Capitolo cinquantacinque

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                        Destiny

Elimino le notifiche di Instagram quando la loro anteprima copre il viso di Brooke situato nell'inquadratura dello schermo. Non so se l'aver sentito Ryan qualche giorno fa c'entri qualcosa con la videochiamata di adesso, ma l'intuito mi suggerisce che non mi abbia contattata per caso. «Come vanno le cose a Chicago?» Si sistema una ciocca di capelli chiari con un fermaglio. Li ha leggermente schiariti e scalati sulle punte. Eh... Come vanno, Des? «Fare la mamma è impegnativo.» replico, accennando un sorriso che spero riesca a farle bastare questa di risposta. 
Brooke sorride. «Quei piccoli mostriciattoli, non vedo l'ora di riabbracciarli.» Manchi a loro anche tu.» accenno, sorseggiando la tisana che Lillian ha preparato. «Con Ryan, invece?» domanda, osservando la mia reazione. Inspiro silenziosamente e abbasso qualche secondo lo sguardo sulle mie unghie. Uno schifo. Le uniche volte in cui mi rivolge la parola è o per chiedermi dei piccoli o per avvertirmi delle partite in trasferta che deve disputare. «Benissimo, Brooke.» Assottiglia lo sguardo e picchietta i polpastrelli contro le sue labbra rosee. «Ho sentito lui e mi ha detto la stessa identica cosa.» Sorrido, almeno non dovrò inventare altre scuse. Le uniche pecche sono state la tristezza nel suo tono di voce e la rassegnazione nei tuoi occhi. «Vuoi dirmi cos'è successo, Des?» Sono stata una stupida a credere che avrebbe creduto a quello che le ho detto. Brooke è sempre stata brava a leggere le persone, me in primis. Non ho mai capito come ci riesca sempre, l'unica cosa che so è che non sono mai riuscita a nasconderle niente.
Prendo un respiro. «È finita, Brooke.» Constatarlo ad alta voce mi fa rabbrividire. «Preferivo quando inventavi balle. Cosa significa è finita?»
«Vuole divorziare.» «Che cosa?!» Impreca ad alta voce. Mi sporgo leggermente dallo sgabello su cui sono seduta per capire se Ryan, che si trova in camera da letto, abbia sentito. L'unico suono che proviene però dalla stanza è il rumore della doccia in uso così torno a prestare attenzione a Brooke. «Cosa crede che tu abbia fatto questa volta?» aggiunge, abbassando il tono di voce. Incurvo le labbra in un piccolo sorriso: Brooke si fida di me a tal punto da dare per scontato che sia Ryan dalla parte del torto. «Pensa che sia stata a letto con Chase. Ogni volta che lo ripeto è più surreale della precedente.
«Ed il tuo amico non ha smentito la cosa?» «Non ho sue notizie da quando è tornato a Seattle.» «Lavora ancora a scuola di Chloe, non è così?» Capisco subito dove vuole andare a parare. «Non c'è bisogno che tu vada a cercarlo, Brooke.» «Non mi costa nulla.» insiste. «Non occorre, davvero.» «E cosa dovrei fare nel frattempo? Dovrei lasciare che il mio migliore amico sfasci l'unica cosa bella che gli sia mai capitata tra le mani?» «Se ti riferisci a Emily ed Harry dovresti parlare al plurale. Scuote la testa. «Mi riferivo a te, Destiny. Non nego che ami i suoi figli in un modo che non conosce limiti ma, nonostante questo, posso dire che ama te di più.»
«Se mi amasse come dici non mi lascerebbe.» «Ryan fa tante cazzate, Des e la maggior parte delle volte -questa inclusa- finiscono solo con l'intensificare ancora di più il vostro rapporto. Ci sei passata, ricordi?» «Questa volta non credo sia così, Brooke.
È talmente convinto che sia stata con lui che non mi guarda neanche più in viso.» «Conoscendolo ti guarda il didietro, e anche parecchio.» Scuoto la testa e alzo gli occhi al cielo, abbozzando un sorriso. Parlare con Brooke allevia sempre ogni tipo di tensione.
«Almeno non gli faccio così schifo.» «È impossibile che tu gliene faccia, tesoro. Sei irresistibile, tradimento o non tradimento.» «È andato a dormire nella camera degli ospiti, Brooke. Non vuole avere niente a che fare con me.» «È orgoglioso, lo sai. Dagli tempo e vedrai che le cose andranno meglio. Dopotutto non ti ha lasciato firmare le carte del divorzio, qualcosa dovrà pur dire.»  Sapere che Ryan glielo abbia detto allevia la morsa che mi stringe il petto. «Ti ha spiegato il perché?» «Forse perché ti ama?» «No, Brooke. Non ha voluto che li firmassi perché ho chiesto la custodia di Dawson. Se li avessi firmati, non avrei potuto portare avanti la pratica dell'adozione, tutto qui.» «Se avesse voluto lasciarti sul serio lo avrebbe fatto. Conosci Ryan... se è convinto di una cosa, giusta o sbagliata che sia, la porta avanti fino in fondo.»
«Cosa vuoi dire con questo?» «Semplicemente che non voleva farlo e che Dawson è stata la scusa perfetta per non lasciarglielo fare.» «Non lo so, Brooke.» «Fidati di me, tesoro.» Sospiro e  sento la porta della nostra camera aprirsi. Ne esce Ryan, a torso nudo e con i pantaloni della tuta leggermente calati sui fianchi. «Destiny?» Brooke mi chiama, ma in questo momento che non riesco a prestare attenzione che a Ryan. La frase tatuata sul petto risalta il suo fisico statuario e tonico.
Solleva le braccia e si lega i capelli in un codino biondo. «Tesoro?» Ryan punta lo sguardo su di me ed io lo distolgo dalla sua figura prominente, puntandolo su Brooke. «Seguirò il tuo consiglio, Brooke.» Ryan fa il giro del bancone ed io cerco di attenuare il rossore causato dalla consapevolezza che mi abbia visto mentre lo guardavo. Poggia un braccio oltre lo sgabello su cui sono seduta e ne tende un altro sul bancone, senza toccarmi. Il suo profumo mi invade le narici. «Cos'è, ti fai dare entrambe le versioni dei fatti?» Ryan sorride, divertito. «L'unica che mi è stata data non mi convinceva del tutto.» replica Brooke, armeggiando con il telefono. Quando sparisce qualche secondo dallo schermo appoggio il braccio sul bancone, sfiorando quello di Ryan con il gomito. «Scusa.» mormoro, spostandolo. Scuote la testa e lascia il suo dov'è. Averlo a pochi centimetri di distanza e non poterlo toccare mi fa impazzire. «Le cose che sembrano chiare a volte lo sono meno delle altre.» Deglutisco, spostandomi i capelli ad un lato del viso. Cosa significa? «Parli in codice adesso?» Brooke inarca un sopracciglio e Ryan ridacchia. Mi volto e nel farlo la mia schiena preme contro il suo petto. La sua risata si attenua ed i suoi occhi si concentrano sui miei. Il suo sguardo scende sul mio collo e si concentra sul mio petto quando nota che non porto il reggiseno. I suoi lineamenti si induriscono ed i suoi occhi si riducono a due fessure. Mi sporgo leggermente verso di lui con il timore possa togliersi, cosa che però non succede. Brooke nel frattempo ha staccato la telefonata. Un messaggio di cui è possibile intuire il contenuto capeggia sullo schermo del telefono che al momento non ho alcuna intenzione di leggere.
Ryan inclina il viso verso il mio e la mia bocca finisce inevitabilmente per cercare la sua. Mi bacia e a me quasi trema il cuore per l'intensità con cui accade. Allaccio le braccia intorno al suo collo ed il suo petto preme contro il mio. Ryan geme nella mia bocca, facendomi ansimare. Mi è mancato in un modo che non riesco a descrivere a parole così provo a farlo attraverso i fatti. Poggia le mani sui miei fianchi e li stringe, infondendomi al tempo stesso calore e brividi. A farci scostare l'uno dall'altro ci pensano i nostri telefoni che squillano all'unisono. Ryan mi guarda le labbra, indeciso se rispondere o meno. Sono combattuta anch'io, ma quando vedo che è l'assistente sociale rispondo senza esitazione. «Buongiorno, signorina Smith. La chiamo per informarle che ho fissato il nostro appuntamento per le tre di domani.» «Domani è perfetto, grazie mille per la disponibilità.» «A lei, arrivederci.» Chiudo la telefonata e programmo mentalmente la giornata di domani mentre Ryan è ancora al telefono. Contattare l'assistente sociale, farla intervenire e richiederle un appuntamento il prima possibile è stata una delle cose per cui ho dato veramente me stessa
dopo aver denunciato colui e tutti coloro che hanno contribuito a rendere l'inferno la vita di Dawson. Saperlo al sicuro adesso mi fa sentire meglio. «Era l'assistente sociale.» rispondo quando senza domandarmelo direttamente mi chiede chi fosse al telefono. «Quand'è l'incontro?»
«Domani alle tre.» Annuisce, dandomi la conferma che ci sarà. Guardo il suo e lui fa la stessa cosa che ho fatto io: me lo dice senza bisogno che glielo chieda apertamente.
«Charles. Devo dare un'intervista a breve. È qui sotto con la macchina.» accenna. «Non ti trattengo.» Prendo il telefono e scendo dallo sgabello con l'intento di andarmi a preparare per andare a lavoro. «Des?» Mi blocco quando la voce di Ryan mi richiama. Il diminutivo del mio nome che esce dalle sue labbra acquista una dolcezza che da tempo non sentivo. Do' la schiena al corridoio e lo sguardo. «Sì? «Per quanto riguarda il bacio...» So cosa sta per dire così lo interrompo.
«Non dirlo, lo so. È stato uno sbaglio e non riaccadrà un'altra volta. Hai bisogno dei tuoi spazi e non riesci se puntualmente ti provoco, lo capisco.»
Chiarisco le cose prima che sia lui a dirmi che fosse uno sbaglio e che non mi avrebbe baciato se non gli fossi saltata al collo. Naturalmente quello che ho appena detto è l'esatto opposto di quello che penso, ma conoscendolo so anche che è quello che aveva bisogno di sentire.
«Volevi dire questo, no?» domando, notandolo spiazzato. Si riscuote e assente. «Niente di meno.» conferma, guardandomi. Scrollo le spalle e con esse l'impressione che non fossero quelle le parole che voleva rivolgermi. È inutile che mi metta a supporre cose quando sta a lui dimostrarmi quale, tra le tante, sia la realtà dei fatti.

Perché proprio lei? ? 2.0Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora