Capitolo settantasei

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Destiny

Infilo le presine alle mani e sollevo la teglia della lasagna appena sfornata. Il calore della pietanza filtra oltre la stoffa che mi copre le mani, rendendo scottanti i bordi.
Mi sposto lentamente e, stando attenta a non intralciare la strada ad Harry e Dawson, mi avvio in salotto. L'atmosfera è strana, me me ne accorgo ancor prima di entrare in sala. Mi fermo solo quando trovo la causa. Chase è nuovamente qui e sta guardando a brutto viso Ryan che ha un braccio oltre le spalle di Chloe, seduta accanto a lui.
«Prima Destiny, adesso Chloe. Cos'altro vuoi togliermi, stronzo?» Ha la voce impastata dall'alcool, la rabbia a deformargli i lineamenti, i pugni stretti lungo i fianchi. Ryan allunga un braccio oltre lo schienale ma non si scompone.
«Non ti ho tolto niente, Chase.» La rilassatezza di Ryan causa la reazione opposta in Chase che muove un passo verso di lui. «Lo hai fatto, invece. Ti sei insinuato nella sua vita e me l'hai portata via. Lentamente, l'hai messa in trappola. Hai fatto in modo che ti fosse succube così da non correre il rischio di perderla perché le possibilità erano alte, e lo sono ancora.» Ryan si sfiora le labbra con le dita mentre ascolta le accuse che Chase gli rivolge. Vorrei intervenire, posare la lasagna sul tavolo perché mi sta ustionando le mani, chiedere a Chase di andarsene ma l'unica cosa che faccio è rimanere dove sono, a fissare le spalle della persona che me le ha sempre offerte e che ora si sta trovando voltate le mie.
«Non ho fatto nulla di tutto questo.»
Chase ride ironicamente. «Come se non sapessi che è così sulla difensiva perché sei stato tu a chiederglielo. "Ignoralo, Des. Hai me, non hai bisogno di lui."» Lo scimmiotta, imitando il suo marcato accento americano.
Ryan si alza lentamente dal divano. Trattengo il respiro quando gli si posiziona ad un palmo dalla faccia. «Se non vuole avere a che fare con te io non ho colpe. Hai fatto tutto da solo.» Ryan lo sovrasta di qualche centimetro.
«Me l'hai rovinata.» continua Chase, guardandolo fisso negli occhi. «E tu me l'hai ferita, e non hai idea di quanto vorrei romperti il culo per averla fatta soffrire.» Chase deglutisce. «Ma non lo faccio, e ringrazia lei se ti risparmio.» «Non voglio il tuo biasimo.» «Ed io abbassarmi ai tuoi stessi livelli. Ho ventisette anni adesso, ragiono diversamente da come facevo a diciotto. Questo a te però non sembra essere successo.» Chase irrigidisce la mascella. «Destiny è condizionata da te.» Ryan scuote il capo. «È in grado di scegliere cosa sia meglio per se stessa da sé. Io la supporto soltanto.» «No, tu la manipoli. Le fai credere che siano sue le decisioni che prende quando è palese che c'è il tuo zampino dietro.» «Hai voglia di litigare, Chase?» Ryan è calmissimo. «Perché con me non attacca. Destiny decide per sé, io non lo faccio al posto suo.» Scrolla le spalle, ponendo fine alla conversazione.
In un primo momento Chase non dice nulla, ma quando articola la frase da rivolgergli rimango esterrefatta. «A proposito di decisioni vantaggiose... se l'avessi lasciata qualche altro giorno con Jared molto probabilmente si sarebbe lasciata scopare.» Ryan solleva velocemente lo sguardo che aveva abbassato. Non sta guardando me eppure la durezza nel suo sguardo mi fa arretrate. «Fate comunella adesso?» Usa un tono aspro che mi fa seccare la gola. «Riporto solo quello che mi ha detto.» Sgrano gli occhi e dischiudo le labbra. Cosa? Non ho mai detto una cosa simile. O almeno, non in questi termini. Sono stata interamente fraintesa.
Ryan sbatte le palpebre, incrinando la maschera di indifferenza che ha indossato. «"Jared ha delle labbra morbidissime, Chase. Chissà cos'altro ci sa fare."» Chase non è stupido. Ha provato a scatenare in lui una reazione ma non ci è riuscito. Cosa fa allora? Usa i suoi punti deboli contro di lui. Ed uno di questi è Jared. Ryan contrae la mascella. «"Se non avessi Ryan che spesso e volentieri mi viene a trovare in ospedale mi farei prendere contro la sua scrivania."» Ma è pazzo? Questo non l'ho neanche mai pensato. Come tutto il resto, d'altronde. Ryan digrigna i denti. Me lo immagino già rimangiarsi la promessa che mi ha appena fatto, quella sullo smetterla di litigare. «C'è stato solo un fottuto bacio tra loro. Non ingigantire le cose. Destiny non ha mai pensato a lui in questi termini e ne ho la certezza altrimenti adesso non starei con lei.» Sento lo stomaco attorcigliarsi. È così, escluso il bacio che ho avuto bisogno di dargli, non ho mai voluto altro da lui. E mi solleva che Ryan lo abbia capito. «Fossi in te non mi sorprenderei di trovarmelo nel letto con lei al tuo ritorno dalle trasferte. Ti consiglio di fare attenzione.» Decido di intervenire prima che la situazione degeneri e attiri l'attenzione di Lauren e Ian. Chloe nel frattempo è ammutolita e guarda Chase come se non lo conoscesse. «Credo possa bastare.» Due paia d'occhi scattano su di me. Gli unici su cui vorrei concentrarmi non sono su di me mentre quelli che avrei voluto evitare mi fissano senza ritegno.
«Des, ciao. Hai sentito quello che ho detto?» «Purtroppo.» sospiro, posando la lasagna sul tavolo. Non mi sorprenderei di trovare delle bruciature sulle mani una volta tolte le presine. Ryan non mi guarda ancora. «Mi manchi.» Chase ha la vista appannata dall'alcool. Cerca di abbracciarmi ma quasi casca nel farlo. «Fino a 5 minuti fa non sembrava. Hai detto delle cose...» «Volevo farti arrabbiare, almeno mi avresti parlato di nuovo.» Ryan ci guarda un momento. La strategia lascia a desiderare.» Chase sorride e avvolge goffamente le sue braccia intorno al mio corpo. Perdo l'equilibrio e lo recupero con fatica. Chase preme il suo peso contro di me e neanche se ne accorge. «Neanche la tequila è riuscita a farmi dimenticare i tuoi occhi tristi quando mi guardi.» mormora, trascinando le parole. Chloe e Ryan ci osservano. «Quanto hai bevuto?» «Tanto da ubriacarmi, ma non abbastanza da dimenticare il male che ti ho fatto.» Ho un tuffo al cuore quando mi scosta i capelli dal viso e ripete che gli manco. «Devo andare.» replica, quando vede che non rispondo. Tira fuori le chiavi dell'auto ma gliele tolgo dalle mani con facilità. «Hai bevuto, non puoi guidare.» Chase spalanca gli occhi. «Sei preoccupata per me?» «No, non voglio averti sulla coscienza se ti succede qualcosa.» Ride e mi bacia una tempia. Mi aggrappo a lui e chiedo a Chloe se può portarlo in camera mia. Sono arrabbiata con lui sia per le allusioni che ha fatto sia per come ogni protesto sia buono per discutere con Ryan, ma non posso lasciarlo andare via in queste condizioni. Chloe accetta e lentamente spariscono di sopra. Rivolgo la mia attenzione alla persona che più amo sulla faccia della terra e che adesso sta guardando verso di me. «Non ho mai detto quelle cose, piccolo. Non le ho neanche mai pensate. Oltre al bacio, non c'è mai stato nulla. Te l'avrei detto nel caso, ma non è successo. Non provo nulla per lui se non un gran rispetto e ammirazione in ambito medico.»
Mi sento in dovere di giustificarmi. Siamo faccia a faccia. Ryan mi osserva imperscrutabile. Non ho idea se mi creda o meno. «Lo so.» dice ed io aggrotto la fronte. Lo sa? Non mi urla contro? Non si pente di quello che mi ha detto un'ora fa? Non ha pensato di tornare a Chicago senza di me? «Lo sai?» «So che ami me e che baciarlo è stato una svista che ancora brucia ma che comunque si sopporta.
Chase l'ha detto per provocarmi e ci sarebbe anche riuscito se non conoscessi i tuoi sentimenti nei miei confronti.» Ryan mi crede. Non è arrabbiato. Non torna senza di me. Non scappa, resta. Non mi lascia di nuovo.
Accoglie la mia lingua nella sua bocca quando mi fiondo a baciarlo. Il movimento improvviso lo fa barcollare all'indietro e me con lui. Cade sul divano ed io sopra le sue cosce. Mi bacia con prepotenza ed io maledico i sui buoni propositi sul non fare sesso qui a Seattle. «Sei l'unica di cui mi fido, Des. Non credo a niente che non venga dalle tue labbra e dalle cose che potresti farci.» Sorride e sto al gioco. «Ma che non ti lasci fare.» «Qui a Seattle.» precisa. «A Chicago mi supplicherai di smetterla di scoparti.» «Ne dubito.» Ride e cattura il gemito nella mia bocca. Sento le voci di Lauren, mio padre ed i piccoli in lontananza così mi scosto di malavoglia da Ryan. Sorrido ai piccoli che ci vengono incontro e spiego a Lauren e a mio padre cosa sia successo con Chase, tralasciando naturalmente gran parte delle cose. «Vado ad accertarmi che stia bene.» concludo. Mi alzo ma una mano intorno al mio polso mi fa tornare sul divano. «Ti amo.» Ryan mi bacia con dolcezza prima di lasciarmi andare. Sento le farfalle nello stomaco. «Anch'io.» Gli sorrido e ricambia. Salgo al piano di sopra con un senso di leggerezza addosso che non sentivo da tempo. In corridoio la della mia camera è leggermente socchiusa. Appoggio la testa contro la porta e ascolto spezzoni della loro conversazione.
«Credi mi perdonerà mai?» Chase ha gli occhi chiusi ma le tocca i capelli. «Potrei farti la stessa domanda. Sorride. «Ti ama, Chloe. Ti perdonerà per forza.» «Ama anche te, Chase.» «Non abbastanza.» La porta si apre sotto il mio tocco, rivelando la mia presenza. Chloe si alza e ci lascia da soli. La blocco prima che esca. «Grazie, Chloe.» Abbozza un piccolo sorriso e torna dagli altri.
«Non hai idea di quanto la faccia soffrire questa cosa.» Chase, sdraiato sul letto, picchietta le dita contro il lenzuolo. Vuole che mi sieda così lo faccio. «Se è almeno la metà di quanto faccia soffrire me, parecchio.» «Ci dispiace.» «Me lo hai già detto.» «Ma non pare importartene.» «Non è così. Devo elaborare la cosa prima di superarla.» «Ci stai impiegando troppo.» La sua faccia spalmata contro il cuscino mi fa sorridere. «Ognuno ha i suoi tempi.» «Accelerali.» «Dormi.» «Solo se lo fai con me.» «Resto qui.» replico e Chase mi attira a sé. Mi ritrovo tra le sue braccia senza poterne fare a meno. «Possiamo parlarne di nuovo domani? Ho tante cose da dirti, scusa da porti ma adesso non mi ricordo nulla ed ho paura di dire la cosa sbagliata.» accenno un piccolo sorriso. «Domani parliamo.» replico e chiude di nuovo gli occhi. Mi stringe e si addormenta. Non ho idea di quanto tempo sua trascorso quando scivolo dalla sua presa, ma ho le braccia intorpidite. Esco dalla stanza e chiudo la porta alle mie spalle. Mi ci appoggio contro e sospiro, sentendomi in colpa sia per averlo lasciato solo sia perché non ci sarà niente di cui parlare domani.

Perché proprio lei? ? 2.0Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora