Capitolo sessantacinque

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                         Destiny

Mi assento qualche minuto quando il numero telefonico di mia sorella Chloe compare nel display dell'Iphone.
«Esco un attimo.» Ryan annuisce, sfiorandomi la tempia con le labbra. Mi copro le spalle con la giacca e lascio la sala sotto il suo sguardo rammaricato. Non voglio coinvolgerlo più di quanto abbia fatto finora, ha già i nostri problemi a cui pensare.
«Ti disturbo?» La voce di Chloe arriva chiara e limpida. Appoggio la schiena contro il muro in mattoni della villa ed un piccolo sospiro esce dalle mie labbra. «No, tesoro. Hai novità?»
«Non ancora, domani ho la visita con la ginecologa. Tu a che ora sarai qui?» Sposto un ciottolo con il tacco. «Ho il volo alle undici, Chloe. Ti chiamo appena atterro.» «Chase si è offerto di venire a prenderti.» «Non ne ho bisogno, prenderò un taxi.» Non mi ha telefonata neanche una volta nell'ultimo mese ed adesso fa finta che non sia successo nulla? «Insiste.» Sento delle voci in sottofondo. «È lì con te?» «Sì.» «Digli allora che può continuare ad ignorarmi come ha fatto da un mese a questa parte.» La sua voce viene sovrastata da quella mascolina di Chase. «Non ti ho ignorata.» «Non hai risposto né ai miei messaggi né alle mie chiamate, Chase.» «Ho avuto altro a cui pensare.» Le sue parole mi feriscono. Se é questa l'importanza che mi da' preferisco che continui ad evitarmi. «Cercati qualcosa da fare anche domani allora.» Aggiunge qualcos'altro ma non gli presto attenzione. Passa il cellulare a Chloe quando vede che non ho intenzione di parlare con lui. «Ce l'hai con lui?» «Lo stai difendendo?» «Sto solo cercando di capire.» «Non c'è nulla da capire, Chloe. Ha fatto lo stronzo ed io mi comporto di conseguenza.» Chase borbotta in sottofondo. «Non voglio mettermi tra voi.» «Lo so, piccola.» «Ma non voglio neanche che discutiate.» «Dillo a lui.» Sento delle cose cadere ed una porta sbattere. «Permaloso eh?» «Se al telefono fate così ho paura di cosa succederà quando sarete l'uno di fronte all'altra.» Sorrido. «Niente, Chloe. Avrò te a cui pensare.» «Ti voglio bene, Des.»«Anch'io, Chloe.» «Credi che mamma e papà mi cacceranno di casa se sono realmente incinta?» «Non lo hanno fatto con me, pensi lo facciano con te?» «Non lo so, tu sei sempre stata la preferita di papà.» «Ama entrambe allo stesso modo, Chloe.» «Mh.» «Puoi sempre venire a stare da me nel caso. A Ryan farà piacere averti tra i piedi.» Le propongo, lasciando vagare lo sguardo sull'enorme fontana che sorge in mezzo al giardino. «Come vanno le cose tra voi?» Appena me lo domanda la chioma bionda di Ryan entra nella mia visuale. Si guarda attorno e quando mi trova si avvicina. «Meglio anche se litighiamo spesso.» Chloe non sa nulla né del bacio che ho dato a Jared né della domanda del divorzio di Ryan. «Su cosa? Il nome da dare al mio prossimo nipote?» Ah, se solo sapessi Chloe. «Qualcosa del genere.»
Ryan mi si posiziona davanti. Mi chiede con il labiale se va tutto bene ed io annuisco. «Viene con te domani?» No, resta qui a Chicago con i piccoli.» Ryan si accende una sigaretta mentre aspetta che termino la chiamata. «Peccato, mi manca la sua brutta faccia. » Sorrido. «Ma a me non la tua, gnoma.» Ryan avvicina le labbra al telefono, partecipando alla conversazione telefonica. «Verrò a trovarti presto allora.» «Farò in modo di non esserci.» Chloe ride e Ryan sorride. La sua risata, unita ai mormorii ovattati degli altri presenti all'esterno, è l'unico suono udibile nella notte. «Ci sentiamo domani, Chloe.» Le dico, notando di aver parlato con lei almeno quindici minuti. «Ciao, Des.» Chiudo la telefonata e osservo Ryan fumare. Ha la mascella contrita e le labbra carnose schiuse intorno alla sigaretta consumata a metà. «Bello e dannato. Una fossetta gli buca la guancia quando sorride. Poggia una mano vicino al mio viso sul muro e china il viso all'altezza dei miei occhi. «Non sapevo avessi ripreso a fumare.» «Mi aiuta a rilassarmi.» «E funziona?» Annuisce.
Gli sfilo allora la sigaretta dalle labbra e ne approfitto per farci un tiro. Ryan mi osserva stregato quando espiro il fumo sul suo viso. «E l'effetto è immediato?» La mia domanda non ottiene risposta. Ryan mi bacia con trasporto, premendosi contro il mio corpo. La sua lingua scivola nella mia bocca con dolcezza mista a prepotenza. «Devo provocarti più spesso.» Sfiora il naso con il mio. «Già lo fai abbastanza di tuo.» mormora, cingendomi i fianchi. «Te ne sei accorto?» Sorrido, colpevole. Annuisce. «Questo vestito, il modo in cui casualmente ti premi su di me, come ti mordi le labbra quando ti guardo...» Mi sposta una ciocca di capelli dal viso ed il suo tocco sulla mia pelle mi infiamma. «Mi fanno impazzire.» Sorrido e mi aggrappo alla sua giacca, sollevandomi a baciargli le labbra. Ryan mi morde il labbro inferiore e ansima quando ricambia il bacio. «Non so quanto tempo ancora resisterò a non scoparti.» Le parole volgari che utilizza aumentano la mia eccitazione. «Possiamo prendere i piccoli ed andarcene.» Ryan sorride contro le mie labbra. «Ma come... non eri tu a voler rimanere fino alla fine?» Mi prende in giro. «Cambio di programma.» Ghigna e mi bacia ancora. «Raduno i piccoli e avverto William. Tu aspetta qui.» Mi lascia un piccolo bacio sulla punta del naso e torna dentro. Lo seguo con lo sguardo fino al momento in cui non scompare dalla mia visuale. A spezzare il silenzio notturno ci pensa bene la suoneria del mio telefono. Lo estraggo e leggo il nome di Chase sullo schermo. Sono combattuta tra il rispondere o spegnere il telefono. Alla fine scelgo di accettare la chiamata e sentire cos'ha da dire.
«Possiamo parlare o devi fare la scorbutica?» Non iniziamo affatto bene.
«Non lo so. Tu mi hai chiamata perché hai tempo da perdere?» Sospira rumorosamente.
«Non sei una perdita di tempo, Des. Non lo sei mai stata.» «Sei stato bravissimo a lasciarmi intendere il contrario.» Ammorbidisco il tono di voce quando avverto frustrazione dall'altra parte.
È un periodo che faccio e dico cose di cui mi pento un minuto dopo. Questa è una di quelle.» Quasi me lo immagino massaggiarsi le tempie e scuotere la testa.
«Sai che se hai bisogno di qualcuno ci sono.» Gli ricordo, premendo il telefono contro la guancia.
«Lo so, dolcezza e ti ringrazio. Mi manchi.» Emily che si china a raccogliere una rosa dagli arbusti distoglie la mia attenzione da Chase. «È rossa come il tuo vestito, mamma.» Me la porge e indica i miei capelli. Vuole che la usi come fermaglio. Me la infilo allora tra i capelli e Emily sorride. William è qui fuori. Possiamo andare.» Ryan sbuca da dietro l'angolo. In braccio tiene Dawson e accanto a sé c'è Harry che si strofina gli occhi.
«Ti chiamo domani se adesso sei impegnata. Notte, bellezza.» Non mi da' neanche il tempo di augurarla anche a lui che Chase chiude la chiamata. Se avessi un motivo per pensarlo direi che è stato Ryan a fargli terminare la chiamata. «Ancora Chloe?» Mi porge il braccio ed io mi ci appoggio. Preferirei non mentirgli e dirgli con chi stessi realmente parlando ma non vorrei che si rabbuiasse e cambiasse idea su di noi così annuisco. Ed è in quell'esatto momento che mi rendo conto di non avergli chiesto se c'entrasse qualcosa con il divorzio. In cuor mio sono sicura di no ma arrivati a questo punto dubito di qualsiasi cosa.
«Mi ha chiesto alcune cose relative al volo.» Ci incamminiamo lentamente verso la macchina. Vuoi che ti accompagni?» mi propone, salutando William da lontano. «Ti va?» chiedo, sorpresa. «Naturalmente.» Mi sporgo a baciargli le labbra e lui mi stringe i fianchi. «Grazie.» Sorride contro la mia bocca. Prendiamo posto in macchina qualche minuto dopo che si sono sistemati i piccoli. William al volante ci domanda come sia andata la serata e tra tutte le risposte che vengono date un brontolio mi lascia sorpresa. «Mamma, io ho fame!» Emily incrocia le braccia al petto e mi guarda insoddisfatta. «Anch'io.» Si aggiunge Harry che non sembra più in procinto di addormentarsi. Guardo Dawson per vedere se anche lui è della stessa opinione. «I fast food sono ancora aperti?» Domanda, mantenendosi vago. Cerco di non scoppiare a ridere ma Ryan me lo rende difficile. Io l'ho sempre detto che la fame costante l'hanno presa da te.» Gli do' una gomitata e lui sorride. Ryan chiede a William di fermarsi al fast food più vicino che dista una decina di minuti dalla nostra posizione attuale. Scendo dalla macchina quando Ryan apre la portiera ed una volta sceso mi porge la mano. «Tu vuoi qualcosa?» domandiamo a William che spenge la macchina. «Non posso, Lillian mi tiene a dieta ferrea.» risponde rammaricato. «Un panino non ha mai ucciso nessuno.» replico, facendogli l'occhiolino. «E poi Lillian non è qui. Un piccolo strappo alla regola puoi farlo, ti copriamo noi.» aggiunge Ryan, persuasivo. Le nostre parole lo convincono perché prende per mano i piccoli e li trascina all'entrata. Sorridiamo e li seguiamo. Una volta dentro mi guardo attorno alla ricerca di posti a sedere che sebbene siano quasi le due fatico a trovare. Il fast food è gremito di persone di età altalenanti: da adolescenti a signori di mezza età. Una piccola folla circonda Ryan quando si avvicina alla cassa per ordinare. Scatta foto, scambia parole con i fans e firma autografi con una naturalezza invidiabile. I piccoli guardano a bocca aperta quell'ammasso di persone circondarlo.
«Volete sedervi qui?» Ci domanda una coppia, sorridendo e lasciandoci i posti. «Oh, non preoccupatevi. Possiamo aspettare. Vero, piccoli?» «A me fanno male le gambe.» Emily si siede senza chiedere il permesso. «Em!» Trattengo un sorriso. «Insistiamo.» replicano e ne rivolgo uno a loro di gratitudine. Mi siedo ma tempo di farlo che un boato di urli stupiti ed entusiasti raggiunge la nostra postazione. Capisco cos'è appena successo quando Ryan estrae la sua carta di credito e la porge al cassiere: ha appena offerto di pagare la cena a chiunque voglia comprarsi qualcosa. Il mio cuore si stringe una morsa. È la persona migliore che io conosca, e non lo dico perché lo amo tantissimo bensì perché è rimasto se stesso anche dopo l'immenso successo che ha ottenuto. Quando torna al nostro tavolo con le rispettive ordinazioni non posso fare a meno di tirarlo a me e baciarlo. «Piccola...» mormora, cercando di toccarmi ed all tempo stesso di non far cadere i vassoi. «Sono fiera di te.» Ammetto contro le sue labbra carnose. Sorride e le fossette sulle sue guance mi fanno sciogliere. Mi abbraccia ed io ricambio, sprofondando nelle uniche braccia che considero casa mia.

 Mi abbraccia ed io ricambio, sprofondando nelle uniche braccia che considero casa mia

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