Ventotto

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Non sarei dovuta essere sorpresa dal fatto che Lauren non mi avesse portato a casa di Normani, ma comunque non potetti evitare di essere stupita quando notai il familiare vialetto che portava al cancello della sua villetta. Le macchine dei fratelli erano parcheggiate una accanto all'altra, come se non fossero cambiate le cose da venerdì sera. Chris e Taylor non c'erano, però ed io non volevo rivolgere la parola a Lauren. Era evidente che non ci sarei riuscita, dato che non avevo via di fuga: continuavo a non conoscere il codice per aprire il cancello.
Lauren parcheggiò la macchina di Taylor accanto a quella di Chris, spense il motore e scese da essa. La seguii in silenzio, notando che sembrava essere la stessa scena di quando mi aveva portato in casa sua...era più o meno un mese fa, se non mi sbagliavo. 
Entrammo in casa, che era silenziosa proprio come la prima volta. Mi ero talmente abituata a sentire Chris e Taylor che si urlavano contro, oppure che vedevano la televisione a tutto volume, che adesso trovavo quasi strano tutto quel silenzio.

<<Mi riporterai a casa di Normani?>>, chiesi, consapevole che la mora doveva averle detto dove sarei stata. 

<<Perché dovrei? Tu appartieni qui. Con me>>, disse, incrociando le braccia al petto. Alzai le sopracciglia, imitando la sua posizione.

<<Non posso nemmeno guardarti negli occhi in questo momento. Mi piacerebbe molto tornare dove ci sono delle persone che non cercano di controllare la mia vita>>, sbottai, sentendo tutta la rabbia montare nel mio corpo. Afferrò il mio polso, trascinandomi in un'altra scena mostruosamente familiare. 
Mi rifiutavo di farmi mettere di nuovo sul suo ginocchio, categoricamente. Era un no totale, che non pretendeva lei ribadisse. E...mi stava mettendo sul suo ginocchio. Mi ritrovai col sedere per aria, dato che alzò la gonna oltre la mia vita. La sua mano prese a colpirmi senza pietà, facendomi gemere per il dolore. Stranamente, proprio com'era successo la prima volta, la mia mente si liberò completamente. Sentire le sue gambe sotto il mio stomaco, le sue mani sulla mia pelle, il suo respiro agitato...Persi completamente la cognizione del tempo, svuotando completamente la mia mente da ogni cosa che non fossimo noi due. Non era normale tutto ciò, di questo ne ero pienamente consapevole. Avrei dovuto avere paura di lei, perché comunque mi stava mettendo le mani addosso. Però, maledizione, le avrei concesso di farlo ancora ed ancora per parecchio tempo. 

<<Mi dici che non devo controllare la tua vita, eh?>>, sbottò, furiosa. 

<<Se non l'avessi fatto, credi che a quest'ora staresti qui? Se non avessi tenuto sotto controllo la tua via, non ti avrei trovata in quel viale>>. Sculacciata.

<<Non ti avrei seguito quando hai provato a scappare via>>. Altra sculacciata.

<<E sopratutto, non avresti mai saputo che due delle ochette di Kylie volevano trovare un modo per ferirti per compiacerla. Perché credi che non ti rivolgano più la parola? Mi sono assicurata che entrambe capissero contro chi si sarebbero messe>>. Dopo la fine di ogni frase, colpì il mio sedere, facendomi muovere in avanti. Avrebbe dovuto fare del male, eppure l'eccitazione traditrice crebbe dentro di me. 
Le sue parole presero un senso nella mia mente, ormai rallentata dalle sue azioni: maledizione! Che razza di problemi mi affliggevano? Non mi sarebbe dovuto piacere tutto questo. Non mi sarebbe dovuto piacere il fatto che mi aveva protetta più e più volte...Non dovevo romanticizzare il suo voler controllare tutto quello che la circondava, me compresa. Anzi, sopratutto me. 

Mi afferrò per i fianchi, gettandomi sul divano. Mi spinse la schiena verso il basso, alzando semplicemente il mio sedere. Avevo le guance in fiamme, mi tremavano le gambe e bruciava il sedere per i colpi che aveva assestato. Mormorò qualcosa, prima che sentissi il cotone delle mutandine scivolare lungo le mie gambe e fermarsi all'altezza del ginocchio; in quella maniera, non potevo divaricare molto le gambe.

Daddy's little girl(Lauren G!P)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora