Capitolo trentanove

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Destiny

«Hai questo strano vizio di incasinarti le relazioni sentimentali ogni volta che stanno andando per il meglio che, se non ti conoscessi, direi quasi che ti diverta a farlo.» Mescolo lo zucchero al latte che so in anticipo che non berrò. Non metto qualcosa nello stomaco da quando Ryan se ne è andato di casa e anche solo l'idea di mangiare mi da' la nausea. «Vuoi che venga a Chicago e provi a sistemare le cose?» Domanda, mettendosi a sedere. Mi fa sorridere che me lo chieda. «Non siamo più adolescenti, Chase. Non puoi correre da me ogni volta che ho un problema. Ne avrai tanti di tuo senza io che ti incasini ulteriormente le cose.»
«Sei la mia migliore amica, Destiny. Se stai male, venire da te è d'obbligo.»
«Chase.»
«Prendo il primo volo e arrivo. Ci vediamo tra qualche ora, bellezza.» Attacca la telefonata prima che riesca a fargli cambiare idea. Scuoto la testa e sorrido, alzandomi dallo sgabello e posando la tazza nel lavello. Mi arresto quando sento la serratura che scatta e la porta aprirsi. «Papà!» È la voce di Harry a darmi la conferma che Ryan è qui. Il cuore mi martella nel petto all'idea di rivederlo. Manca da casa da due giorni, ma è come se fossero settimane. «Ciao, campione.» Mi affaccio in salotto ed il cuore mi si stringe in una morsa. Ryan è accovacciato su Harry che gli allaccia le braccia al collo. Gli manca, è evidente dal modo in cui lo stringe al suo corpo. «Hai delle occhiaie orribili, papà.» Harry ride e gli sfiora gli zigomi. Ryan sorride e a me viene da piangere. «Non ho chiuso occhio, piccoletto.»
«Neanche la mamma.» Ryan si irrigidisce. «Dov'è, a proposito?» Sento lo stomaco contrarsi. Ryan vuole vedermi.
«In cucina, credo. Era al telefono con lo zio Chase.» Ryan annuisce e si tira in piedi. «Tua sorella?» «Dorme ancora.» «Sono le undici, non credi sia ora di svegliarla?» «No, quando dorme non da' fastidio.» Trattengo un sorriso che Ryan gli rivolge apertamente. «Tu la svegli ed io parlo con la mamma. Vediamo chi ci mette meno tempo, ci stai? » Harry annuisce e corre in camera. Ryan lo segue con lo sguardo e poi si incammina verso la cucina dove torno velocemente. Mi tengo occupata con le cose da lavare in modo tale da dargli le spalle e non sostenere lo sguardo che riesce sempre a farmi mancar l'aria. «Hey.» Intorpidisco le spalle e ciò che ho in mano cade rumorosamente nel lavandino. «Ciao, non ti ho sentito arrivare.» Odio la formalità con cui gli sto parlando, odio che a causa mia stia lontano dai suoi figli ma più di tutto odio me stessa per aver rovinato le cose. «Ho dimenticato alcune cose qui, sono passato a prenderle.» Spiega, dondolandosi sui talloni. «Non devi giustificarti, è casa tua dopotutto.» Mi guarda ed io mi appoggio al bancone della cucina per non cadere. «Casa nostra.»
«Cosa?» Temo di aver sentito male. «Non dire casa tua se è nostra.» Spiega brevemente. «Nostra e non ci sei. Dove sei tu, quella è casa.» Ryan abbassa la testa, facendomi desiderare di andare lì ad abbracciarlo. «Non rendere le cose più difficili di quanto già non siano.» mormora ed io mi sento affondare. «Prendo le mie cose e me ne vado.» aggiunge, spiazzandomi. «Lillian fa le lasagne per pranzo.» Sono il suo piatto preferito in assoluto e preferirebbe morire piuttosto che perdersele. «Saranno buonissime.» Detto questo, esce dalla cucina ed entra in corridoio. Non riesco a credere che non sopporti la mia presenza a tal punto. Senza riflettere, lo seguo ma mi arresto quando i piccoli lo fanno sedere sul divano e gli chiedono di noi. «Vai via di nuovo?» Emily siede sulla sua coscia e Harry è in piedi accanto loro.  «Torno presto, tesoro.» Le accarezza i capelli e Emily si accoccola contro di lui. «Non mi piace questa cosa.» «A chi lo dici, piccoletta.» Ryan sospira. Fa per alzarsi ma la domanda che gli porge Harry lo fa tornare a sedere.
«Tu ami la mamma?» Trattengo il fiato. Mentirei se dicessi che non ho paura della risposta.
«Non smetterò mai di farlo.» I nervi tornano rilassati ed il desiderio di farmi scoprire ad origliare ha quasi la meglio sul buonsenso.
«E allora perché non resti con lei?»
«Tua madre ha fatto una cosa poco carina. »
«Tu ne hai mai fatte?»
«In continuazione.»
«E lei te le ha mai perdonate?»
«Sempre, anche quelle imperdonabili.»
«Non capisco proprio allora perché tu voglia andartene via, papà.»
«Vedi, tesoro... Tua madre è la persona migliore che io abbia mai conosciuto e vedere che anche lei è stata capace di deludermi mi ha scosso.»
«Ma poi torni?»
«Siete la mia famiglia, piccoli. Tornerò sempre da voi.» Bacia ad entrambi la testa e a me prende un magone all'altezza dello stomaco. Tornerò sempre da voi. È chiaro che si stesse riferendo a Emily e ad Harry, escludendo la sottoscritta dal pacchetto. Mi allontano dalla mia postazione e torno in cucina dandomi della stupida. Casa per Ryan è dove sono loro, non io.

                          Ryan

«Ma poi torni?» Harry gonfia le guance e a me assale la nostalgia. Mi mancano così tanto.
«Siete la mia famiglia, piccoli. Tornerò sempre da voi.» La chioma bionda di Destiny si allontana lungo il corridoio, ignara che l'abbia vista.
«Anche dalla mamma?»
«Anche dalla mamma.» Starle troppo lontano mi è sempre risultato difficile.
«Ti vogliamo bene, papà.» Mi abbracciano forte ed io ricambio. Chissà quando potrò rifarlo.
«Saluto la mamma e poi vado.» Annuiscono e mogi mogi tornano a giocare con i loro giocattoli. Deglutisco e mi alzo a malincuore. Mi fa stare male tenerli lontano, ma restare mi farebbe stare peggio. «So che hai ascoltato ciò che ho detto a Emily e Harry.» Sono le parole con cui mi rivolgo a Destiny qualche minuto prima  di andarmene.
«Passavo di lì per caso.» Scrolla le spalle e a me fa ridere che non ricordi che so esattamente quando sta mentendo e quando invece è seria.
«Sei sempre stata pessima con le bugie.» dico e lei prova a trattenere il sorriso, ma fallisce miseramente. Mi manca baciarla, me ne rendo conto quando lo stesso sorriso che ha impresso lei sulle labbra rispecchia quello sulle mie.
«Lo penso davvero ciò che ho detto.» accenno, avvicinandomi.
«Questo mentre te ne vai.» Ha le mani dietro il bancone ed una parte di me vorrebbe che me le gettasse al collo.
«Non capisci proprio eh? Se resto, finirei per ferirti.»
«Fallo, basta che non mi lasci.»
Le prendo il viso tra le mani e la faccio sedere sul bancone della cucina. Mi insinuo tra le sue cosce che si stringono attorno a me. «Ho bisogno di starti lontano.» Le mie labbra sfiorano le sue. Ho talmente voglia di baciarla che se lo facessi dimenticherebbe cosa significhi baciare un altro che non sia io.
«Non mi sembra.» Riderei se le cose fossero così semplici. Chiudo gli occhi e mi beo del suo respiro che mi pizzica la pelle. Il suo naso sfiora il mio e le sue braccia mi stringono a lei. Provo una fatica immensa nel tenere le mani a posto e la mia bocca lontano dalla sua, ma baciarla creerebbe solo casini. Le accarezzo il viso e lei mi guarda in un modo che mi fa desiderare non essere mai entrato in questa stanza perché resisterle adesso è impossibile. «Mi dispiace.» Tra tutte le cose che avrei potuto scegliere di fare, andarmene risulta l'alternativa migliore.

Perché proprio lei? ? 2.0Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora