Capitolo ottantadue

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                          Ryan

Un numero telefonico che non ho salvato in rubrica illumina lo schermo del mio cellulare, distogliendomi momentaneamente dalla guida. Chiedo a Harry di rispondere mentre accosto con la macchina vicino scuola. «Ryan?» La voce maschile dall'altro capo mi è familiare, ma non riesco a capire a chi appartenga. «Chi parla?» domando, sbloccando le portiere per permettere ai piccoli di scendere. Harry mi passa il telefono ed io gli scompiglio i capelli. Me lo premo allora contro l'orecchio. «Jared.» Mi allarmo all'istante. Se mi chiama dall'ospedale può significare soltanto una cosa. «È successo qualcosa a Destiny?» Infilo le chiavi che avevo recentemente estratto dalla macchina, pronto a ripartire. «Adesso sta bene, ma non credo sia nelle condizioni migliori per lavorare.» Deglutisco. «Vengo a prenderla.» Appena lo dico la voce mascolina di Jared viene sostituita da quella radiosa di Destiny.
«Non c'è bisogno che tu venga qui, tesoro. Sto bene.»
«Jeremy mi ha detto tutt'altro.» «Jared.» mi corregge e anche se non sono lì con lei so che sta sorridendo.  «Ho solo avuto un mancamento, nulla di cui preoccuparsi.» «Ti ha toccata?» Mi inumidisco le labbra. «Lo stretto necessario, piccolo.» Scaccio l'immagine delle sue mani sul suo corpo e sospiro.  «Probabilmente sarei caduta se non mi avesse afferrata.» «Posso passarci sopra, allora.» replico, giustificandolo. «Sicura di star bene adesso? Non ci metto nulla a venire da te.» «Benissimo, tesoro. Jared si preoccupa troppo. Non avrebbe dovuto neanche chiamarti.» Sento che si dicono qualcosa tra loro e la gelosia mi assale. «Tu l'avresti fatto se non mi avesse contattato lui?» Cerco di mascherare il fastidio con un tono di voce calmo. «No. Non avrei voluto allarmarti per qualcosa che non lo necessitava.» «Sei sempre così testarda.» «Mi conosci.» Scuoto la testa, sorridendo. «Jamie è ancora lì con te?» ride. «È andato a comprarmi qualcosa da mangiare.» «Glielo hai chiesto tu?» «No, ha fatto tutto lui.» Alzo gli occhi al cielo. «Gli piaci proprio, eh?» «Ha voluto soltanto essere carino.» «Sappiamo entrambi che è come dico io, dolcezza.» Le faccio notare, riferendomi implicitamente a ciò che è successo in passato. Destiny non controbatte e quasi me ne dispiace.  Se Jared inizialmente provava qualcosa per Destiny, dopo quel bacio sarà cotto di mia moglie. «Sai anche però che io non provo nulla per lui.» «So anche questo.» ammetto, annuendo. «E quindi stai bene.» sospiro dopo pochi secondi. «Sana come un pesce.» «E non hai bisogno di me dato che c'è lui.» «Ho sempre bisogno di te, anche con lui qui presente.» Le sue parole hanno un effetto calmante. «Ti amo, dolcezza.» «Anch'io.» «Vuoi che ti accompagni dal medico oggi pomeriggio?» «Jared ti ha detto qualcosa?» Ha un tono di voce incerto adesso. «Doveva farlo? Sa qualcosa che io non so, Des?» «Te lo dico quando ci vediamo.» «Incredibile.» Mi passo una mano tra i capelli, frustato. «Cosa?» «Siete migliori amici, adesso?» «Sei arrabbiato?» «Infastidito.» La correggo. «Ero sincero quando ti ho detto che ero stufo di essere arrabbiato o di discutere con te.» «Mi dispiace, non volevo darti modo di esserlo.» «Lo so, tesoro ma sai anche quanto mi faccia incazzare che ti ronzi sempre intorno e che adesso ci sia lui lì con te.» «Vorrei che ci fossi tu al suo posto.» Bisbiglia, lasciandomi intuire che Jared stia tornando da lei. Guardo i miei figli invitarmi ad uscire. La campanella è suonata da almeno cinque minuti e fiotte di piccoli studenti si stanno addensando sulla scalinata. «Lo vorrei anch'io, piccola. Ti prenderei in braccio per non farti affaticare e ti porterei nel tuo ufficio. Ti farei accomodare dietro la tua scrivania e ti farei stendere le gambe su quest'ultima. Ti massaggerei le spalle in modo da sciogliere la tensione accumulata in questi giorni e ti farei ridere.» Faccio il giro della macchina e accompagno i bambini davanti l'entrata. Emily e Harry mi abbracciano e salutano Destiny dal telefono. Dawson non è con loro, ma a casa con la febbre e con Alissa che se ne sta prendendo cura. Li saluto e mi accerto che siano entrati prima di tornare alla macchina. «Ho cambiato idea, se vuoi venire a trovarmi...» Ridiamo entrambi. «Sai che se venissi non mi limiterei solo a questo.» Abbasso il tono della voce e mi allaccio la cintura di sicurezza una volta in macchina. «Cos'altro faresti?» Soffoco una risata. «Non lo vuoi sapere davvero.» replico, lasciandole intuire le mie intenzioni. La sento trattenere il respiro. «Forse no.» Sorrido. Un'infermiera la chiama e lei si affretta a congedarsi. «Ti chiamo appena finisco il turno.» «Ci sentiamo dopo, piccola. Ti amo. Chiamami se ti serve qualcosa. E ignora Jacob.» Ride. «Ti amo anch'io.» Chiude la telefonata ed io mi dirigo agli allenamenti. Nell'ultimo periodo li ho saltati tutti, fatta eccezione per uno a cui non potevo assolutamente mancare. Guido con i finestrini abbassati e gli occhiali calati sulle palpebre. Il vento mi scompiglia i capelli che mi finiscono sul viso e che sposto con una mano. Non riesco a togliermi dalla testa cosa Destiny abbia detto a Jared che io ancora non so. Non mi viene in mente nulla.
Mi cruccio durante tutto il tragitto in auto a tal punto che quando scendo ho mal di testa. Saluto Meghan che mi guarda come se fossi un'apparizione data la mia continua mancanza in palestra e mi avvio negli spogliatoi. «Porta immediatamente il tuo culo qui, biondo.» Faccio retrofont e mi posiziono davanti a lei. «Sei veramente tu?» Mi tocca i capelli. «In carne e ossa.» «Non ti vedo da quanto, un mese?» «Ho avuto altri impegni.» «Non potevi rimandarli? Siamo riusciti a stento a qualificarci a causa della tua assenza.» «Destiny non passa mai in secondo piano, questi erano gli accordi.» Meghan schiude le labbra. «Sta bene?» «Non sta passando un bel periodo.» «Posso fare qualcosa?» «Rompere meno il cazzo quando manco agli allenamenti.» Le strizzo l'occhio e lei mi da' una lieve spallata. «Dico davvero. Amo il basket come amo me stesso, ma se Destiny ha bisogno di me io corro da lei. Non resto a giocare una stupida partita. Potrebbe anche essere la partita della mia vita, a me non importa. Destiny vale più di ogni altra cosa.»
«Gran bel discorso, ragazzo ma non è l'attitudine che pretendo dai i miei giocatori. In campo ogni cosa è secondaria: famiglia, amici, problemi. C'è solo il basket e l'amore per la maglia che indossi. Tutto il resto perde momentaneamente importanza.» Meghan viene affiancata da suo padre. «Non la penso così, coach.» «Sei il cestista migliore che questa squadra abbia mai avuto, il leader che cercavamo da tempo ma hai fatto fin troppo come volevi. Sei qui per giocare e vincere. Questo devi fare.» «Destiny...» «Ho a cuore tua moglie come ho a cuore te ed i tuoi figli Ryan, ma devi lasciarla fuori. Almeno quando giochi. Litighi con lei? Giochi malissimo, non sei concentrato, non comunichi con i compagni. Le cose vanno bene tra voi? Segni più punti di quanto ne siano necessari. Quella donna ti influenza sia positivamente che negativamente, figliolo. Il tuo rendimento in campo dipende da lei ed io non posso stare con il pensiero di vederti arrivare incazzato o calmo ogni volta.» «Cosa dovrei fare, allora?»
«Concentrarti sulla partita e lasciare Destiny fuori almeno in quei quaranta minuti di gioco. Non c'è lei in quel momento, ci sei tu, la palla, il campo, gli avversari e la voglia di vincere.»
«Non credo di riuscirsi. Non posso semplicemente lasciarla fuori. Incazzato o meno Destiny è con me, sempre.» Meghan mi guarda con dolcezza ma suo padre non sembra dello stesso parere.
«Devi imparare a farlo, iniziando da oggi. Resterai agli allenamenti fino a quando non saranno terminati. Alle due c'è una pausa di trenta minuti. Si riprenderà alle due e trenta fino alle sei senza interruzioni.»
«Devo passare a prendere i miei figli alle quattro.» «Hai due babysitter, manda loro.» «Coach...» «Siamo stati ai tuoi comodi fin troppo Ryan, è ora che tu stia ai nostri. Detto questo, cambiati e allenati. Iniziamo tra poco.» Sbuffo ma faccio come mi viene detto. Mi trascino nello spogliatoio e mi cambio velocemente. Mando un messaggio a Des in cui l'avviso che non potrò passare a prendere i bambini e lancio il telefono nel borsone. Cercherò comunque in tutti i modi andare da lei per le due. Ho bisogno di accertarmi che stia bene sul serio.

Perché proprio lei? ? 2.0Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora