Il lunedì mattina, Normani mi accompagnò a scuola, dicendomi che al ritorno sarebbe passata Taylor. Mi sorprendeva notare che si stavano occupando di me, senza forzarmi a ritornare da Lauren o cose simili. Si comportavano come se fossero delle vere amiche e non sapevo come reagire dinnanzi tutte quelle attenzioni, dinnanzi a tutto quell'affetto e sostegno che mi stavano dando. Potevo dire di essere felice? Dopotutto, Jorge non sembrava più essere un problema, mia madre era al sicuro ed avevo finalmente delle persone alle quali piacevo e che mi prendevano in considerazione. Dunque, perché mi sentivo comunque vuota? Un po' sentivo la mancanza di mia madre, che non vedevo da troppo tempo. Sapevo che qualcuno si stava prendendo cura di lei, però avrei adorato sapere dove si trovava e parlarle, anche se per pochi secondi. Ma come potevo farlo se non volevo vedere Lauren almeno per un altro po' di tempo? Magari, se gliel'avessi chiesto, mi avrebbe fatto mettere in contatto con lei comunque, oppure poteva utilizzarlo come pretesto per farmi ritornare con lei a subire i suoi attacchi di violenza. E nessuno mi assicurava che un giorno, quella violenza non sarebbe stata su di me.
Quando arrivai a scuola, non vidi nessuno dei ragazzi, dunque andai a sedermi sul muretto accanto alle scale. Mi guardai intorno per un po', prima di prendere uno dei libri che avevo trovato nel borsone con le mie cose. Forse, ero stata influenzata dalla conversazione avuta con Mia. Proprio mentre stavo per leggere, qualcuno si fermò davanti a me ed alzai lo sguardo. Sussultai quando vidi il suo volto pieno di lividi e l'occhio gonfio: Dylan.
<<Ehi>>, mormorai, mordendomi il labbro inferiore.
<<Non è colpa tua>>, disse semplicemente, prima di andarsene. Dal modo in cui trascinava la gamba e si teneva il fianco, immaginai gli avesse incrinato qualche costola. Avrei voluto richiamarlo, ma non avrei saputo come continuare una conversazione con lui. Non potevo chiedergli se stava bene, dato che la risposta era più che evidente. Non potevo dirgli che mi dispiaceva, dato che quello non l'avrebbe guarito miracolosamente. Tuttavia, era andato in ospedale da quello che sapevo, dunque se era a scuola, ciò stava a significare che i medici gli avevano dato il permesso di uscire e camminare.
<<Ha proprio un brutto aspetto>>, mormorò Shawn, sedendosi al mio fianco. Annuii, guardando il ragazzo biondo che era giunto dai suoi amici. Nessuno di loro mi lanciò la solita occhiata stranita o piena di odio, Kylie compresa.
<<Lauren ed io abbiamo litigato>>, dissi, come se questo avrebbe dovuto spiegare tutto.
<<Ti...ti...>>. Portò l'attenzione su di me, guardandomi attentamente. Cercava di chiedermi qualcosa di preciso, però gli mancava il coraggio di continuare quella frase, sicuramente spaventato da quello che avrei potuto rispondere.
<<No>>, riposi, scuotendo la testa. Tirò un sospiro di sollievo.
<<Ma questo non vuol dire che io possa giustificare il suo comportamento. Avrebbe potuto ucciderlo>>, mormorai.
<<Lei è fatta così, Camila. Sa di avere controllo e potere, e perciò non esita un attimo ad utilizzarli. Sa di poter fare quello che vuole perché niente e nessuno la toccherà. Figurati che nemmeno due anni fa, si è venuto a sapere che un poliziotto la copriva. La cosa peggiore è proprio essere consapevoli che chi dovrebbe proteggere noi, protegge prima lei e i propri sporchi interessi>>, disse lui, sconfitto.
<<Taylor mi aveva assicurato che non fosse un mostro, che fosse diversa da quello che tutti credevano>>, ammisi, ricordando una delle prime cose che mi disse la ragazza.
<<Taylor?>>, chiese, confuso.
<<Sua sorella Taylor>>, dissi, annuendo. La sua bocca si aprì, formando un'espressione sorpresa.
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Daddy's little girl(Lauren G!P)
FanfictionBristol, sud di Londra. Il mio nome è Camila Cabello. Ho un padre violento, che picchia me e mia madre quando torna a casa ubriaco ogni sera. La mia vita cambia quando mia madre mi spinge a scappare di casa. Allora, incontrerò colei che gli uomini d...