Trentanove

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Due ore prima

Congelata. Ecco come mi sentivo mentre lei mi stringeva forte, riportandomi in un caldo abbraccio che ormai non vivevo da anni. Il suo profumo era sempre lo stesso, così come il suo modo di avvolgere le braccia introno a te e convincerti che nulla di brutto sarebbe potuto succedere in quel momento.
Per un secondo, fui tentata di ricambiare il suo abbraccio, ma poi ricordai che quella donna ci aveva abbandonato e non potevo scusarla per ciò che aveva fatto. Mi allontanai bruscamente, facendo in modo che i suoi occhi mi guardassero pieni di stupore. Un piccolo sorriso si formò sul suo volto ed annuì, mettendo le distanze tra di noi. Tutto intorno, le persone sembravano essere sparite nel nulla, perché nient'altro aveva importanza.

<<Cosa ci fai qui?>>, chiesi, stringendo le sopracciglia. Se era opera di Chris o Taylor...no, non poteva essere opera loro. Non sapevano nemmeno che sarei stata in quel centro commerciale in quel momento, dunque non avrebbero potuto dirle dove trovarmi. Anche perché nemmeno due minuti fa, era stata lei a farmi la stessa domanda, perciò non sapeva nemmeno che fossi a Manchester.

<<Ci vivo qui>>, rispose, alzando le spalle. <<Tu, più che altro, cosa ci fai qui?>>, ripeté la domanda.

<<Ho accompagnato una persona>>, mi limitai a dirle. Annuì, come se avesse capito tutto. Quanto avrei voluto che spiegasse anche a me ciò che aveva intuito, perché io non ci stavo capendo assolutamente nulla. 

<<Chris e Taylor sono cresciuti proprio tanto...e maledizione, se siete diventati tutti e tre più belli di quanto ricordassi>>, mormorò, guardandomi con gli occhi lucidi. Scossi la testa, come a dirle di smetterla con quella sceneggiata.

<<Non hai diritto di comportarti in questa maniera. Tu sei sparita, tu non ci hai più cercato e se non fosse stato per loro due, non avremmo saputo nemmeno che sei viva>>, sbottai, incrociando le braccia al petto, come se volessi innalzare una barriera tra noi due.

<<Capisco la tua rabbia, capisco le parole che dici, ma non sai come stanno le cose. Ho chiesto ai tuoi fratelli di non dirtelo, perché sentivo in cuor mio che saresti venuta tu a pretendere spiegazioni>>, disse, in maniera dolce. Le mostrai un sorriso ironico.

<<Non sono qui perché volevo parlare con te, ma perché ho accompagnato una persona che aveva bisogno della mia presenza>>, dissi.

<<Eppure sei qui a sentirmi parlare, piuttosto che con la persona che ha bisogno della tua presenza>>, ribadì, inarcando un sopracciglio. Se mio padre mi aveva insegnato a non provare sentimenti, lei sicuramente mi aveva lasciato il saper rispondere a tono.

<<Infatti è tempo sprecato>>, sbottai, dandole le spalle. Feci per allontanarmi, quando mi prese per un polso e mi fermò. I suoi occhi mi imploravano in silenzio, dicendomi parole che forse non aveva coraggio di dirmi a voce. L'unica persona con cui ero in grado di fare una cosa simile, era Camila.

<<Resta con me almeno un paio di minuti. Poi se non ti convinco, puoi andartene>>, mi sussurrò. Scossi la testa, rifiutandomi anche solo per un istante di sedermi ad ascoltare quello che aveva da dire. Erano passati dieci anni da quando se n'era andata ed ero convinta che di opportunità per mettersi in contatto con noi, ne aveva avute eccome. Cazzo, capivo che se ne fosse andata per allontanarsi da quell'essere, però doveva portare anche Chris e Taylor con sé. Non le avevo mai perdonato l'averli abbandonati in preda alla furia di mio padre, vittime silenziose del cambiamento che incombeva su tutti e noi e sopratutto, testimoni dell'essere che ero diventata.

<<Ti prego, Lauren>>, implorò, stringendo il mio polso con un po' di forza in più. Se Camila, Taylor o Chris fossero stati qui con me, mi avrebbero sicuramente detto di darle un'opportunità, di sentire almeno cosa avesse da dirmi e poi decidere da lì. Ma al tempo stesso, avevo imparato che una seconda opportunità non si può dare a nessuno, non nel mondo in cui vivevo io. 

Daddy's little girl(Lauren G!P)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora