Trentasei

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La settimana successiva, mi perdevo a guardare Camila che fissava fuori dal finestrino dell'aereo. Era venerdì pomeriggio e la durata del viaggio era di tre ore e quaranta minuti- all'incirca-, quando saremmo arrivate, non sarebbe stato possibile vedere subito sua madre, perciò Camila avrebbe dovuto aspettare fino alla mattina del sabato per poter passare tutta la giornata con lei. Non le dispiaceva, però, dato che le avevo promesso di farle vedere un po' in giro appena arrivate. 
Mi ero divertita ad osservarla in aeroporto: guardava tutto intorno a sé con meraviglia, come una bambina che scopre il mondo per la prima volta. Il suo sguardo si perdeva in ogni piccolo dettaglio, in ogni singola persona che ci passava davanti. Era stato buffo vederla a mezza spaventata quando, durante il check-in, aveva dimenticato di posare il telefono nel cestino azzurro e il metal detector aveva suonato quando era passata. Nessuna delle guardie aveva osato toccarla, complice il mio sguardo omicida, ed avevano accettato subito la spiegazione del telefono. 
Quando poi eravamo entrate al gate, aveva fissato per un po' gli aerei che abbandonavano la pista oppure ci tornavano con estremo interesse. Le mancava quasi stringersi alla grande vetrata dell'aeroporto, per essere una completa bambina. Era strano per me vedere di quante cose l'avesse privata suo padre- essere di cui dovevo ancora occuparmi-, dunque dimenticavo sempre che avrebbe avuto reazioni inaspettate per alcune cose.
Una volta salite in aereo, avevo dovuto mostrarle come mettere e togliere la cintura, perché stava rischiando di restare bloccata e poi il suo sguardo si era perso a guardare le nuvole da quando era decollato l'aereo. Da allora, non aveva staccato gli occhi dal finestrino nemmeno per un attimo ed io non avevo distolto lo sguardo dal suo bellissimo profilo nemmeno una volta. 
I capelli le cadevano disordinati lungo le spalle, coprendo metà del suo volto. La camicia che indossava era sbottonata ai primi due bottoni, quindi potevo intravedere il suo reggiseno bianco da dove ero seduta. Indossava una gonna dello stesso colore, ma le sue gambe erano coperte dalla mia giacca, che le avevo posato addosso perché aveva preso a tremare. Non faceva molto freddo fuori, però sapevo che la mia bambina fosse una freddolosa e a vederla, nessuno avrebbe creduto che venisse dal Regno Unito. Certo, non avevamo il clima della Russia, però anche da noi non mancava il freddo e lei non sembrava esserci proprio abituata. 

<<Sono una compagna di viaggio tremenda, vero?>>, chiese, destandomi dal mio sogno ad occhi aperti. La guardai, scuotendo la testa.

<<Ti stai solo godendo la tua prima volta>>, dissi, sorridendole dolcemente. La sua mente sembrò vagare, di fatti arrossì e poi scosse la testa, concentrandosi su di me nuovamente. Qualcosa nel suo sguardo, mi permetteva di capire a cosa avesse pensato. Dalla prima volta che le avevo dato un orgasmo, avevo capito che le sarebbe piaciuto il sesso. Ero convinta che ci fossero tre tipi di persone sulla faccia della Terra: chi fa sesso per noia, chi lo fa per professione e chi lo fa per passione...Camila apparteneva a quest'ultima categoria e il numero di lenzuola che avevamo cambiato in una settimana ne era la prova. Le piaceva sperimentare e si affidava completamente a me per ogni cosa, perciò mi sentivo soddisfatta ogni volta che raggiungeva un orgasmo a causa mia. Inoltre, sapere che anche la più stupida delle cose veniva fatta per la prima volta con me, mi rendeva quasi una stupida cavernicola. In poche parole, per non divagare troppo, avevamo fatto sesso parecchie volte in una settimana.

<<Mi dispiace>>, disse, aggrottando le sopracciglia. 

<<Non preoccuparti, Camz. Mentre tu guardi le nuvole, io guardo le hostess>>, mormorai, facendole un occhiolino. Non è vero, non le avevo nemmeno notate, però mi piaceva vederla gelosa. 

<<Fottiti>>, sbottò, colpendomi sul braccio. Ridacchiai, facendo in modo che mi fulminasse con lo sguardo. Si tolse la cintura e fece per alzarsi, però l'afferrai per un fianco e la feci sedere nuovamente. Mi guardò malissimo, però io mi sporsi verso il suo orecchio.

Daddy's little girl(Lauren G!P)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora