Trentaquattro

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Eravamo in casa. Lauren si trovava in ginocchio davanti a me, le sue mani tenevano prigioniera la mia caviglia sinistra e la sua bocca si affrettava a posarci dei baci. Iniziarono in maniera lenta, con i suoi occhi fissi nei miei che studiavano attentamente ogni mia reazione. Salì pian piano verso l'interno coscia, soffermandosi accanto al ginocchio. Una volta giunta all'orlo del vestito, passò all'altra gamba, riservandole lo stesso trattamento. 
Si stava prendendo il suo tempo per farmi rilassare, per farmi pensare se volessi farlo o meno. Tuttavia, più tempo impiegava, più in fretta volevo che mi accontentasse. Era stata l'unica, tranne mia madre, a cui importava qualcosa di me. Aveva visto in me quello che vedeva in lei, con l'unica differenza che sapeva io non sarei mai stata in grado di occuparmi di mio padre ed avevo proprio bisogno dell'intervento di qualcuno. Non sapevo se quel giorno era giunta in quel viale per caso, oppure mi stava seguendo, ma in entrambi i casi, da quel momento la mia vita era cambiata radicalmente. In poco tempo, Lauren mi aveva fatta sentire al sicuro come mai mi ero sentita prima d'ora. Sapevo di potermi fidare di lei per quanto riguardava la mia prima volta. 

<<Che dici, togliamo il vestito?>>, mormorò, facendo scivolare le mani lungo le mie gambe. Alzai i fianchi per permetterle di sfilarmelo, restando mezza nuda dinnanzi ai suoi occhi. Mi imbarazzavo come la prima volta, dato che lei mi guardava sempre come se fosse la prima volta. C'era così tanta meraviglia mista ad adorazione nel suo sguardo, che quasi pensai di poter essere una dea. Il suo sguardo lasciava intendere questo, che avrebbe adorato me e tutto quello che mi circondava. 

<<Alzati>>, ordinai dolcemente. Ubbidì, mettendosi in piedi. Si era tolta gli stivali prima di mettersi in ginocchio, dunque non ebbi problemi a slacciarle il jeans e sfilarglielo. Baciai la sua coscia, imitando le sue azioni di poco prima, solo che con me persero tutta al sensualità che aveva donato lei. 
Tuttavia, quando i nostri occhi si incontrarono, Lauren si preoccupò solo di togliersi pigramente la maglia, finendo in intimo proprio come me. Il suo corpo sembrava essere scolpito dagli dei: gli addominali ben marcati, che tuttavia non sfociavano nella mascolinità, l'accenno della linea a forma di V, la sua pelle segnata da tutti quei tatuaggi...non c'era un difetto nel suo corpo e lo sapeva benissimo.
Sospirò quando presi a baciare il suo stomaco, divertendomi a lasciare dei leggeri morsi di qua e di là, illudendomi di poter lasciare il mio segno tra tutti quei tatuaggi. Più in basso, la tela dei suoi boxer era diventata più prominente e seppi di averla eccitata con dei semplici gesti. Alzai lo sguardo per cercare il suo consenso e toglierle i boxer, ritrovandomi solo con la sua mano sotto il mento.

<<Puoi fare quello che vuoi>>, mormorò, posando la mia mano sulla linea nera che mi separava dalla sua nudità. <<Sono tua>>, sussurrò, sensuale. 
Le tolsi l'intimo, studiando la sua natura eretta. Mi morsi il labbro inferiore, pensando che non mi sarei mai abituata a quanto fosse grande. Non avevo termini di paragone, però ero convinta che fosse più grande della norma. E sicuramente, sapeva usarlo anche bene. 
Le diedi piacere, ricordando per filo e per segno tutto ciò che mi aveva detto l'ultima volta. Stuzzicai la sua punta, guadagnando che ne fuoriuscisse una goccia di liquido preseminale. Con la punta delle dita, tracciavo su e giù la sua vena pulsante, sentendola sotto il mio tocco. Irrigidì le gambe, cercando di restare ferma e sentivo i suoi occhi su di me. Quando l'avvolsi con le labbra, un mugolio scappò dalla sua bocca  e faticò a stento a non alzare i fianchi. Mi sarebbe piaciuto se l'avesse fatto, se in quel preciso istante avesse preso controllo della mia bocca. Tuttavia, sapevamo entrambe che non ero pronta e le ero grata per non avermi mai pressato e per continuare a farlo.
Lasciò che giocassi con la sua intimità, facendo di lei quello che volevo. Succhiavo, toccavo, stringevo, stuzzicavo con la lingua e a un certo punto, ha persino lasciato che la graffiassi con i denti. Quando le sue mani si strinsero intorno ai miei capelli e il suo respirò aumentò, seppi che stava per venire. Allontanai la bocca, iniziando a stimolarla con la mano. I nostri occhi si incontrarono e notai che faticava a tenerli aperti. Ancora più evidenti, però, erano la mascella tesa e i muscoli irrigiditi, segno che faticava a contenersi.

Daddy's little girl(Lauren G!P)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora