, perché anche se avessi voluto, non sarei sopravvissuta ai viali bui governati da persone senza scrupoli. Però, dentro di me, sapevo che nemmeno questo posto era poi così tanto sicuro. Lauren era la Signora di Bristol, e anche se non avevo mai sentito parlare di lei (perché vivevo nella mia bolla), ero convinta che per avere un soprannome simile, doveva essere qualcuno di molto importante.

<<Va bene, te la sei cercata>>, sbuffò. Prima che me ne rendessi conto, le sue mani avevano strappato in due la mia maglia, lasciandomi in reggiseno. Indossavo un semplice reggiseno bianco con dei cuoricini come richiami, niente di sexy, siccome non mi aspettavo di dover farlo vedere a qualcuno. Arrossii, sentendo il panico crescere sempre di più dentro di me.

<<Non ti scoperò, se è questo che credi. Mi sembri stanca e siccome già volevo fare una doccia prima di incontrarti per strada, ho deciso di unire le due cose e farti rilassare con una bella doccia insieme a me. Ma non farò nulla>>, mormorò. Sapevo che i suoi occhi dovevano star studiando il mio corpo coperto dai lividi, e la sensazione di essere guardata con così tanta intensità mi faceva sentire in trappola, ma anche desiderata.

<<Non mi piacciono questi lividi, Camila. Li faremo venire via tutti, te lo prometto>>, sussurrò. Sembrava così sincera, che credetti alla sua bugia; la sua voce così dolce, che credetti potesse essere sinceramente preoccupata per me.

Si inginocchiò davanti a me, guardandomi dal basso. Lasciai che sbottonasse i miei jeans, in completo silenzio. C'era qualcosa che mi spingeva a non muovermi, a restare ferma e in silenzio. Forse erano i suoi occhi calmi e tranquilli, forse era il fatto che nessuno era mai stato così...interessato a me, forse era il suo modo di guardarmi come se fossi la più bella del mondo. O forse, ero solo una maledetta masochista.

Osservai come Lauren mi sbottonava i jeans, facendoli scendere lentamente lungo le mie gambe. Arrossii profondamente, osservando i peli che coprivano la mia pelle. Un piccolo sorriso si formò su quelle labbra carnose, spingendomi a mordermi il labbro inferiore.

<<Mi piace che le mie donne siano...lisce. Stranamente, però, vederli su di te mi piace. Significa che non aspettavi nessuno, che non c'era nessuno per cui valesse la pena farsi bella>>, mormorò, toccando la mia gamba. Rabbrividii, guardando dritto i suoi occhi verdi.

<<Tuttavia, Normani e le altre ti porteranno a fare shopping e in un centro estetico. D'ora in poi, Camila, dovrai farti bella per me. Solo per me>>, disse con la sua voce roca. Qualcosa si contrasse dentro di me. Irrigidii i muscoli delle gambe, mentre Lauren prendeva a baciarne la pelle.

<<Sei così bella...mille volte più bella di quanto avessi mai immaginato>>, ammise con una certa ammirazione nel tono della sua voce. Deglutii, facendola sorridere: le piaceva vedermi nervosa.

<<Sei una jailbait, sai?>>, domandò. La guardai confusa, perché non capivo cosa volesse dire.

<<Avrei dovuto immaginare di essere la prima pervertita che te lo dice. Una jailbait- letteralmente esca da prigione- è una ragazza ancora illegale per il sesso, ma con le forme adatte per attirare l'attenzione degli uomini e dei loro amichetti>>, spiegò, mettendosi in piedi.
Si mise alle mie spalle, studiando la mia schiena. Le sue mani si posarono sul gancetto del reggiseno, e allora balzai in avanti, allontanandomi da lei. Dallo specchio presente in bagno, vide perfettamente i miei occhi spalancati e terrorizzati. Sospirò.

<<Non ti farò nulla, Camila. Però devi toglierti i vestiti se vuoi fare la doccia, no? A meno che tu non voglia lavarti in intimo>>, disse, inarcando un sopracciglio.
No, non ero pronta per farlo. Tutta questa situazione era già strana di suo, non c'era proprio bisogno che facessimo anche una doccia insieme a peggiorare tutto. Scossi la testa, sperando che comprendesse, che mi lasciasse in pace.

Lauren mi afferrò per i fianchi, facendomi girare e stringendomi al suo petto. Mi accarezzò dolcemente i capelli, lasciandomi senza parole. Profumava di buono: cocco, caffè e tabacco. Erano tre cose che odiavo, però stavano stranamente bene su di lei.
Prima che me ne potessi rendere conto, ero scoppiata a piangere tra le sue braccia, perché per quanto folle potesse essere tutto ciò, questo mi sembrava il primo abbraccio sincero che ricevevo dopo parecchio tempo.
Lasciò che singhiozzassi contro il suo petto continuando ad accarezzarmi delicatamente, come se potessi rompermi da un momento all'altro: temevo che fosse molto più probabile di quanto credessi.
Insomma, che razza di folle piange tra le braccia di colei che l'ha "rapita"?

<<Guardami>>, ordinò, quindi feci come aveva detto. Portò la mano sotto il mio mento, osservandomi seria.

<<Sto per baciarti, Camila. Sto per baciarti e cercare di farti dimenticare tutto quello che ti tormenta. Se non vuoi che lo faccia, puoi tirarti indietro a partire da ora>>, disse. Non capivo perché si fosse addolcita improvvisamente, com'era passata ad ordinarmi di spogliarmi a dirmi che potevo tirarmi indietro? Non lo capivo, però il suo tono di voce mi rassicurava. Una volta avevo sentito parlare di un pesce che si finge pianta per attirare gli altri pesci, e appena essi si avvicinano, questi li mangia, mostrando la sua vera natura. Lauren poteva essere proprio come quel pesce, però, per quanto sapessi di rischiare, non mi importava.
Infatti, quando si avvicinò a me per baciarmi, la lasciai fare.
Le sue labbra si posarono sulle mie, reclamandone il possesso. Era il mio primo bacio. La sua lingua accarezzò leggermente il mio labbro inferiore, mentre le sue mani erano ferme dietro la mia schiena. Un piccolo gemito abbandonò le mie labbra, facendo in modo che Lauren ringhiasse contro la mia bocca. Mi tremarono le ginocchia e mi strinsi di più contro di lei, e nello stesso momento, lei passò la sua lingua nella mia bocca. Non sapevo che fare, però per Lauren sembrava non avere importanza. Era lei che faceva tutti i movimenti, era lei che mi accarezzava, ed io le lasciavo fare tutto quello che voleva con me.
Dovevo avere qualche serio problema mentale se tutto questo mi stava piacendo: maledetti ormoni adolescenziali. 

Improvvisamente, si allontanò da me. I suoi occhi erano spalancati, colmi di lussuria e desiderio. Si leccò le labbra, guardandomi con attenzione. Il suo corpo si tirò indietro, lasciandomi persa e confusa. 

<<Fa' la maledetta doccia e sbrigati>>, disse, affrettandosi ad abbandonare la stanza.
Ero confusa: aveva di nuovo cambiato umore e modo di rivolgersi a me; ed io non capivo ancora il perché...ma sopratutto, perché avevo la sensazione di essere già stata tra le sue braccia?

Daddy's little girl(Lauren G!P)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora