Capitolo ottantacinque

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                          Destiny

Un'ora prima

Tesoro, ho avuto dei problemi con il coach e non posso passare a prendere i bambini per le quattro. Fammi sapere come risolvi. Ti amo. ❤️
«Posso passare a prenderli io se devi tornare in ospedale.» Kate si infila una foglia di insalata in bocca. Fa una piccola smorfia ma non cede e continua a riempirsi la bocca di lattuga. «Vado io, Jared mi ha dato la giornata libera.» Kate mi guarda di sottecchi. «C'è qualcosa che non mi hai detto? Tu non vai mai via prima dal lavoro.» Mi punta contro una forchetta. Infilo la mano nella borsa e le porgo l'ecografia. In un primo momento non capisce di cosa si tratta ma quando osserva l'immagine un sorriso spontaneo le affiora sulle labbra. «Sei incinta, tesoro?» A causa dell'emozionr non riesco a parlare così mi ritrovo ad annuire. «Ma è meraviglioso. Vieni qui, fatti abbracciare.» Mi ritrovo le sue braccia intorno al collo e la sua guancia contro la mia. «Da quanto lo sai?» «Questa mattina.» «E da quanto lo sei?» «Pochissime settimane.» «Ryan sarà al settimo cielo.» «Ancora non lo sa.» Mi stringo nelle spalle. «No? Cosa aspetti a dirglielo? Il quinto figlio?» Ridacchio. «Ho intenzione di dirglielo questa sera.» «Sei emozionata?» «Tantissimo, ma probabilmente non quanto lo sarà lui quando lo verrà a sapere.» «Mi piacerebbe assistere alla sua faccia quando glielo dirai ma poi finireste con lo sfornarne un altro quindi evito e ti chiamo direttamente il giorno seguente.» Scoppio a ridere e Kate mi strizza l'occhio. Finisco la bistecca che ho nel piatto ed una sensazione di pienezza mi colpisce. Non riuscirei a mettere nello stomaco nient'altro. «Le finisci quelle?» Kate indica le patatine fritte che ho nel piatto. Scuoto la testa e gliele passo, nascondendo il sorriso. «Questa dieta mi sfinisce.» «Lo vedo.» Kate si sente presa in causa perché me ne tira una. «Sono stata attenta cinque ore, una piccola pausa posso concedermela.» «Cinque? Ero rimasta a tre.» «Lo so, non l'avrei mai detto neanch'io.» ridiamo entrambe. Controllo l'orario sul telefono e mando un messaggio ad Alissa chiedendole come stia Dawson e quanto gli si sia alzata la febbre. Ottengo risposta cinque minuti dopo: Dawson sta leggermente meglio e la febbre invece che aumetargli gli è scesa. «Passo a prendere Emily e Harry. Vieni con me?» domando a Kate, indossando la borsa e infilando l'ecografia al suo interno. «Sicuro. Ah, guido io. Tu meno ti stanchi e meglio è.» «Siete tutti troppo protettivi.» Lascio un paio di banconote sul tavolo e mi affretto verso l'uscita del ristorante. Cercano tutti di proteggermi come se da sola non ne fossi in grado. «Aspetti un bambino, tesoro. È normale che lo siamo.» «Sono stata incinta un'altra volta prima di questa. Se avete paura mi possa rompere, vi svelo un segreto: non succederà.» «Come vuoi, ma guido comunque io. Sali in macchina, va'.» Sorrido ma l'assecondo. Mi allaccio la cintura e poggio la testa contro il finestrino quando Kate mette in moto. Someone to you di Banners permea l'interno della macchina. Chiudo gli occhi e canticchio la melodia della canzone, picchiettando le dita contro il ventre. Forse è solo una mia impressione, ma avverto un po' di scompiglio nella pancia. Forse al piccolo la canzone piace o forse mi sta solamente implorando di cambiarla. Sorrido al pensiero e non mi accorgo che Kate ha appena parcheggiato fuori scuola. I dintorni sono deserti e la scuola è immersa in un silenzio rotto qualche volta dagli schiamazzi dei scolari che ospita all'interno. Nell'atrio principale firmo l'autorizzazione per l'uscita e attendo con Kate che la bidella scenda con Emily e Harry al seguito. La bidella scende, ma di Emily e Harry nessuna traccia. Mi sporgo per controllare che non siano rimasti indietro, ma a parte la bidella al piano di sotto non compare nessuno. «Non sono in classe, signora Smith.» Guardo Kate e sorrido. Hanno sempre così tanta voglia di giocare. «Ha visto in bagno? Spesso si nascondono lì.» «Ho controllato, non ci sono.» Uno sensazione di smarrimento si fa strada in me. «Posso parlare con la loro insegnante?» La mia voce esce meno sicura di quanto volessi. Dove diavolo si sono cacciati?
«L'accompagno.» La ringrazio e la seguo. I poter appesi alle pareti ed i disegni fatti dai bambini mi appaiono incolori quando ci passo vicino. Non ho idea di cosa stia succedendo o di dove siano finiti, ma ho un brutto presentimento in merito. La bidella chiede all'insegnante di Emily ed Harry di uscire così meno di cinque minuti dopo è di fronte a me. «Signora Smith.» Mi guarda sorpresa, come se non si aspettasse di trovarmi qui, come se non ci fosse motivo per cui io debba essere qui. «Emily ed Harry?» domando con urgenza. Mi guarda sbigottita ed io sento l'amaro in bocca. «È venuto un uomo a prenderli, credevo vi fosse messi d'accordo.» Un uomo? «Un uomo? Chi?» Non mi viene in mente nessuno al momento. «Ha detto di esserle molto legato.» Poi capisco. Chase. Sicuramente sono con lui. Il panico iniziale si attenua. «Ho bisogno di fare una telefonata.» replico, tirando fuori il telefono. «L'aspetto qui.» ribatte lei, incrociando le braccia al petto e aspettando che le confermi chi sia l'uomo che è venuto a prelevare i miei figli. Chase risponde al terzo squillo. «Emily ed Harry sono con te?» È la prima domanda che gli rivolgo. Non gli ho dato neache il tempo di rispondere al telefono. «Cosa?» «Hai preso tu Emily ed Harry da scuola? Sono con te?» Mi aspetto di sentire le loro voci da un momento all'altro. «No, piccola. Non sono con me.» Sento il mondo crollarmi addosso. «N-no?» Balbetto. Stringo talmente tanto il telefono tra le mani che mi faccio male. «No, non sono passato a prenderli. Avrei dovuto?» La testa riprende a girarmi. Kate se ne accorge e mi affianca, offrendomi il braccio come sostegno. «Des? Ci sei? Che sta succedendo?» Chase pronuncia il mio nome, ma non l'ascolto. Non riesco a sentire nulla se non la nausea in bocca, la paura nel cuore e lo smarrimento negli occhi. «Sono spariti, Chase.» Tremo soltanto a dirlo. Ho i brividi lungo tutte le braccia. «Cosa? Com'è possibile? Sto venendo da te, rimani in linea.» Passo il telefono a Kate, bianca in viso quanto me, e mi rivolgo all'insegnante che accortasi dell'errore commesso mi guarda mortificata.  «Mi ha mostrato i documenti e corrispondevano alla delega che lei stessa ha consegnato in segreteria. Non capisco come sia potuto accadere.» L'unica delega che ho consegnato alla scuola è di Chase ma se non è stato lui a prenderli, potrebbe essere stato chiunque. «L'uomo che è venuto a prenderli... - Inizio ed ho un conato di vomito a cui cerco di non dare sfogo - le ha lasciato detto qualcosa?» «Soltanto che avrebbe dovuto aspettarselo.» Corrugo la fronte. Mi sarei dovuta aspettare cosa precisamente? «Ho pensato si riferisse al fatto di non aver visto i bambini per molto tempo, ma non ne sono così sicura.» «C'è qualcos'altro dietro, non può essere solo questo.» «Chiamo la polizia.» La donna si allontana con la coda tra le gambe. «Ho bisogno di chiamare Ryan, Kate.» Kate mi passa il telefono. Do' a Chase il numero di Kate e chiudo la chiamata. Chiamo Ryan ma non risponde. Frustata, provo ancora ma non cambia nulla. Dopo dieci chiamate senza risposta provo a chiamare Jared che risponde al primo squillo. Non so neanch'io perché lo stia chiamando, ma è l'unica persona dopo Ryan che mi sia venuta in mente e a cui abbia sentito il bisogno di dirlo. «Des?» «È successa una cosa. Non so neanche come sia stato possibile, ma Emily e Harry non si trovano. Qualcuno li ha presi a scuola, ma non si riesce ad identificare chi sia stato. Sono spariti, Jared. Emily e Harry sono spariti.» Lo sento trattenere il respiro dall'altro capo. Mi riscuoto debolmente quando sento Ryan chiedergli cosa gli stia succedendo. Sorvolo sul perché sia con Jared e cerco di non farmi prendere dal panico. Sento Jared imprecare quando Ryan gli prende il telefono dalle mani. «Amore, hey. Cos'è successo?» «Emily ed Harry...?» Chiudo gli occhi e ingoio il boccone amaro. Dirlo ad alta voce lo renderà reale. «Emily ed Harry?» Mi incalza. «Sono spariti, sono passata a prenderli a scuola e non ci sono. Un uomo è venuto qui. Credevo fosse Chase, ma non è stato lui. Non so cosa fare. Ed ho paura. E se chiunque sia stato gli stia facendo del male?» Sputo fuori ogni cosa mentre sento la voce incrinarsi. «Sono solo dei bambini, Ry. Non meritano questo.» Le lacrime mi scorrono sul viso. «Non muoverti da lì, tesoro. Sto arrivando. Sistemeremo tutto, te lo prometto.» Ho la vana sensazione che non sarà esattamente così.

Perché proprio lei? ? 2.0Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora