Capitolo sessantuno

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                        Destiny

A lavoro provo a richiamare Chloe e Chase svariate volte, ma risponde ad entrambi la segreteria telefonica. Blocco allora lo schermo, ma non riesco  a smettere di chiedermi come Chloe possa essere stata così disattenta e Chase così assente da lasciare che accadesse una seconda volta. Diciassette anni ed incinta. Se non sapessi come ci si sente, andrei nel panico per lei ma dal momento che so perfettamente cosa le aspetta posso solo che essere arrabbiata. E non per il motivo che crede Ryan. Non mi pento di niente delle cose che abbiamo condiviso, a partire dalla gravidanza e a finire con l'adozione di Dawson, perché è con lui che le ho vissute. Sono infuriata con Chloe perché non avere neanche idea di chi sia il padre del bambino implica essere stata a letto con due persone diverse e non avermelo accennato neanche mezza volta. Ed è questo il motivo per cui si sta rovinando la vita: non ha un'altra persona con cui poter crescere il bambino che si pensi porti in grembo.
Qualcuno che picchietta contro la porta del mio ufficio mi fa sussultare. Tolgo le scarpe dalla scrivania e mi infilo il camice, assumendo così l'aspetto composto che i miei colleghi hanno imparato a conoscere. Un'infermiera del terzo piano fa capolino sulla soglia, cercandomi con lo sguardo. «Suo marito è qui con sua figlia.» Mi comunica con tono gentile. Scatto sulla sedia e le chiedo ulteriori informazioni che non esita a darmi. Incrocio le braccia al petto e maledico le scarpe scomode che ho ai piedi quando impiego più del previsto a raggiungere il piano in cui si trovano Ryan ed Emily. È lei a notarmi per prima. Solleva una mano nella mia direzione ed io le sorrido, anche se la preoccupazione è presente sui miei lineamenti somatici. Ryan sta ascoltando ciò che le sta dicendo l'infermiera e dal modo in cui è sporto verso Emily capisco che è preoccupato anche lui. «Hanno chiesto un consulto anche a te?» Jared mi affianca e quasi mi blocco nel corridoio. Lui che ci fa qui? «Cosa?» «La bambina.» Indica Emily che adesso ci da' le spalle. Ryan è sparito dalla mia visuale così Jared non si accorge che c'è anche lui. «Emily, si chiama Emily.» «La conosci?» Alterna lo sguardo tra entrambe. Siamo quasi arrivati nella stanza medica. «Biondina, occhi chiari ed una calamità per i guai ti dicono nulla?» Jared sorride, capendo che legame abbia con me. Ha un bel sorriso, l'ho sempre pensato, ma solo quello di Ryan ha lo strano potere di causare anche il tuo. «Una bambina così carina poteva solo che essere tua figlia.» Gli occhi di Ryan scattano sulla figura al mio fianco, riducendosi a due fessure. È questione di attimi però: alza gli occhi al cielo e finge un sorriso rassegnato. «Non ti stanca provarci ripetutamente con mia moglie, Jonathan?» Jared si volta nella sua direzione, sorpreso di trovarlo lì. «Jared, non Jonathan.» «Fa lo stesso.» Ryan guarda me ed il suo sorriso aumenta. «Ciao, piccola.» Aggrotto le sopracciglia ma prima che Jared lo noti Ryan si frappone tra noi e si china a baciarmi. Lo fa con una dolcezza che non posso non ricambiare così le dischiudo e lo accolgo nella mia bocca. Jared si schiarisce la voce ma Ryan non si scosta, anzi sorride. È solo quando gli metto una mano sul petto che mi lascia un po' di spazio. «Siete sempre i soliti.» Emily sospira e si massaggia la fronte. Ryan ride e le si accomoda vicino. Arrossisco e chiedo all'infermiera cos'abbia. «Una leggere otite.» Sfioro la testa di Emily con le dita e le bacio la fronte per capire quanta febbre abbia. «Sarebbe?» chiede Ryan, inesperto.
«Un'infiammazione causata dal freddo che blocca i tubi che collegano le orecchie alla gola. L'otite comporta febbre e dolori alle orecchie.» Jared mi osserva come se volessi aggiungere qualcosa ed io annuisco, senza trovare altro da dire. «E c'è bisogno della tua presenza per lenire i sintomi?» domanda Ryan, infastidito dallo sguardo che Jared mi ha rivolto. «Ho una laurea anche in pediatria quindi si da' il caso che tu debba sopportarmi ancora.» «Non c'era nessun altro disponibile?» «Non se vuoi il migliore.» Ryan alza gli occhi al cielo e borbotta qualcosa. Mi sposto e lascio lavorare Jared quando la postazione che occupo gli è d'intralcio. «Mi sta altamente sui coglioni. Ancora mi chiedo come tu abbia fatto a baciarlo.» Gli do' una piccola gomitata, ma la sua espressione contrariata non scompare.
«Me lo chiedo anch'io.» replico e lui sorride, rilassandosi. Il litigio che abbiamo avuto solo poche ore prima a casa sembra essere stato dimenticato.
Emily sussulta quando Jared estrae la curetta, strumento chirurgico adibito ad asportare, e l'avvicina al suo orecchio. «Mamma.» Emily mi chiama, spaventata. «Sono qui, tesoro.» Le porgo la mano e lei la stringe. La distraggo con altro e lascio che Jared asporti il cerume creatosi all'interno dell'organo uditivo. Emily neanche se ne accorge tant'è presa da quello che io e Ryan le stiamo dicendo. «La paziente è mia figlia, non mia moglie.» dice ad un certo punto Ryan, incrociando le braccia al petto. Sposto lo sguardo su di lui e Jared fa lo stesso, distogliendolo dal me. «Ho fatto, tesoro. Sei stata bravissima.» Emily sorride e scende dal lettino. Da' la mano a Ryan che sbuffa quando, dopo averlo ringraziato, Jared mi chiede se può rubarmi un momento. Chiedo a Ryan di aspettarmi con Emily nel mio ufficio e rivolgo l'attenzione al mio capo. «Ho saputo che Dawson è venuto a stare da te.» «È così.» Aspetto che dica qualcosa di inappropriato ma non succede. «Volevi dirmi qualcosa in merito?» Allargo le braccia ed alcune pieghe si formano sul camice. «Volevo farti le congratulazioni. Se non fosse stato per te a quest'ora vivrebbe ancora in condizioni poco consone alla sua giovane età.» «È stato il minimo che io e Ryan potessimo fare.» Menziono Ryan non a caso. Se ha qualcosa da dire voglio che colga adesso l'occasione per farlo. «A proposito di Ryan...» «Sì?» «Tiene molto a lei.» Sorrido e annuisco. Allora l'ha notato. «È molto protettivo nei suoi confronti.» confermo. «L'ho notato. Senza sapere che fossi io il medico che se ne occupava, mi ha quasi costretto a venirla a visitare. Non ha voluto neanche aspettare che mi cambiassi.» Solo allora mi accorgo dei jeans che indossa e del maglioncino abbinato. «Ryan non guarda in faccia a nessuno quando vuole qualcosa.» «È stato così anche con te?» «Sì anche se questa è un'altra storia.» Jared capisce che non entrerò nei dettagli e mi rivolge un sorriso. «Dawson si trova bene con lui?» «Stanno imparando a conoscersi, ma sì. Lo tratta con una dolcezza che mi lascia puntualmente senza parole.»
«Fino ad adesso lo ha mai fatto sentire come se non c'entrasse nulla con i vostri figli naturali?» La domanda ha una connotazione intima e potrei non rispondere ma voglio davvero che Jared si convinca di quanto sia meraviglioso Ryan con Dawson.
«La paura che potesse accadere è svanita lo stesso giorno che è venuto a stare da noi. Ryan è davvero il padre che Dawson merita, credimi. » «Dopo quello che ho visto oggi potrei iniziare a crederci.» Mi congeda ed io sorrido. Raggiungo il mio ufficio e rimango sulla soglia quando trovo Emily seduta al mio posto e Ryan dietro la mia scrivania come se fosse un paziente. Emily indossa un paio di occhiali larghi e una mia camicetta bianca che ho lasciato qui l'ultima volta e che le sta due volte.
«Papà, mi dispiace dirtelo ma stai per morire.» La serietà di Emily è quasi esilarante.
«Scusa un attimo, tesoro.» Abbassa la mano sulla patta dei pantaloni e ci si passa le dita in modo tale da non correre il rischio che si avveri.
«Papà!» Emily ride e Ryan si giustifica.
«Mi vuoi soffiare il posto di lavoro?» Accosto la porta alle mie spalle e raggiungo la scrivania, appoggiandomi sul bordo. Emily sorride e continua a giocare per conto suo. Avverto lo sguardo di Ryan addosso così mi volto. «Cosa ti ha detto?» «Abbiamo parlato di te.» «Non sa fare altro. Cos'ha detto questa volta?» «Cose carine in realtà. Mi ha chiesto di Dawson e del vostro rapporto.» «Si complimenta con me ed intanto flirta con mia moglie, carino.» Dondolo le gambe ed infilo le mani tra le cosce. Non saprei come replicare.
«Tu cosa gli hai detto?» Aggiunge. «La verità, vale a dire che a Dawson non poteva capitare genitore migliore di te.» Ryan picchietta le dita sulle mie cosce. «Lo pensi davvero?» Ryan mi guarda incerto. Mi chino all'altezza dei suoi occhi e annuisco. Prova a baciarmi, ma poso un dito sulle sue labbra. Aggrotta la fronte. «Dobbiamo parlare.» «Di cosa?» «Della discussione di questa mattina.» «Se mi baci sarà come averlo fatto.» Accenno un sorriso ma scuoto la testa. «Non possiamo risolvere i problemi solo attraverso i baci o il sesso.» «Concordi con me che è più divertente però.» «Sì, ma non ci aiuta.» Ryan mi stringe le cosce e si morde le labbra.
«Di cosa vuoi parlare?» «Di quello che effettivamente ho detto ma che non pensavo.» «A te la parola.» «Non voglio che mia sorella passi quello che ho passato io. Ti spiego meglio: io avevo te durante i nove mesi della gravidanza e, nonostante di per sé fosse difficile intraprenderla, non ero sola.
Lei invece non sa neanche di chi possa essere il bambino quindi come può pensare che non si stia incasinando la vita?» Ryan mi lascia spiegare.
«Non volevo dire assolutamente quello che hai sentito. Sei la cosa migliore che mi sia mai capitata e rifarei qualsiasi cosa se significa farla con te. Te lo posso assicurare, amore.» Gli prendo la mano e lui rivolge un'occhiata ad Emily. «Tesoro, perché non vai a trovare Clay? Mi hai chiesto di lui quando siamo arrivati.» Emily corre a trovare il suo amico in modo tale da lasciarci soli. 
«Non mi hai risposto.» I suoi occhi azzurri corrono da me alla porta che chiudendosi, da' a Ryan il pretesto per infilarmi la lingua in bocca e sollevare la gonna sulle cosce. Sorrido contro le sue labbra ed intreccio le mie gambe intorno alle sue, affondando le dita nei suoi capelli. «Questa vale come risposta?» Mi stringe un fianco. «Oh, va più che bene.» replico, mordendogli il labbro inferiore.

Perché proprio lei? ? 2.0Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora