Capitolo novantotto

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Ryan

«Dovresti farti fasciare le nocche da qualcuno.» Decido di non spostare la testa addossata contro la parete della sala d'aspetto quando lo sguardo di Jared si focalizza sulle mie mani. «Parla quello con gli ematomi sul viso.» Incrocio le braccia sul petto e le nascondo alla sua vista. Jared si tocca la guancia e geme silenziosamente quando esercita una leggera pressione sugli zigomi. «Non è niente, metto del ghiaccio ed ho risolto.» «Stessa cosa vale per me.» replico, chiudendo gli occhi. Non ho alcuna intenzione di farmi vedere da qualcuno fino a quando non sarò messo al corrente delle condizioni fisiche di Destiny e del bambino. Fino a quel momento io da qui non mi muovo.
«Sei seduto qui da due ore...» inizia ma le mie parole bloccano il corso delle sue. «E continuerò a farlo.» «E nessuno dei medici è venuto ad informarci sulle sue condizioni. Non cambierebbe nulla se ti assentassi per qualche minuto.» riprende, cercando di convincermi. «Così che se ci fossero novità saresti il primo a riceverle? Grazie ma rimango qui.» «Puoi non crederci ma non ho secondi fini.» «Non li hai mai.» ironizzo, pucchiettandomi le dita martoriate contro la coscia. Detesto avere ancora il sangue di quell'uomo sulla pelle, ma pulirmi richiederebbe più tempo di quanto sarei disposto a concedergli e di assentarmi mentre Destiny è sotto i ferri non se ne parla. «Credevo fossimo diventati amici.» La sua ingenuità mi fa sorridere. «Averti chiesto una mano ed ad averti reso partecipe dei suoi sentimenti nei tuoi confronti non ci renderà mai amici. Non potrei mai essere amico dell'uomo per cui mia moglie nutre qualcosa. Mettitelo in testa, Jared.» Deglutisce, colto alla sprovvista. «Ma se tu vuoi considerarci tali fallo pure, solo ricordati una cosa: al liceo ho fregato la ragazza al mio migliore amico. Migliore amico, capisci? Questo ti fa capire che non avrei alcun tipo di problema a farlo anche con te. Allora.. ci tieni davvero ad essere amici?» «Le staresti comunque tra i piedi anche se non lo fossimo.» «È l'amore della mia vita, Jared. Naturale che lo farei.» «Non le permetti di andare avanti così.» «Destiny non vuole andare avanti, quello che desideriamo entrambi è capire come mai nonostante ami me prova qualcosa anche per te. Non ci sarà mai un lieto fine che non includerà anche me nel pacchetto, Jared. Stanne certo.» «Mi stai mettendo in guardia su cosa precisamente?» «Comunque tu la metta, non hai possibilità a lunga durata con lei. Tre o cinque mesi e Destiny ti scaricherà per tornare da me.» «Sei troppo sicuro di te.» «No, non di me ma del suo sentimento nei miei confronti. Questo mi rende arrogante, Jared. La consapevolezza che qualunque braccia la stringeranno riconoscerà casa solo le mie.» Mi alzo dalla sedia su cui sono seduto quando l'infermiera con cui ho scambiato poche parole ore fa esce dalla sala operatoria. Davanti a lei c'è un medico che dal modo in cui mi guarda mi lascia intuire che sia successo qualcosa. Mi schiarisco la voce che scopro rauca e mi affretto verso di lui. Jared naturalmente imita i miei movimenti e mi affianca. «Destiny sta bene?» Lo sguardo che aveva impresso su Jared si sposta su di me. «Il signor Smith?» Annuisco velocemente. «In persona. Come stanno mia moglie e mio figlio?» L'urgenza è percepibile nel mio tono di voce. Il medico mi rivolge un'occhiata che questa volta non mi lascia trapelare nulla. Sono le parole con cui prosegue la conversazione a mandarmi nel panico. «Credo sia meglio che si sieda.» Jared mi stringe una spalla e mi consiglia di fare come mi è stato chiesto, ma ho ancora la testa ferma sulla parole che ha appena pronunciato. «È m-morta?» Mastico quella parola con le labbra. Suona così inadeguata sulla mia lingua e riferita a Destiny che la non risposta del dottore mi lascia pensare che possa essere una delle alternative.
«Sediamoci e le racconterò ogni cosa nel dettaglio.» Mi siedo e lui prende posto accanto a me. La testa mi gira e le mani mi tremano. «Quando sua moglie è arrivata in ospedale le possibilità che potessimo salvarla erano davvero alte.» La voce mi trema quando gli domando cos'abbia fatto in modo che le cose cambiassero. «La gravidanza.»
«Abbiamo dovuto fare una scelta.» interviene l'infermiera. Alterno lo sguardo tra entrambi. «Scelta?» «Se salvare sua moglie o suo figlio. Salvare entrambi avrebbe compromesso l'incolumità dell'altro.» «Questo significa che...» Jared fissa preoccupato il medico. «Significa che uno dei due non ce l'ha fatta.» Jared mi guarda mentre io non riesco a distogliere gli occhi da quelli dell'uomo su di me.
Uno dei due non ce l'ha fatta. All'idea che abbia perso mio figlio ancor prima di conoscerlo mi sento morire, ma alla consapevolezza che Destiny potrebbe non avercela fatta sento il cuore andare in frantumi. «Chi dei due, dottore? Chi ho perso?» Imploro al più presto una risposta.
«Sua moglie...» Mi alzo di scatto dalla sedia. Sua moglie. Sento le nocche spaccarsi ulteriormente quando prendo a pugni l'intonaco del muro alle mie spalle. Il sangue torna a scorrere sulle mie mani ed il dolore fisico che provo non ha nulla a che vedere con il dolore lancinante che sto provando al petto. Mi fa male ogni cosa: i muscoli delle braccia che entrano in contatto con qualsiasi cosa mi capiti tra le mani, gli occhi che ho pieni di lacrime e le gambe che non riescono a sostenere né il peso del mio corpo né il peso della notizia che mi è appena stata data.
Jared mi afferra per le braccia ma con un semplice strattone riesco a liberarmi di lui. Cade a terra ed io provo una mera soddisfazione che si tramuta in rabbia nell'arco di un millesimo di secondo. Destiny. Ho perso Destiny. Mi prendo la testa tra le mani quando piangendo cado a terra e la mia schiena distrutta preme contro la parete fredda. «Signor Smith...» Farò causa a tutti loro. Li farò marcire tutti all'inferno. «Sua moglie sta bene.» Mi paralizzo all'istante. Giurerei di aver sentito il cuore fermarsi. «Cosa?» domanda Jared con voce fioca. «Destiny è viva. Adesso dorme, ma i parametri sono stabili. Ce l'ha fatta.» Una sensazione di sollievo mi invade e benedico le lacrime che mi scivolano sulle guance. «È suo figlio a non aver avuto la stessa fortuna.» Apro gli occhi che tenevo chiusi e lo guardo. «Scegliere di salvare sua moglie non è stato casuale. È stata l'unica scelta che potessimo prendere.» Respiro a pieni polmoni. Destiny è viva. Non mi ha lasciato. Il sollievo che provo mi fa sentire immediatamente in colpa. Ho riavuto lei ed in cambio ho perso nostro figlio. Una sensazione di malessere mi colpisce all'altezza dello stomaco. Ho perso un figlio. «Il proiettile ha colpito entrambi. Sua moglie superficialmente mentre suo figlio più in profondità. Non c'era nulla che potessimo fare dagli inizi.» Annuisco, stremato.
«Se avesse scelto lui piuttosto che mia moglie cosa sarebbe successo?» Mi fa male parlare di mio figlio in questi termini, ma ho bisogno di sapere cosa sarebbe accaduto se la scelta fosse ricaduta su di lui. «Sarebbe nato prematuro e ci avrebbe lasciato dopo poche settimane. Stringo gli occhi per evitare di piangere ancora. «Mi dispiace, so che non è semplice, ma non c'era altro che potessimo fare.» Annuisco quando mi stringe una spalla.
«Voglio vederla.» «Ed un ortopedico dovrebbe vedere lei. Ad occhio ha una mano rotta.» «Non la disturberò se è questo che la preoccupa. Ho solo bisogno di stare con lei, la prego. Dopo farò tutti gli accertamenti che vuole.» Qualcosa nel mio tono di voce lo convince perché domanda alla sua infermiera di farmi strada. Senza farmelo ripetere due volte mi alzo e la seguo. Ho un bisogno malsano di stringerla tra le braccia e non lasciarla andare. Non mi interessa nient'altro in questo momento, neanche se alla fine di tutta questa storia sceglierà Jared. Quello che mi interessa è che sappia che qualsiasi cosa accada la mia scelta ricadrà sempre su di lei.

Perché proprio lei? ? 2.0Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora