Capitolo settantatre

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Ryan

Muovo un passo nella sua direzione ma i piccoli che scendono dal letto e le vanno incontro mi battono sul tempo. Dawson ed Harry le abbracciano le gambe mentre Emily riesce a farsi prendere in braccio. Il sorriso sulle labbra di Destiny rende le ore infinite di volo nulle. Ne farei altre dieci se significasse vederla felice com'è adesso. «Che ci fate voi qui?» Li guarda e bacia uno ad uno, sorridendo. «Papà ha detto che avevi bisogno di noi.» A quel punto incrocia il mio sguardo fisso sulla mia famiglia. Ha gli occhi verdi leggermente lucidi. «E non è così?» chiedo e lei annuisce, sorridendo.
I piccoli la stringono, soffocandola in un abbraccio. «Posso salutarla anch'io?» Un no pronunciato all'unisono fa sollevare gli occhi al cielo me e ridere Destiny che tende una mano verso di me. La stringo e mi posiziono di fronte a lei. «Sei fuori di testa.» «Sono contento anch'io di vederti, dolcezza.» Ride ed io ne approfitto per chinare la bocca sulla sua e catturare le sue labbra in un bacio che le dimostri che qualunque cosa succeda io correrò sempre da lei. Schiude le labbra e ricambia, consentendomi l'accesso. «Quando siete arrivati?» Le occhiaie sul suo viso sono evidenti. «Un quarto d'ora fa.» «E Detroit? Non dovresti essere lì con la squadra?» «Sei più importante tu di uno stupido match, Des.» Le sfioro il viso con le dita e lei mi bacia ancora. «Ti amo.» mormora, facendomi sorridere. Alcuni passi diretti verso il piano superiore attirano la nostra attenzione. Lauren e Ian si affacciano sulla soglia, rivolgendo un sorriso ai nostri figli. «Nonni!» «I miei nipoti preferiti.» «E gli unici che hai.» Aggiungo, facendolo ridere. Mi stringe in un abbraccio che ricambio. «Grazie per essere venuto. Non volevo chiedertelo apertamente, ma a quanto pare mi hai capito al volo.» «Non avrei potuto fare altrimenti, Ian. Tua figlia è la persona più importante della mia vita, correre da lei era il minimo che potessi fare.» Mi da' una pacca sulla spalla e sorride soddisfatto. China lo sguardo sui piccoli e con una scusa banale escono dalla stanza. Bacio entrambe le guance a Lauren e mi scuso per il mancato preavviso. Scuote la testa come se neanche ci avesse fatto caso. «Siete sempre i benvenuti qui.» Bacia una guancia anche a Destiny che sorride. «Vado a controllare che tuo padre non metta a soqquadro l'intera casa. Diventa più bambino di loro quando ci trascorre del tempo insieme.» Trattengo un sorriso e la guardo uscire dalla stanza. Calo lo sguardo su Destiny ma lo trovo fisso su di me. Le bacio la punta del naso e lei lo arriccia. «Hai visto Chase?» «Entrando. Si è bloccato lungo le scale ed ha sussultato. Ha rivolto un breve cenno ai piccoli ma non si è trattenuto oltre. Non mi ha degnato di un'occhiata mentre usciva.» Destiny annuisce. «Tipico di Chase. È arrabbiato? Benissimo. Prendiamocela con Ryan senza motivo.» Ghigno sentendo l'assurdità delle sue parole. «Se è per questo sono incazzato con lui anch'io.» Gli sfioro la guancia con i polpastrelli. Scuote la testa e sfiora il dorso della mia mano con la sua. «È un'idiota.» «Non cambia il fatto che ti abbia ferita.» Destiny china lo sguardo a terra. «Capita talmente tanto spesso che ho iniziato a farci l'abitudine.» replica, ma si irrigidisce lievemente quando si accorge che implicitamente parlava anche di me.Abbasso lo sguardo su di lei. Si morde le labbra e muove un passo indietro, aspettandosi una  reazione simile da parte mia. Scuoto la testa e la stringo in un abbraccio, attirandola al mio corpo. Sorrido quando non ricambia subito. Le bacio la testa e poso il mento sui suoi capelli. «Ferirti è la cosa che più mi fa stare male. Non lo do a vedere, ma è così. Ogni volta che discutiamo ho il timore che possa essere l'ultima.» «Dici sul serio?» Si scosta quanto basta per guardarmi negli occhi. «Me la faccio letteralmente sotto, piccola.» Destiny sorride. «Come quella volta in cui abbiamo discusso - non mi ricordo neanche il motivo - e sei uscita dalla stanza senza neanche guardarmi in viso. Ho avvertito una sensazione di paura alla bocca dello stomaco ma non mi sono mosso. Non ti sono venuto dietro. Sono rimasto fermo a chiedermi quanto fossi stronzo e se meritassi tutta la pazienza che puntualmente dimostravi di avere con me. Allora sono andato da Harry e gli ho chiesto di domandarti dove stessi andando. Non avevi il turno in ospedale e non sapevo dove fossi diretta. Ho pensato che a lui avresti risposto di sicuro.» «Me lo ricordo. Mi ha detto che lo hai quasi costretto ad alzarsi dal letto per venire a chiedermelo.» Avvampo leggermente. «Era sveglio da prima.» Mi difendo, facendola sorridere. «È venuto da me a piedi nudi, gli occhietti stanchi ed un peluche tra le mani. Aveva ancora il segno del cuscino sul viso.»  «Mi sono fatto perdonare e Harry te lo può confermare.» Metto una mano sul cuore a mo' di giuramento. Destiny ride. «Facendogli fare le ore piccole davanti i videogiochi e riempiendolo di dolciumi?» «Non solo.» replico e lei sgrana gli occhi, sorpresa. «Qualche giorno a casa, altri a basket da me...» «Mi avevi detto che stava male.» mi ricorda. «Stava. All'improvviso però è guarito.» Scuote la testa ma sorride. «Mi ha chiesto perché tu mandassi lui a parlarmi e non venissi direttamente tu.» «Ed io che non volevo essere scoperto...Tu che gli hai detto?» Mi gratto la nuca, colto in flagrante. «Gli ho risposto che avevamo discusso ma non era nulla che non si potesse risolvere. Ha annuito e mi ha abbracciato. "Spero facciate presto pace. Papà diventa triste quando non vi parlate." Ha mormorato, baciandomi una guancia e tornando da te a riferirti tutto.»
Le fossette mi bucano le guance quando sorrido. «Litigare con te condiziona tutto il resto: la prestazione con la squadra, l'umore instabile, l'andamento della giornata.» replico, concordando con quanto ha detto. Destiny mi bacia una guancia. «Succede anche a me. Per la distrazione una volta ho quasi diagnosticato il cancro ad un paziente appena dimesso.» Soffoco la risata. «Pensi a me a lavoro?» «In continuazione ed inizia ad essere stancante.» sorride, prendendomi in giro. «Stancante eh?» Mi chino a baciarle le labbra. Geme nella mia bocca ma annuisce. Rido ma torno subito serio quando infila le mani sotto la mia maglietta e mi sfiora la pelle. Le stringo allora un fianco e con delicatezza la faccio stendere sul letto. Farei l'amore con lei volentieri se non fosse così provata e la casa non fosse così gremita. «Piccola, no.» dico quando mostra chiare le sue intenzioni. «Hai bisogno di riposare.» aggiungo, prendendole le mani tra le mie. Mi guarda con dolcezza. «Credevo volessi fare qualcosa.» «Oh, se lo voglio. Non hai idea di quanto mi ecciti l'idea di scoparti dove ti ho scopata la prima volta, ma voglio che tu stia bene prima di fare qualsiasi cosa.» Mi sfiora il viso con le dita. «Potresti aiutarmi tu a stare meglio.» Mi morde le labbra ed io quasi cedo alla tentazione. Mi sfiora l'inguine con le dita ed io ansimo. «Potrei, hai ragione ma se c'è una cosa che voglio tanto quanto prenderti in questa camera è che ti riposi. Dopo potremmo fare tutto quello che vuoi.» le prometto, baciandole la fronte. Chiude gli occhi ed intreccia le mani alle mie. «Ti amo.» «Anch'io, amore. Si sdraia e sospira, esausta. «Sei distrutta, conta. Neanche ti saresti goduta l'orgasmo.» Mi sdraio su un fianco e la osservo. Lei non apre gli occhi ma sorride. «Resti con me?» domanda.» «Credi davvero che me ne andrei? «Sto iniziando a dare meno cose per scontato.» Maledico Chase mentalmente e le passo le dita tra i capelli. «Sono esattamente dove vorrei essere, piccola.» Sorride ancora e si accoccola contro di me. Cinque minuti dopo dorme profondamente. Ci copro con una coperta e l'abbraccio. Mi è mancata in un modo assurdo. È inspiegabile come separarsi qualche giorno da una persona con cui vivi quotidianamente non sia affatto facile. Ce l'hai attorno e va bene, manca qualche ora e ti senti morire. Chiudo gli occhi quando sento le palpebre pesanti. I suoi respiri regolari conciliano anche il mio di sonno così pochi minuti e crollo accanto a lei, le gambe incrociate alle sue e la sua testa contro il mio petto, esattamente sopra al cuore.

Perché proprio lei? ? 2.0Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora