Undici

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<<Piccola...>>, mormorò Lauren, accarezzandomi il volto. Il livido che mi aveva lasciato mio padre stava guarendo, però era ancora un po' evidente e il tocco di Lauren mi fece sussultare. Passò il pollice sul livido, guardandomi come nessuno mi aveva mai guardata prima. C'era una strana luce che illuminava i suoi occhi, che poteva quasi illuminare l'intera casa.

<<Sei bellissima e troppo innocente, una combinazione quasi letale. Sapevo che dovevo proteggerti, che dovevo prendermi cura di te, perché eri diversa. L'ho saputo dal primo momento e dopo tutto quello che ho fatto per averti, sta' pur certa che niente e nessuno riuscirà a portati via da me. Non c'è nessun'altra donna nella mia vita. Purtroppo è vero: non sei la prima. Ma ciò non vuol dire che tu non sia l'unica che io voglia, o che io abbia sempre voluto>>, sussurrò. Chiusi gli occhi, sentendo il suo respiro colpire il mio collo. Iniziò a lasciare dei baci delicati, che mi fecero venire i brividi. 

<<Solo, la prossima volta che hai un problema, dillo a me, piccola. Non scappare>>, disse, mordendo delicatamente un lembo di pelle. Il segno che aveva lasciato sul mio collo era ancora lì, però non sapevo se aveva intenzione di lasciarmene un altro o meno. Non sentii alcun tipo di dolore, quindi immaginai che quello fosse semplicemente il suo modo di chiedere scusa.

<<Non voglio più vederti correre via da me...è stato orribile>>, mi rivelò a voce bassa. 

<<Mi dispiace>>, mormorai, stringendomi al suo petto. 

<<Va tutto bene, ti sei già scusata. Adesso, però, lascia che ti mostri quanto dispiace a me>>, disse. Si alzò dal divano, con me ancora stretta a lei. Come se stesse portando una bambina tra le braccia, salì fino al secondo piano e mi portò in camera. Lasciai che mi stendesse sul letto, curiosa di sapere cosa avesse intenzione di fare. Aveva reso chiaro che non voleva andare fino in fondo, finché non fossi stata pronta anche io, perciò non mi preoccupavo di quello. Tuttavia, i suoi occhi mi osservavano affamati e sapevo che aveva in mente qualcosa di ben preciso.

<<Posso farti sentire bene, Camz? Mi dai il permesso?>>, chiese, accarezzandomi le gambe con la punta delle dita congelate. Rabbrividii, guardando dritto nei suoi occhi. Mi morsi il labbro inferiore, studiandola con attenzione. Non c'era nulla in lei che mi impedisse di dirle di no: né lo sguardo, né il comportamento. Però, era evidente che voleva farlo, anche se non avrebbe esitato un attimo prima di tirarsi indietro e lasciarmi andare. 

<<Mi prenderò cura di te, piccola. Ti farò stare bene>>, promise, leggendo l'indecisione nel mio sguardo. Mi baciò lentamente, poggiando i gomiti ai lati della mia testa. Le nostre lingue non ci misero molto prima di prendere a giocare insieme, come avevo imparato a fare nemmeno due giorni prima. Morse il mio labbro inferiore, facendomi gemere. Nel frattempo, la sua mano aveva preso a tracciare un percorso lungo la mia gamba. Mi afferrai alle sue spalle quando mi toccò per la prima volta da sopra le mutandine, ed un piccolo gemito abbandonò le mie labbra. Non me l'aspettavo.
I suoi occhi mi scrutarono attenti, e si fermò, in attesa che le dicessi se continuare o meno. Accarezzai le sue spalle, sperando che potesse bastarle come risposta. Le sue labbra si aprirono in un meraviglioso sorriso, quando la sua mano prese a muoversi su e giù lungo la mia natura. I miei fianchi si inarcarono in maniera automatica, come se Lauren avesse premuto un pulsante segreto di cui non ero a conoscenza.

<<Non so perché, ma ero sicura che le sculacciate ti avrebbero eccitato>>, sussurrò al mio orecchio, facendomi notare quanto fossi effettivamente bagnata. Entrambe sapevamo che doveva essere stato per forza quello il motivo della mia eccitazione, ma sentirselo dire senza peli sulla lingua, aveva causato una strana sensazione al centro del mio petto. Mi guardò sorridendo, prima di lasciarmi un bacio sulla tempia.

Daddy's little girl(Lauren G!P)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora