Otto

10.2K 360 15
                                    

La prima volta che papà mi aveva picchiato, avevo cinque anni. Ero tornata a scuola dopo una giornata di elementari, ed avevo raccontato a mamma che un ragazzo più grande mi aveva regalato una mela. Lui ne aveva due e mi aveva visto guardare l'altra con adorazione, quindi me l'aveva porta senza farmi troppe domande e senza pretendere nulla in cambio. Mia mamma mi aveva detto di non dirlo a Jorge, che odiava le mele e si sarebbe incazzato altrimenti. Però, presa da un momento di ingenuità infantile, gliel'avevo detto. Si era arrabbiato, mi aveva spaccato un labbro e mi aveva lasciato un livido sulla guancia.
Il giorno dopo, a scuola, quel ragazzo mi aveva portato un'altra mela e senza fare troppe storie, mi aveva consigliato di mettere un po' di ghiaccio sull'ecchimosi. Quasi come se fosse una regola non scritta, nei giorni a seguire, lui mi portò sempre una mela, finché non sparì nel nulla. Non seppi più nulla di Khalid- così aveva detto di chiamarsi- fino ad ora che era qui davanti a me. 

Quando Normani aveva detto il suo nome, non avrei mai pensato che fosse lui. Sentii dire che se n'era andato in Francia e non avrebbe fatto più ritorno, quindi non potevo di certo credere che fosse lui, ed inoltre, ero stata talmente occupata da aver persino dimenticato di quel amico che mi portava le mele. Era strano per tutti che un sedicenne si preoccupasse così tanto di una bambina di a malapena sei anni, però lui era gentile e prima di sparire, si era sempre ricordato di portarmi quella mela. Era un gesto stupido, tuttavia, per me aveva significato molto.

<<Voi due come vi conoscete?>>, chiese Normani. Non era gelosa, solo curiosa di sapere per quale motivo il suo ragazzo conosceva me.

<<Sai quant'è piccola la scuola di Bristol...Camila era una bambina con un'ossessione per le mie mele. Sai che ho sempre amato i bambini, quindi dopo la prima volta, iniziai a portarle sempre delle mele. Era una specie di regola non scritta>>, spiegò lui, sorridendomi con affetto. Sembrava quasi un fratello maggiore, che mi mostrava un affetto che credevo di non aver mai conosciuto.

<<Il melaniere>>, disse Vero, facendo sì che tutti la guardassero. Alzò le spalle, mostrando un sorriso infantile.

<<Deficiente>>, disse un ragazzo dai capelli mori e ricci, scuotendo la testa.

<<Lascia che ti presenti a tutti gli altri>>, disse Khalid, facendomi voltare verso gli altri presenti. Quelle che riconobbi subito, erano Dinah ed Ally. La prima sedeva accanto ad una ragazza dai capelli lunghi e castani, con un paio di occhi color ambra che mi guardavano curiosi. Al fianco di questa ragazza, c'era quello che aveva commentato poco prima. Ally era seduta sulle gambe di un bel ragazzo dai capelli mori, tenuti indietro dal gel. Nonostante la distanza, vidi perfettamente i suoi meravigliosi occhi azzurri e pieni di vitalità.

<<Conosci già Dinah. Al suo fianco ci sono Alexa e il suo ragazzo Alan>>, disse il ragazzo di colore, indicando la coppietta. Gli occhi castani tendenti al verde di lui mi studiarono per un paio di secondi, prima di rivolgermi un cenno del capo.

<<Il ragazzo di Ally, Adrien>>, disse, prestandomi il moro dagli occhi azzurri. 

<<Poi, abbiamo Julian>>. Il ragazzo era bellissimo, dovevo ammetterlo. I capelli erano molto corti, mettendo in risalto un volto duro e ben definito. Aveva un paio di occhi castani davvero meravigliosi, per quanto potesse essere un colore di occhi molto comune.

<<Infine, Ezra. Non soffermarti sulle cose che fa, abbiamo smesso di cercare il suo cervello tanto tempo fa>>, disse Khalid, ridacchiando. Il ragazzo in questione aveva un volto eccentrico e pieno di vita come quello di un bambino, anche se era evidente avesse i suoi trent'anni. I suoi capelli corvini erano lunghi ed una ciocca copriva l'occhio sinistro. Si sistemò il cappello nero, fingendosi offeso.

Daddy's little girl(Lauren G!P)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora